martedì 13 marzo 2018

IL GIUSTIZIERE DELLA NOTTE

(Death Wish)
regia: Eli Roth (Usa, 2018)
cast: Bruce Willis, Vincent D'Onofrio, Elizabeth Shue, Camila Morrone, Dean Norris, Kimberly Elise
sceneggiatura: Joe Carnahan
fotografia: Rogier Stoffers
scenografia: Paul Kirby
montaggio: Mark Goldblatt, Yvonne Valdez
musiche: Ludwig Goransson
durata: 107 minuti
giudizio: 

trama:  Lo stimato chirurgo Paul Kersey si vede sconvolgere la vita da un brutale tentativo di rapina nel quale rimane uccisa sua moglie, mentre la figlia minorenne finisce in coma all'ospedale. Dopo essersi reso conto che la polizia brancola nel buio, deciderà di farsi giustizia da solo vagando di notte nei quartieri malfamati di Chicago alla ricerca dei colpevoli, non disdegnando nel frattempo di vendicare ogni vittima di soprusi che incontra nel suo cammino, innescando così una paurosa scia di sangue... 



dico la mia: Ci sono film che arrivano irrimediabilmente fuori tempo massimo, un po' come lo yogurt scaduto. La domanda (non del tutto retorica) viene spontanea: c'era davvero il bisogno di un remake de Il Giustiziere della Notte, a più di quarant'anni di distanza dal primo? Risposte lapidarie: sì (forse), se solo si avesse avuto il coraggio e l'abilità di realizzare un film altrettanto "disturbante" come l'originale. No, assolutamente, se il risultato è quello portato sullo schermo da Eli Roth, ovvero un remake pedissequo e banale, senza mordente e senza motivazioni, svuotato di ogni significato e poco attraente anche come semplice action.

Il primo Giustiziere della Notte un senso ce l'aveva eccome: filmaccio truce, reazionario, fascistoide, figlio della sua epoca: quella della destra americana, della presidenza Nixon, della sconfitta in Vietnam, di una nazione che aveva perso la sua granitica fiducia nelle istituzioni e che non si sentiva più sicura nemmeno in casa propria, che incoraggiava la vendita delle armi e la liceità della giustizia privata. Erano gli anni di Clint Eastwood e del suo Dirty Harry, di cui il primo "giustiziere", Charles Bronson, ne divenne il più famoso contraltare, impersonificando il tipico cittadino statunitense disposto a tutto pur di tutelare i suoi affetti personali, a costo di scatenare una carneficina...

Quarantaquattro anni dopo le cose non paiono essere migliorate: la potente lobby delle armi negli USA è più forte di prima, lo stesso presidente Trump propone di armare gli insegnanti per combattere le stragi nelle scuole, nei supermercati è più facile acquistare un fucile piuttosto che una bottiglia di whiskey. C'erano tutti i presupposti, insomma, per girare un altro film quantomeno politicamente scorretto e provocatorio, attualizzato ai tempi che corrono. E invece il regista Eli Roth si limita al compitino, ricopiando fedelmente l'originale senza aggiungere nulla (a parte una timida condanna a internet e l'invadenza dei media, che generano emulazione) e "divertendosi" solo nell'inventare nuove tecniche di omicidio e tortura (naturale, per uno che ha girato la saga splatter Hostel) da mettere in mano al nuovo "giustiziere", Bruce Willis.


Roth preferisce non schierarsi, non prendere mai posizione, adottando uno schema piuttosto "democristiano": il suo nuovo vendicatore è un uomo mite e sempre tormentato dal dubbio, che mai dà l'impressione dell' "uomo qualunque" spietato e desideroso di farsi giustizia da solo. Ci mostra delitti efferati e futili aggressioni, per poi rifugiarsi dietro le condanne dell'opinione pubblica e le sdolcinate (e un po' ricattatorie) sequenze della figlia in ospedale. Tutto il film appare stanco, già visto, sbiadita copia conforme di un originale molto meno patinato e decisamente più graffiante. Roth ne cavalca l'onda ma non riesce a creare mai un minimo di interesse nei confronti della sua versione, che si smarrisce nell'ordinarietà mettendo in scena un'America che tutti conoscono e tutti guardano con (rassegnata) assuefazione e distacco.

Nemmeno il protagonista, Bruce Willis, solitamente a suo agio in questi ruoli, riesce a scaldare più di tanto il pubblico, limitandosi a replicare l'ennesima caricatura di se stesso: il suo sorrisetto ammiccante di sempre, preludio all' "inferno" che sta per scatenare, stride parecchio con l'immagine di uomo distrutto dal dolore e accecato di vendetta. Più che a Charles Bronson assomiglia a uno Schwarzenegger o un Van Damme qualsiasi, cioè a un "gigante buono", solo un po' "monello", cui alla fine si perdona tutto... cioè esattamente l'opposto di quello che il film (dovrebbe) rappresentare. Non c'è la minima tensione nel "giustiziere" di Roth, che annaspa con difficoltà tra i generi, fermandosi a metà strada tra l' action e il poliziesco, senza mai dare l'impressione di sapere dove andare davvero a parare.

9 commenti:

  1. Umh, nemmeno come giocattolone funziona? Perché da Roth mi attendo anche questo... ironia a gogo.
    Io amo addirittura Death Sentence con Bacon, per dirti.
    Se non scende in tanti dettagli è un peccato, vista la situazione Usa con cui giocare su...

    Moz-

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    1. E' proprio questo il problema... che non è nemmeno ironico. Non mi aspettavo certamente un film politico e disturbante come il capostipite, ma almeno che sapesse amabilmente prendersi in giro. E invece, salvo in pochissime occasioni, il nuovo "Giustiziere della Notte" si prende terribilmente sul serio.

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    2. Questo sì, è un guaio.
      Dico davvero.
      Un action non può essere serioso.

      Moz-

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  2. Ah ma è uscito?
    Scopro da questa tua recensione di sì, segno che pure i distributori sono poco interessati a pubblicizzarlo XD

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    1. E' uscito, e anche con una discreta distribuzione, ma gli incassi del primo weekend (circa 700mila euro, pochi per un prodotto a largo budget) non sono stati certo esaltanti...

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  3. In effetti non ne sentivamo la mancanza. Quello che sfugge è il senso di queste operazioni, un inutile rigurgito di maschilismo e machismo di cui se poteva fare tranquillamente a meno

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    1. Mah... a dire il vero nemmeno quello per me. Il film originale sì, era certamente maschilista e fascistoide, Questo invece è una sbiadita copia conforme, che però ormai ha perso il senso e i tempi dell'operazione.

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  4. Il trailer mi è sembrato una super cazzola... Me lo salto volentieri.

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    1. In questo caso direi che rispecchia perfettamente il film!

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