sabato 22 ottobre 2016

PIUMA

(id.)
regia: Roan Johnson (Italia, 2016)
cast: Blu Yoshimi, Luigi Fedele, Michela Cescon, Sergio Pierattini, Francesca Turrini
sceneggiatura: Roan Johnson, Ottavia Madeddu, Carlotta Massimi, Davide Lantieri
fotografia: Davide Manca
scenografia: Mauro Vanzati
montaggio: Paolo Landolfi, Davide Vizzini
musica: Lorenzo Tomio
durata: 98 minuti
giudizio:  

trama: Ferro e Cate sono due maturandi alle prese con una gravidanza inaspettata. Pasticcione dal cuore d'oro lui, malinconica e più pratica lei, insieme cercheranno di affrontare un Paese che non sembra proprio fatto per i giovani... così, tra gli esami che incombono, gli amici che partono per le vacanze, i genitori che svalvolano, il lavoro che non si trova, i due ragazzi trascorreranno i nove mesi più importanti della loro vita imponendosi di conservare la purezza che li contraddistingue.


dico la mia: Per una volta, lasciate che mi tolga un sassolino dalla scarpa: quei due-tre imbecilli che hanno salutato con un sonoro "vergogna!" la proiezione-stampa di Piuma a Venezia sono l'efficace dimostrazione di quali atroci danni abbia subìto questo paese per colpa di un "sistema" basato su raccomandazioni e bustarelle... perchè è del tutto evidente che se un giornalista accreditato a un festival del cinema non sa riconoscere la differenza tra "leggerezza" e "superficialità", allora è altrettanto evidente che non può svolgere la professione per cui è pagato. Non è nemmeno degno di chiamarsi giornalista, secondo me, e questo dovrebbe far riflettere sul modo in cui certe persone riescono ad ottenere l'agognato tesserino a discapito di chi, invece, lo meriterebbe davvero.

Ma fermiamoci qui, è molto meglio parlare del film. Piuma, come detto, è un piccolo film il cui titolo è già una dichiarazione d'intenti: è leggero, ma non banale. Esile, ma non evanescente. Forse non meritava il concorso principale, come in molti sostengono, ma in fondo dove sta scritto che in un concorso internazionale debbano starci solo drammi e filmoni "seri"? Qualcuno magari ha la memoria corta e non si ricorda, ad esempio, di quando Paolo Virzì vinse il Leone d'argento con Ovosodo (pellicola che per certi aspetti assomiglia molto a questa) eppure all'epoca nessuno s'indignò. Per quanto mi riguarda, ho preferito mille volte Piuma rispetto ad autentiche ciofeche come The Bad Batch o Brimstone o ad oggetti misteriosi (e pretenziosi) come Spira Mirabilis o Voyage of Time. Questione di gusti, come sempre, giusto per dire che Piuma non riscriverà certo le classifiche della storia del cinema, ma è una pellicola da trattare con rispetto e obiettività, riconoscendone i giusti meriti.

Piuma è una commedia garbata, tenera, divertentissima, con cui il regista anglo-pisano Roan Johnson porta a compimento un percorso cinefilo implicato sulle relazioni umane e sui rapporti, spesso non facili, con una società (italiana) magari oggi tecnologicamente avanzata ma moralmente ancora piuttosto tradizionalista e conservatrice. Così, dai difficili anni '70 de I primi della lista fino alla contemporaneità di Fino a qui tutto bene, non sembra essere passata molta acqua sotto i ponti... è stato semmai lo stesso Johnson a fare un salto di qualità con la sua produzione, passando dall'analisi di una relazione amichevole tra i protagonisti dei suoi primi due film a quella, invece, dichiaratamente sentimentale di Piuma, sforzandosi di analizzare come (e se) sia possibile essere genitori giovani nell'Italia di oggi.

Ferro e Cate sono due ragazzi "costretti", secondo il pensiero comune, a diventare adulti troppo in fretta: il film di Johnson invece cerca di convincerci che, in una nazione dove i figli non si fanno più (se non in età avanzata), in cui si sta in casa fino a 40 anni con i genitori, dove l'asticella della maturità viene spostata sempre più in avanti e dove ostacoli insormontabili come iceberg minano le legittime aspirazioni dei ragazzi (stabilità economica, incertezza sul futuro, apatia, rassegnazione), la "follia" di mettere al mondo un figlio e formare una famiglia a diciott'anni può essere considerato un fatto rivoluzionario ma concepibile. E chissà che questi ragazzi così giovani, tutto sommato, riescano a restare a galla nell'oceano della vita, esattamente come le deliziose paperelle gialle che sono diventate il simbolo (s)cult del film...

