venerdì 29 dicembre 2017

THE GREATEST SHOWMAN

(id.)
regia: Michael Gracey (Usa, 2017)
cast: Hugh Jackman, Zac Efron, Michelle Williams, Rebecca Ferguson, Zendaya 
sceneggiatura: Jenny Bicks, Bill Condon
fotografia: Seamus McGarvey
scenografia: Nathan Crowley
montaggio: Joe Hutsching
musiche: John Debney
durata: 105 minuti
giudizio: 

trama:  La storia (molto romanzata) di Phineas Taylor Barnum, imprenditore circense che nell'America di fine Ottocento portò la sua compagnia di artisti "sensazionali" (molti erano veri e propri freak) a esibirsi in tutto il paese, per regalare al pubblico "il più grande spettacolo del mondo"...


dico la mia:  Un musical "come quelli di una volta":  coloratissimo, un po' kitsch, ingenuo ma sincero, dispensatore di sentimenti genuini. Insomma, il film perfetto per le Feste (non a caso è uscito nei cinema il giorno di Natale) che non riscriverà la storia del genere ma piacerà alla gente, perchè parla direttamente al cuore: lo fa raccontando alla sua maniera (spettacolare ma, è bene dirlo, parecchio lontana dalla realtà: il "vero" Barnum fu tutt'altro che un benefattore e filantropo) la storia di un uomo che crede nel Sogno Americano a tal punto di indebitarsi fino al collo per perseguire un'idea, quella di far esibire nel suo circo un rutilante caravanserraglio di personaggi "strambi" ma umanissimi, tuffandosi nello stesso momento in un'appassionata e tenera storia d'amore con la donna amata per tutta la vita, fin da bambino...

Insomma, The Greatest Showman è un melodramma senza mezze misure, con tutti i clichè del caso, che però appassionano il pubblico proprio per la loro assolutezza: la storia è esile esile, perfino banale, ma non sono banali le emozioni che sprigiona, in piena coerenza con quello che si vede sullo schermo, che poi è l'essenza del cinema stesso: "Ciò che vendo è finto, ma la gioia è reale" risponde Barnum al critico teatrale che gli rinfaccia la falsità del suo spettacolo, accusandolo di prendere in giro gli spettatori. Intendiamoci: l'esordiente Michael Gracey non possiede certo il talento visionario di Baz Luhrmann o l'anima dark di Tim Burton (chissà cosa ne sarebbe stato del film in mano a loro due) ma sa bene quali sono gli ingredienti per costruire un musical di successo: una trama volutamente semplice e diretta, fruibile a tutti, gran ritmo, belle canzoni e ottimi interpreti.

Diciamo che... ci siamo almeno per 3/4: della storia abbiamo già detto, il ritmo è fin troppo agile (non ci sono mai i "tempi morti" tipici del genere, ma forse si esagera un po' nel senso opposto: la sceneggiatura è ridotta all'osso e certe situazioni avrebbero meritato maggior approfondimento), gli attori sono quasi tutti in parte, con Hugh Jackman che dopo I Miserabili conferma di essere perfettamente a suo agio con il musical: canta e balla con inusitata naturalezza, sa riempire lo schermo, piace alla gente per la sua faccia dolente ma pulita, da eterno gentleman. Bravi anche i comprimari, da Zac Efron, ex idolo delle teen ager, alle figure femminili in scena (Rebecca Ferguson e la bella e selvaggia Zendaya). Solo Michelle Williams, solitamente molto brava, appare stranamente "spaesata" e impersonale in ruolo evidentemente non nelle sue corde. Succede.

A lasciare un po' a desiderare sono invece i numeri musicali, piuttosto semplici, tradizionali e mai davvero travolgenti, a parte la canzone principale ("This is me"). Ma tutto ciò non ci sorprende: gli autori dei testi (Benj Pasek e Justin Paul) sono gli stessi di La La Land, film bello ma musicalmente sopravvalutato, che non aveva certo nelle canzoni il suo punto di forza. Ma poco male, perchè a piacere di The Greatest Showman è soprattutto il messaggio che porta, umanissimo, inclusivo e democratico: è un film sull'accettazione e contro ogni tipo di discriminazione o razzismo (nel Circo Barnum si esibivano tanti freaks, dalle donne barbute ai nani, dalle trapeziste nere agli uomini tatuati, fenomeni da baraccone che però in quel contesto acquistavano dignità e stima) che invita il pubblico a superare i pregiudizi e le convenzioni sociali (ben rappresentate dalle storie d'amore tra il bianco Philip - Zac Efron - e la trapezista nera Zendaya) e anche economiche (come quella tra lo stesso Barnum e la moglie Charity - Michelle Williams - proletario lui, benestante lei).

The Greatest Showman (il titolo si rifà chiaramente al quasi omonimo film di Cecil B. DeMille del 1952, Il più grande spettacolo del mondo) ha il merito di rivendicare il concetto di diversità come ricchezza e accrescimento culturale, in luogo della paura. E di questi tempi non è davvero poco.



10 commenti:

  1. Se riesco vado a vederlo domani o domenica, la performance di Jackman vale il prezzo del biglietto!

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    1. Sì, grande attore e umanissima persona. Mi è sempre stato simpatico. Poi dimmi che ne pensi!

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  2. Visto a Santo Stefano per la tradizionale uscita di famiglia al cinema. Non avevo grandi aspettative, lo ammetto: Jackman non mi é mai stato particolarmente simpatico... In questo genere, però, l'australiano mi ha sorpreso. Come hai detto: Divertente e spettacolare senza troppe pretese. Se poi la musica ti rimane in testa dopo la visione (parlo soprattutto di This Is Me e The Greatest Show) significa che, nonostante le sue ingenuità, il film ha saputo coinvolgere. E chissà nelle mani del caro Luhrmann cosa sarebbe saltato fuori.. ;)
    Un saluto,
    Fede.

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    1. Eh... con Luhrmann alla regìa sarebbe stata di sicuro un'altra cosa, di sicuro il regista australiano ha un altro passo e un altro cervello. Strano che non ti stia simpatico Jackman;) credo che sia una persona molto semplice e così poco "diva", comunque qui è davvero bravo: è evidente che dopo "I miserabili" ha un debole per i musical. Direi quindi che il film ci è piaciuto a entrambi.
      Un caro saluto e... arrivederci al 2018!!
      Sauro

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  3. Insomma, un buon modo per chiudere l'anno no?
    Auguri!
    Mauro

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  4. Non ne avevo sentito parlare troppo bene, ma il tuo parere è abbastanza incoraggiante.

    Peccato per Michelle Williams. In effetti questo non sembra proprio il suo genere di film, però a me aveva convinto persino in quella disneyata de Il grande e potente Oz. :)

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    1. Non tutti gli attori/attrici sono ugualmente versatili. Nemmeno Meryl Streep lo è, per dire (per quanto sia "vietato" parlarne male).
      Mi pare abbastanza evidente che la Williams (che, ripeto, di solito mi piace molto come attrice) qui non è proprio a suo agio con il genere... càpita :)

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  5. Comunque il caro vecchio Hugh è sempre un bel vedere! ;)
    A proposito: buon anno!!!!

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