sabato 27 ottobre 2018

SOLDADO


titolo originale: SICARIO: DAY OF THE SOLDADO (Usa, 2018)
regia: STEFANO SOLLIMA
sceneggiatura: TAYLOR SHERIDAN
cast: JOSH BROLIN, BENICIO DEL TORO, JEFFREY DONOVAN, ISABELLA MONER, CATHERINE KEENER, MATTHEW MODINE
durata: 122 minuti
giudizio: 


Si giocava molto con questo film, Stefano Sollima: per lui il salto da Cinecittà a Hollywood era, immaginiamo, fonte di orgoglio e apprensione allo stesso tempo, in quanto non capita tutti giorni che ad un regista di casa nostra venga affidata la direzione di un film americano a largo budget. Perchè questo è Soldado: una produzione al 100% a stelle e strisce, dove oltre a Sollima non ci sono altri italiani (a differenza, per esempio, di film come C'era una volta in America o L'ultimo imperatore, ufficialmente "made in Usa" ma con robusti contributi tricolori, a livello tecnico o produttivo). Soldado invece no, è un filmone hollywoodiano a tutti gli effetti dove il nostro Sollima è stato scelto per i suoi meriti artistici, soprattutto due: la sua ultima regìa cinematografica, Suburra, e le fortunatissime serie tv Gomorra e Romanzo Criminale, che gli hanno portato grande notorietà anche oltreoceano.

E la scommessa, diciamolo subito, è stata parzialmente vinta: Soldado è un buon film d'azione che, pur dovendo scontare l'inevitabile "zavorra" del predecessore (è infatti il sequel ufficiale di Sicario di Denis Villeneuve), non sfigura affatto a livello di costruzione, ritmo e messinscena, anche se difetta oggettivamente di originalità (ma in questo caso le "colpe" maggiori vanno allo sceneggiatore Taylor Sheridan, reo di aver riproposto, senza sforzarsi troppo, in pratica lo stesso canovaccio del film precedente).

Soldado ripropone infatti la guerra, letterale e senza esclusione di colpi, tra i Signori del narcotraffico e l' Intelligence americana, che dall'esplosivo confine messicano si allarga a macchia d'olio in tutto il mondo, fino a diventare un'allegoria del significato di giustizia: si passa infatti dal confine fisico al confine etico, segnato dal cinismo, dalla brama di potere, dall'annullamento del minimo senso di moralità e comprensione, sia da una parte (quella dei banditi) che, peggio, dall'altra, ovvero delle forze dell'ordine. Come infatti già accadeva in Sicario, anche in Soldado emerge il tremendo dramma morale cui sottostanno i protagonisti: è giusto adottare tutti i metodi, anche i più disumani, per combattere una guerra feroce destinata con ogni probabilità a non finire mai, per i troppi interessi che vi gravitano intorno?

Sollima è bravo a realizzare un film di genere  perfettamente equilibrato, dove non c'è alcuna stereotipizzazione dei personaggi e dove ognuno di essi si muove sempre in bilico tra etica e malaffare, dove la legge viene liberamente interpretata per raggiungere il risultato, a tutti i costi, sottostando a compromessi sempre più impietosi. Una terra di nessuno (quella tra Messico e Stati Uniti) dove non esistono buoni o cattivi ma solo persone di cui devi fidarti o meno, ambigue e spietate, incapaci di ragionare. Rispetto a Sicario, in Soldado ci si spinge fino a quello che è l'ultimo, vero confine, ovvero l'umanità: quando il poliziotto dalla coscienza sporca Matt Graver (Josh Brolin) si vedrà costretto a tradire il suo "socio" Alejandro (Benicio Del Toro) cercherà di ribellarsi agli ordini, con conseguenze disastrose...

Un po' troppo poco però per evitare la scomoda sensazione di "già visto" rispetto al film di Villeneuve: è innegabile che in Soldado venga completamente meno l'effetto sorpresa, che spoglia i protagonisti di qualsiasi attrattiva: se in Sicario ci si interrogava su chi fosse davvero Alejandro, su quali fossero i suoi effettivi rapporti con il governo americano, non ultima la strana "collaborazione" con Graver, in Soldado tutto è ormai alla luce del sole e ogni attrattiva è affidata alla narrazione. Lo script di Sheridan però è piuttosto ondivago, alternando scene avvincenti e ben costruite a sequenze e situazioni già viste nel primo capitolo e quantomai "telefonate"... Sollima ci mette, coraggiosamente, parecchio di suo (come l'uso insistito dei primi piani, le scene action riprese in presa diretta) ma non sempre riesce a tamponare una sceneggiatura traballante e discontinua, soprattutto in un finale dove è d'obbligo attivare la sospensione d'incredulità.

6 commenti:

  1. E' inutile, proprio non nutro il minimo interesse per film di questo genere. Però se è bello sono contenta per Sollima.

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    1. Nemmeno io sono un grande fan del genere, però... beh, il "Sicario" di Villeneuve era ben altra cosa e trascendeva dal film di genere in senso stretto. Questo no, però in ogni caso si lascia guardare e non ci si annoia. Per un sequel direi che è già buono.

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  2. Sicario in effetti era molto più bello, questo mi è parso più un film di genere. però non mi è dispiaciuto.
    Buona serata.
    Mauro

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    1. Mi ha tolto le parole di bocca, caro Mauro... assolutamente d' accordo!

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  3. Film piuttosto maschilista, come lo era anche Suburra del resto. Ma ovviamente nessuno lo fa notare. Ci mancherebbe.

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    1. Aldilà della polemica (non verso di te, in generale) non bisogna cadere in un equivoco: non è che se in un film non ci sono donne o le donne hanno ruoli marginali, questo debba essere necessariamente bollato come "maschilista". In questo modo, per esempio, quasi l'intera filmografia western sarebbe da considerare maschilista, e sappiamo bene che non è così (anche se, certamente, ci sono ANCHE western maschilisti, ma non si può sempre generalizzare). Per me "Soldado" non è un film maschilista, ma rappresenta bene un certo tipo di società che, invece (e purtroppo) lo è eccome.

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