sabato 14 gennaio 2017

THE FOUNDER

(id.)
regia: John Lee Hancock (Usa, 2016)
cast: Michael Keaton, John Carroll Lynch, Nick Offerman, Laura Dern, Kate Kneeland, Linda Cardellini
sceneggiatura: Robert D. Siegel
fotografia: John Schwartzman
scenografia: Michael Corenblith
montaggio: Robert Frazen
musica: Carter Burwell
durata: 115 minuti
giudizio: 

trama:  Nel 1955 Ray Kroc, insoddisfatto rappresentante di frullatori, incontra i fratelli Dick e Mac McDonald, proprietari di un chiosco di hamburger in California e pionieri del "fast food". Li convincerà dapprima a stringere un accordo commerciale di franchising per poi, attraverso spregiudicate manovre finanziarie, togliergli il controllo della società e dare vita alla più importante catena di ristoranti al mondo.


dico la mia: In apparenza, una grande, perfetta, avvincente storia americana. C'è tutto in The Founder: l'ambizione, l'ascesa, la caduta, la rivalsa, il successo. L'epopea di chi ha fondato un impero contro tutto e contro tutti, basandosi sulla perseveranza (parola ripetuta all'infinito fin dalle primissime scene, attraverso discorsi motivazionali su vinile) e soprattutto sull'ingenuità di una nazione che negli anni '50 non aveva ancora perso l'innocenza. Erano gli anni del Sogno, dove anche un uomo qualunque, di mezza età, non particolarmente brillante nè istruito, poteva fondare un impero partendo dal nulla, armato solo di un incrollabile ottimismo e tanta voglia di arrivare. A qualsiasi costo.

Ray Kroc è il classico americano medio: vende frullatori macinando chilometri sulla sua Plymouth azzurra e divorando le assolate strade del Midwest per portare a casa un guadagno appena sufficiente per vivere. Un giorno però vede improvvisamente la svolta della sua vita: a San Bernardino, California, in mezzo al deserto c'è un ristorante innovativo che serve hamburger in trenta secondi e fa soldi a palate grazie all'organizzazione perfetta e alla qualità del servizio. Ray capisce in un attimo che quell'attività può rivoluzionare l'intero concetto di ristorazione, e che quel format può essere esportato in tutta l'America. Il problema che i proprietari del chiosco, i fratelli Dick e Mac McDonald, proprio non vogliono saperne... e il film di John Lee Hancock comincia proprio da qui: mostrandoci come il mondo si possa dividere tra chi si accontenta di quello che ha (pur facendo comunque una bella vita) e chi invece non si accontenta mai, inseguendo un Sogno che diventa subito ossessione.

E lo spettatore rimane estasiato e annichilito vedendo come lo spettro del denaro e del successo possa trasformare una persona: qual è il confine tra ambizione e arrivismo? Fino a che punto ci si può spingere pur di non rinunciare ai propri obiettivi? E cosa siamo disposti a sacrificare pur di ottenerli? The Founder è il manifesto del capitalismo americano, quello più estremo e spietato: lo guardo asettico e neutrale del film mostra con lucido realismo come uno squalo assetato di soldi possa fiutare un business redditizio e costruirci sopra un impero senza guardare in faccia a nessuno: qualità del lavoro, regole di condotta, affetti personali, familiari, sentimenti. La perfetta sceneggiatura di Robert D. Siegel alterna sapientemente ironia e cinismo, esaltazione e dramma, sbattendoci in faccia le feroci distorsioni di un mercato senza regole: per ogni individuo che vince ce ne sono altri dieci, cento, mille che perdono, sopraffatti e privati persino della dignità.

The Founder è un potente, maestoso, splendido ritratto di un'America che non c'è più, ma che continua a comportarsi come se nulla fosse successo. E' l'America ottusa e puritana dell'immediato dopoguerra (quella che aveva come simboli la casa, la chiesa e la bandiera), quella dell'incrollabile fede in se stessa e convinta di essere indistruttibile. Il film di Hancock ci fa vedere come invece le sue fondamenta fossero d'argilla e come da lì a pochi anni tutto il sistema sarebbe crollato, assumendo come data-simbolo il giorno della morte di John Fitzgerald Kennedy, quello della definitiva perdita dell'innocenza (e che tra un mese esatto Pablo Larraìn ci racconterà in un'altra splendida, memorabile pellicola).  

Un film bellissimo, avvincente, purtroppo sottovalutato. Uscito in sordina, stretto tra le ultime pellicole "festaiole" e i grandi arrivi (Scorsese su tutti), merita assolutmente la visione: per tutto quello che vi ho raccontato finora e per ammirare l'ennesima, "mostruosa" prestazione del suo protagonista, un Michael Keaton in stato di grazia che, da Birdman in poi, dimostra di poter stare in pianta stabile e con pieno merito tra le stelle hollywoodiane.

13 commenti:

  1. Voglio assolutamente vederlo, Michael Keaton recentemente mi emoziona come pochi, è un titano!

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    1. Sì, è un grande attore sempre ingiustamente sottovalutato: in "Birdman" raccontava, in pratica, la sua carriera... e anche qui è grandioso!

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  2. Questo pezzo aumenta molto l'hype: spero di uscire dalla visione così entusiasta!

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    1. Come sempre, fammi sapere: la tua opinione è sempre ben gradita caro Ford!

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  3. Non ho capito se è un film sul "sistema" McDonald's o la biografia del suo fondatore... in ogni caso lo vederò, non fosse altro che per la presenza di Keaton (uno dei migliori attori in circolazione a Hollywood)

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    1. In un certo senso... nessuno dei due! O meglio: NON è assolutamente un film sul "sistema" McDonald's, bensì una fotografia del capitalismo americano: e chi meglio dei Ray Kroc poteva simboleggiarlo? E' una biografia (parziale) di un uomo che interpreta una nazione intera.

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  4. Sarà il prossimo film che vedrò. Di corsa!

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  5. Da me non è ancora uscito, ma è da mettere in lista di sicuro! E come diceva una canzone del Liga (l'unica che conosco): chi si accontenta gode... Così così... :-p

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  6. Visto qualche sera fa in TV, non sono entusiasta come te, un buon film, ma dai commenti entusiasti in generale direi che non mi trovo capofila.
    Incredibile la storia!

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    1. La storia è quella dell'America del finto sogno americano... purtroppo sempre attuale!

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  7. Sempre interessanti le tue disamine.

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