martedì 12 luglio 2016

TOM A' LA FERME

(id.)
di Xavier Dolan (Canada, 2013)
con Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Evelyne Brochu
durata: 105 minuti


A mente fredda, e col senno di poi, lo possiamo anche ammettere: la Mostra di Venezia del 2013 (allora presieduta da Bernardo Bertolucci) perse una grande occasione per "incoronare" uno degli enfant-prodige più talentuosi del nuovo millennio... e sarebbe stato un gran bel colpo d'immagine per la rassegna lagunare, anche in considerazione di ciò che accadde pochi mesi dopo: a Cannes 2014 Xavier Dolan si presentò con Mommy e vinse tra gli applausi il Premio della Giuria, spiccando il definitivamente il volo come Autore con la "A" maiuscola, a soli 25 anni. Ed è grazie al successo di Mommy che i suoi film precedenti stanno adesso pian piano uscendo nelle nostre sale, in una "operazione recupero" comunque colpevolmente tardiva...

Peccato, perchè (sempre col senno di poi) questo Tom à la ferme, passato in verità abbastanza inosservato al Lido, per certi versi è anche superiore al premiatissimo Mommy: lo è senz'altro per struttura filmica, complessità, scrittura, padronanza dei mezzi. E se Mommy era certamente un film "emozionale", diretto, capace di colpirti al cuore per trasporto e commozione (sincera), Tom à la ferme è, al contrario, un film molto più cerebrale, più maturo, dalle fondamenta solidissime, che vanno a pescare in un genere cinematografico (il noir, o thriller chedirsivoglia) allo stesso tempo difficile e affascinante per la sua classicità, nel senso che è davvero sempre più difficile stupire e catturare il pubblico girando film dalla struttura (apparentemente) super-collaudata.

E invece Tom à la ferme riesce nell'intento, merito di un cineasta che viaggia già su livelli altissimi di scrittura e costruzione delle immagini, che si muove già come un veterano lasciando da parte tanti vezzi stra-abusati del cinema giovanil(istico): non troverete infatti nessun ralenti furbetto, nessuna camera a mano, nessun uso smodato dei primi piani, nè una colonna sonora modaiola per compiacere il pubblico... Tom à la ferme è un film granitico nella concezione ed esemplare nella messinscena, che affianca a un canovaccio tutto sommato semplice una visione del mondo personalissima e sentita, che obbliga lo spettatore a riflettere ma senza mai ricattarlo, che ti costringe a interrogarti su certi argomenti ma senza mai farti "pesare" i tratti autobiografici che, inevitabilmente, ci sono.

Intendiamoci, non ci sarebbe stato niente di male se Dolan, gay dichiarato, avesse calcato la mano sul tema omosessuale del film ponendolo come chiave di lettura unidirezionale (stile Ozpetek, per capirci), ma certo sarebbe stato un po' troppo comodo e semplicistico, oltre che scontato. Invece Tom à la ferme funziona benissimo prima di tutto come film di genere, e poi anche come film a tema: la tematica gay è fondamentale ma non prevaricante e il pubblico si gode un film tesissimo, avvincente, cupo, ansiogeno dalla prima all'ultima scena, e che ti fa anche riflettere, ma senza essere invadente...

Che sia comunque un'opera strettamente intima e personale (ma non autobiografica, per fortuna!) ben si evince dalla scelta di Dolan di essere interprete oltre che regista del film: lui è Tom, il protagonista, giovane grafico pubblicitario che si mette in viaggio per partecipare ai funerali del suo compagno, Guillaume, tragicamente deceduto in un incidente stradale. Raggiunta la dimora dei familiari (una fattoria sperduta nelle campagne intorno a Montréal) viene brutalmente aggredito da Francis, il fratello del defunto, che lo minaccia intimandogli di non rivelare alla madre, per nessun motivo, la vera natura del suo legame con Guillaume. Tom abbozza, prestandosi suo malgrado al gioco, ma ciò non basta a calmare il violento Francis, che pretenderà dal ragazzo un legame via via sempre più stretto (vi lascio immaginare quale...) fino alle peggiori conseguenze.

Il significato del film sta tutto nel rapporto ambiguo tra questi due uomini, nelle pulsioni represse, in un dramma trattenuto che viene scoperchiato da una situazione estrema: è una storia gay, ma è soprattutto una brutta storia, torbida e avvincente, che tiene lo spettatore incollato allo schermo fino alla fine in un crescendo di ansia e tensione. Se avete gradito Mommy, non perdetevi Tom à la ferme: scoprirete un Dolan meno sentimentale ma più maturo, senz'altro più "autore", che non farà altro che accrescervi la stima nei suoi confronti.

12 commenti:

  1. Forse, quello che mi è piaciuto di meno.
    Ma, al tempo, non stravedevo per Dolan: dopo Mommy, be', tutto è cambiato. Cambierà anche la mia prima impressione? :)

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    1. A me invece "intrigò" subito: lo vidi alla Mostra di Venezia, tre anni fa, e ignoravo chi fosse questo Dolan... ricordo che che mi "prese" tantissimo, e ricordo pure il disappunto di molti spettatori quando la giuria presieduta da Bertolucci lo tagliò fuori dai premi. Una vera occasione mancata.

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    2. Diciamo che Dolan mi piace quando è meno queer o, comunque, quando non mette in scena sé stesso - pur essendo, tra le altre cose, un ottimo interprete davvero. Che la barbosa Venezia commetta sbagli di questo tipo, poi, per sentito dire, almeno, non è una novità. Mi manca Laurence Anyways!

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    3. Beh, in questo caso non si può dire che la componente "queer" danneggi il film... credo che lo spettatore nemmeno ci faccia caso (salvo ovviamente rifletterci DOPO la visione). E' un thriller, e chi guarda è attratto in primo luogo dal thriller. Nemmeno io ho visto "Laurence Anyways" ma conto di recuperarlo presto

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  2. E' incredibile la capacità di questo ragazzo nello spaziare di genere in genere con la tranquillità e l'estro di un veterano. Ho adorato Mommy, questo non l'ho visto (ma lo farò presto) e mi fido ciecamente delle tue parole.

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  3. Visto tempo fa, grazie allo streaming, mi fa quasi ridere che esca in sala adesso quando al cinema non ci va più nessuno. E di questo passo sarà inutile andarci dato che ormai si riescono a vedere solo prodotti per un pubblico lobotimizzato e ignorante...

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    1. Sei forse un po' troppo pessimista :) ma lo sfogo è comprensibile e gustificato: sulle (il)logiche scelte della distribuzione italiana il discorso è vecchio quanto il cinema stesso... purtroppo!

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  4. L'ho visto due anni fa (prima che uscisse Mommy) e fino ad allora era il mio Dolan preferito ;)

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    1. Io, per struttura e contenuti, lo metto davanti anche a "Mommy". Certo però che "Mommy" ti "prende" inevitabilmente di più, ti "strappa" il cuore... dal punto di vista emozionale non c'è confronto!

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