sabato 25 agosto 2018

ZOE


titolo originale: ZOE (Usa, 2018)
regia: DRAKE DOREMUS
sceneggiatura: RICHARD GREENBERG, DRAKE DOREMUS
durata: 104 minuti
giudizio: 


Ultima pellicola di un poco esaltante mese di agosto dedicato alla fantascienza, Zoe di Drake Doremus conclude a sua volta una trilogia sentimentale che il regista californiano aveva aperto nel 2015 con Equals (presentato in concorso alla Mostra di Venezia) e proseguito l'anno scorso con Newness. Tre film accomunati dal soggetto (la ricerca dell'amore in una società asettica e iper-tecnologica) e dallo stile adottato, ovvero anch'esso asettico e iper-patinato, vuoto ai limiti dell'inconcludenza...

Zoe è il nome della protagonista della storia, interpretata dalla sempre bellissima Léa Seydoux, che nella prima scena vediamo rispondere a domande che le vengono poste da una misteriosa organizzazione che, intuiamo, dovrebbe servire a procurarle il partner perfetto: dietro l'obiettivo ci sta infatti il genio della tecnologia Cole (uno spaesato Ewan McGregor), tipico nerd dal cuore d'oro che lavora ad un algoritmo capace - udite udite - non solo di individuare l'anima gemella, ma perfino di costruirtela su misura e fartela recapitare direttamente a casa tua! (sic!)

Ebbene sì... avete capito benissimo: nella società futuribile immaginata da Doremus sarà possibile costruire splendidi replicanti capaci di impersonare l'uomo o la donna dei tuoi sogni e dotati di sentimenti (quasi) autentici. Una specie di bambole o bambolotti gonfiabili dotati di intelligenza artificiale, creati con l'unico scopo di appagare le proprie voglie amorose più o meno passionali, più o meno intime, più o meno "carnali". E anche più o meno represse. Ma siamo proprio sicuri che funzioneranno davvero? E chi ci dice che questi sofisticati autòmi soddisferanno davvero il bisogno (e spesso l'egoismo) tutto umano di trovarsi compagnia a tutti i costi?

I temi del film sarebbero delicati e profondi, ma è inutile disquisirne in questa sede perchè anche in Zoe, così come negli altri film di Doremus, tutto resta smaccatamente in superficie, imprigionato in una patinata confezione deluxe che illude lo spettatore facendogli credere di assistere ad una pellicola "adulta" e filosofica, quando in realtà nulla viene approfondito e tutto si riduce alla mera apparenza, fatta di dialoghi fintamente new-age e fini a se stessi, personaggi poco definiti e spesso estranei alla storia (come quello interpretato dalla rediviva Christina Aguilera, qui nelle vesti di una replicante di vecchia generazione, malinconicamente soppiantata dai nuovi "modelli") e un'insopportabile (e finta) atmosfera da film d'autore.

Peccato, perchè nonostante gli sforzi di Ewan McGregor per far sembrare più credibile il suo personaggio, Zoe non riesce mai ad elevarsi dalla mediocrità artistica e dalla pochezza emotiva. Non funziona nè dal punto di vista narrativo (non vi racconto il "colpo di scena" che arriva a metà pellicola, ma sappiate che è talmente banale e telefonato che non ci vorrete credere nemmeno voi) nè da quello sentimentale, arrivando anzi a livelli di pura parodia. E' un film che saccheggia stancamente una miriade di altre opere sul tema (da Her a Blade Runner, da A.I. alla serie Westworld) senza però riuscire a trovare un briciolo di personalità. Distribuito direttamente su Amazon Prime, piacerà forse al pubblico meno smaliziato dello streaming compulsivo, ma difficilmente farà breccia nel cuore dei veri appassionati.

7 commenti:

  1. Peccato, perchè in effetti l'idea di base non era affatto male.
    Sei pronto per Venezia?
    Un abbraccio!
    Mauro

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    1. Certo Mauro, sto facendo la valigia! :)
      Un abbraccio anche a te!

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  2. Prodotto televisivo, fatto apposta per lo streaming.

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    1. Indubbiamente. Con questo non voglio dire che tutti i film nati apposta per lo streaming siano banali (ad esempio, "Annientamento" non era affatto male) però è chiaro il target di riferimento (un pubblico televisivo, anestetizzato e generalista) influisce parecchio sul livello di questi prodotti.

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  3. Si raschia il barile in agosto, eh? ;) menomale che adesso c'è Venezia!

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  4. Mi ricorda vagamente The Island, sempre con McGregor e Scarlett Johannson. Io la Seydoux non la reggo, quindi questo film lo salto alla grande.

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