Direi anche che trovo profondamente sbagliato, come ho sentito da più parti, paragonare Piuma a un altro film (ben più famoso) sullo stesso tema come Juno di Jason Reitman: è ovvio che lo spunto di base è lo stesso, ma l'onestà intellettuale vuole che non sia possibile confrontare l'adolescenza di due diciottenni italiani con quella dei loro coetanei a stelle e strisce. Li separano migliaia di chilometri e un modo di essere e di pensare (nè migliore, nè peggiore) completamente diverso. Piuma è un film tipicamente italiano, girato da chi conosce bene l'argomento per esserci già passato (il regista è diventato padre da pochissimo, e certo l'idea di guadagnarsi da vivere con il cinema gli dev'essere sembrata un'utopia fino all'altro ieri...) e che mette in mostra situazioni e gag che appartengono al 100% alla nostra cultura.

Piuma è, più che un film "generazionale", un film su due mondi (spesso) lontani come quelli dei genitori e dei figli. Certe volte ingenuo, certe volte un po' "caciarone", indubbiamente un po' macchiettistico, è comunque una pellicola onesta e godibile, che piacerà agli spettatori semplici, comuni, quelli che non si pongono il problema se meriti o no di stare in concorso a Venezia e, soprattutto, non urlano "vergogna!" dopo aver riso per tutta la proiezione. Se rientrate nella categoria, andatelo a vedere.

12 commenti:

  1. L'ho visto ieri sera!! Per me comunque il migliore di tutti è il padre "toscanaccio": un mito!

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    1. Condivido :) però anche i due giovani protagonisti sono molto bravi

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  2. Quindi fammi capire: secondo te se un giornalista non condivide il tuo pensiero (perchè tu sei l'unico in grado di avere obiettività di analisi) deve necessariamente essere rimosso dal suo posto di lavoro. Un'analisi pacata e serena direi, mi sa che ha proprio ragione Umberto Eco...

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    1. Può darsi benissimo che Eco abbia ragione, e in ogni caso nessuno è obbligato a leggermi... però mi riservo il diritto di stigmatizzare un comportamento che, a mio parere, va oltre la civile decenza: la critica è legittima e necessaria ma nessuno può permettersi di gridare a squarciagola "vergogna" a fine proiezione (oltretutto ancora nascosto dal buio per non farsi riconoscere). Se per te invece è normale, sappi che siamo su sponde lontane...

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  3. Mi aveva convinto due settimane fa, quando l'hanno presentato a Stracult. Purtroppo sono a casa malato da quasi un mese, tutta colpa della mononucleosi. Quindi ancora niente cinema... Spero di potermi rimettere presto per vederlo.

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    1. Mi dispiace molto, la mononucleosi è davvero fastidiosa: ti auguro di rimetterti presto e di vedere tutti i film che vuoi!

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  4. Ho sentito solo il titolo alla trama, mi sono perso tutte le polemiche in merito O.o
    Comunque un film che mi incuriosisce molto.

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    1. Le polemiche sono quelle che ho scritto ad inizio del post, che si vanno ad aggiungere al "solito" trattamento riservato a Venezia ai film italiani in concorso... vai a vedere il film sgombro da pregiudizi, poi lo commentiamo insieme :)

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  5. Devo ammettere che vedendo il trailer mi sono sentita più sul versante buuu e vergognaaa, ho percepito un senso di stupidità all'italiana d'insieme, ma di solito mi fido molto delle tue recensioni e quindi mi sarò sbagliata e dovrò verificare vedendolo ;)

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    1. Magari il film non ti piace per davvero, ci mancherebbe... i gusti sono gusti. Però io credo che a nessuno si possa urlare "vergogna", oltretutto se lo si fa al buio e nascosti come dei ladri. Capisco comunque i tuoi dubbi, colpa di un modo (becero e tutto italiano) di fare commedia che ha preso voga negli ultimi tempi. Ecco, secondo me questo film è proprio tutto il contrario: divertente ma "pulito", e capace pure di far riflettere. Sappimi dire ;)

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