domenica 2 aprile 2017

NON E' UN PAESE PER GIOVANI

(id.)
regia: Giovanni Veronesi (Italia, 2017)
cast: Filippo Scicchitano, Giovanni Anzaldo, Sara Serraiocco, Sergio Rubini, Nino Frassica
sceneggiatura: Giovanni Veronesi, Ilaria Macchia, Andrea Paolo Massara
fotografia: Giovanni Canevari
scenografia: Marco Martucci
montaggio: Patrizio Marone
musica: Negramaro
durata: 103 minuti
giudizio: 

trama:  Sandro e Luciano sono due giovani camerieri romani entrambi con un sogno nel cassetto: uno spera di diventare scrittore, l'altro di aprire un ristorante a Cuba sfruttando la licenza per il wi-fi (quasi introvabile sull'isola). Una volta decisi a fare il grande passo, a L'Avana saranno accolti da Nora, una ragazza italiana un po' ritardata che vive lì ormai da tempo...


dico la mia:  E' il primo film tratto da una trasmissione radiofonica, quella dal titolo omonimo che Giovanni Veronesi conduce quotidianamente su RadioDue e che si occupa dei centomila ragazzi italiani che ogni anno lasciano il nostro paese per cercare fortuna all'estero. Sono gli emigranti 2.0, un esercito di giovani stanchi di essere già vecchi a trent'anni, "ostaggi" di un paese che è invecchiato dentro e male, e perfino poco incline a trattenerli (almeno secondo il Poletti-pensiero, ma lasciamo stare...)

Due di questi sono Sandro (Filippo Scicchitano) e Luciano (Giovanni Anzaldo), due camerieri precari frustrati nei loro sogni: uno vuole diventare scrittore, l'altro vuole andare a Cuba per aprire un chiringuito sulla spiaggia, sperando di riuscire a strappare al governo una preziosissima licenza per il wi-fi (super-contingentato sull'isola) che attirerebbe i clienti come mosche sul miele. Finisce che a Cuba ci vanno davvero, per incontrare Nora (Sara Serraiocco) una ragazza italiana che vive lì, disponibile ma con qualche rotella fuori posto, e per confrontarsi con la realtà di una terra che elabora, faticosamente, la transizione post-castrista.

Non è difficile capire l'assioma del film: la Cuba del 2017 è come la vita stessa, fatta di emozioni, illusioni e delusioni. Vediamo le spiagge paradisiache, incontaminate, il mare cristallino, i vecchi cubani fieri e idealisti che ti accolgono e ti gettano le braccia al collo. Ma, per contrappasso, anche una Cuba piena di insidie, quella dei bassifondi, del gioco d'azzardo, della boxe clandestina, dei poveracci che, come l' Aureliano Buendia di Garcia Marquez, aspettano un sussidio governativo che (forse) non arriverà mai... così, come ovunque, a farcela saranno i più forti, i più determinati, e forse anche coloro che, pur non essendo nè forti nè determinati, conserveranno la limpidezza e la purezza d'animo per guardare avanti, non ancora contaminati dalla terribile Italia del nuovo millennio.

Un Italia che spesso genera mostri o li riduce come tali, in una rappresentazione forse un po' estremizzata e grossolana ma, bisogna dirlo, efficace: Luciano e Nora sono due giovani in cui il "lato oscuro" ha prevalso e si sono lasciati abbandonare alla deriva, senza salvagente. Loro sono quelli che questo paese dovrebbe proteggere, spronare, invitare a rialzarsi, senza necessariamente trattenere, ma solo per loro scelta e non costretti a farlo. Mentre Sandro, al contrario, è uno di quelli che dovrebbe avere il talento e la testa da valorizzare.

L'ultimo film di Veronesi è un'opera discontinua e schizofrenica come i suoi protagonisti: all'inizio un po' retorica, un po' ingenua, un po' ammiccante (non aiutano la fotografia da cartolina e le musiche poco ispirate dei Negramaro), per poi andare felicemente (e chissà quanto volontariamente...) fuori tema. Così, nella seconda parte il film si "dimentica" del suo messaggio di fondo per diventare un on the road duro e senza fronzoli su tre personaggi che cercano loro stessi, affrontando con coraggio i loro demoni, finendo per regalarci momenti di ottimo cinema (che coincidono tutti con la presenza di Giovanni Anzaldo, uno che varrà la pena tenere d'occhio d'ora in poi).

Un film imperfetto ma anche coraggioso, che prova a raccontare una realtà che spesso tendiamo a nascondere, senza (s)cadere nelle facili scorciatoie della commediola generazionale. Veronesi (quando vuole) sa fare buon cinema: e quando non è costretto a rifugiarsi nella risata facile e spudoratamente commerciale (vedi i vari Manuali d'amore) dimostra di possedere uno sguardo lucido e attento sull'Italia di oggi (così come nel più riuscito L'ultima ruota del carro). Non riscriverà le classifiche, ma merita di essere visto.

12 commenti:

  1. Beh, musiche dei Negramaro è da mettere fuoco al cinema XD
    Comunque, mi pare di capire che ne vale la pena... ma quando lo daranno su Sky! :)

    Moz-

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    1. Sì, le musiche dei Negramaro sono effettivamente molto deboli: ruffianotte, commerciali, sempre fuori contesto e sempre molto orecchiabili per strizzare l'occhio al pubblico medio... certo non aiutano a sollevare il film.
      Film che di per sè, lo ripeto, merita la visione: al netto dei difetti nee viene fuori una storia e un messaggio importanti

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  2. Non penso che verrà distribuito in UK, però la fuga dal paese che non è per giovani la vivo ogni giorno... Magari la vita vera fosse come un film, allora sì che un chiringuito sarebbe fattibile!

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    1. Mah, guarda Alessandra: in realtà questo film è molto meno accomodante di come pensi (e per nulla buonista). Anche per questo non mi è dispiaciuto, proprio per il fatto che non "illude" nessuno... spero che tu riesca a vederlo prima o poi perchè il tuo commento sarebbe interessante

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    2. Magari esce nei cinema inglesi, però dovrò aspettare un bel po'! O magari userò vie traverse, così potrò dirti come la penso! ;-)

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  3. ok una chance gliela darò, voglio vedere se ne vale davvero la pena ^_^

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    1. Secondo me sì, una chance la merita. Lo ripeto, Veronesi quando vuole i film li sa fare...

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    2. Allora segnato, vediamo se mi piacerà o meno :)

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  4. L'ho trovato parecchio "picaresco" nella seconda parte, non so se sia l'aggettivo giusto ma rende l'idea per lo spirito da cui è animato. L'inizio mi aveva deluso un po'ma poi secondo me si riprende benissimo. Non un capolavoro, certo, ma nella media del cinema italiano un discreto lavoro.
    Buonanotte!
    Mauro

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    1. "picaresco" è un ottimo aggettivo, Mauro! In effetti è così: come ho scritto, il film nella seconda parte va felicemente "fuori tema", diventando un on the road esistenziale e vitalissimo. Ed è senz'altro la parte migliore

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