sabato 6 ottobre 2018

UN AFFARE DI FAMIGLIA


titolo originale: MANBIKI KAZOKU / SHOPLIFTERS (Giappone, 2018)
regia: HIROKAZU KORE'EDA
sceneggiatura: HIROKAZU KORE'EDA
cast: LILY FRANKY, SAKURA ANDO, KIRIN KIKI, MAYU MATSUOKA, JYO KAIRI, MIYU SASAKI
durata: 121 minuti
giudizio: 

Che cosa significa essere una famiglia? Valgono più i legami di sangue o quelli affettivi, quando questi non coincidono? E basta mettere al mondo un figlio per essere considerati genitori, oppure il vero genitore è quello che si prende cura del figlio pur non essendo biologicamente suo? Sono domande che Hirokazu Kore-eda, Palma d'oro (meritatissima) all'ultimo Festival di Cannes, si pone ovviamente non dal punto di vista giuridico ma da quello umano, quello che più interessa a noi spettatori...

La famiglia in questione, lo avrete capito, è una famiglia piuttosto sui generis, tutta composta da persone non consanguinee: vivono in uno squallido appartamento di periferia, sopravvivendo di espedienti e piccoli furti. I suoi membri non sono parenti ma persone che si sono ritrovate a vivere insieme per necessità (non vi dico il perchè per non spoilerare troppo, dal momento che il passato di ognuna di loro è fondamentale per capire il film) ma si comportano come un gruppo famigliare in piena regola, uniti da sentimenti autentici, amorevoli, sinceri, duraturi. E quando una bambina, che sembra abbandonata dai suoi veri genitori, s'imbatte in questo strano, felice microcosmo, verrà accolta in casa come una figlia vera: una specie di adozione de facto.

Il merito (grande) del regista è quello di raccontarci questa storia così assurda in maniera incredibilmente semplice e delicata, umanissima, facendoci sembrare assolutamente "normale" quello che vediamo con i nostri occhi increduli: Kore-eda introduce nel film un personaggio alla volta, e tocca allo spettatore ricostruire a poco a poco il "puzzle" che gli si svela davanti, il groviglio armonico di persone e di sentimenti che convivono insieme, felicemente, sotto lo stesso tetto. Una famiglia in piena regola, legata non dalla parentela ma dall'amore, che come tutte le famiglie riesce a superare le tante difficoltà del vivere quotidiano stringendosi e facendosi forza a vicenda.

La visione del regista non è certo imparziale, e per questo coraggiosa: il film prende apertamente posizione, schierandosi senza possibilità di fraintendimenti dalla parte dal cuore. Nonostante la situazione di completa illegalità in cui si dibattono (serenamente!) tutti i personaggi, e malgrado il passato oscuro di ognuno di essi, il film è così toccante che è impossibile non simpatizzare per questo gruppo di persone che segue le regole dettate dal buon senso e non dalla legge, in un mondo che appare spietato e insensibile nei loro confronti.

Un mondo che non accetta la diversità e non è più capace di distinguere tra il bene e il male, tra ragione e sentimento. E il finale, amaro e realistico, con lo sguardo triste della piccola bimba a cercare quella felicità che ha soltanto assaporato per un tempo troppo breve, ti obbliga a porti delle domande. Che poi è quello che dovrebbe sempre fare il buon cinema...

13 commenti:

  1. Mi hai messo come al solito una gran voglia di vederlo, ma come altrettanto al solito è inutile sperare di vederlo dalle mie parti, a meno di spostarsi di qualche decina di chilometri. Ma forse è già un miracolo che sia uscito, no?
    Un abbraccio e buon weekend.
    Mauro

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    1. Diciamo che la Palma d'Oro vinta a Cannes ha fatto sì che avesse una distribuzione minimo decente: ma è ovvio che ormai è sempre più difficile portare la cinematografia d'essai fuori dalle grandi città. Mi auguro che riuscirai a vederlo presto, Mauro.

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  2. Meraviglioso! Un capolavoro di grazia e delicatezza, capace di smuovere temi enormi con la leggiadria di una farfalla: per me al momento è il film dell'anno!

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    1. Sono felice di scoprirti così entusiasta per un film che sì, al momento è tra i migliori dell'anno. Però siamo appena ad inizio stagione ;)

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  3. Utopistico in Italia vedere un film del genere!

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    1. Forse sì, anzi decisamente! Ad ogni modo credo però che un film del genere sia "scomodo" in ogni parte del mondo: ci vogliono l'arte, la bravura e il coraggio di un grande regista affinchè veda la luce...

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  4. Pare uno di quei film destinati a restarmi nel cuore: spero solo di riuscire a recuperarlo in tempi brevi.

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    1. Sì, anche secondo me è un film che può toccarti il cuore (e non solo a te). Spero che riuscirai a vederlo al più presto, per fortuna ha avuto anche una discreta distribuzione. La Palma d'oro di Cannes ha aiutato molto :)

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  5. Stamattina ho problemi di rete, ho mandato un commento ma non è partito.
    Dicevo che questo film è un vero gioiellino, il regista sa raccontare con delicatezza e ci fa entrare in un mondo da noi così distante sebbene sappiamo di questa triste realtà. Tutto viene raccontato col suo stile che abbiamo apprezzato ormai da tempo, i suoi film mi regalano sempre un sorriso e anche la malinconia sembra sempre filtrata da un velo invisibile. Molto toccante il finale. Questo film in qualche modo mi ricollega a Cafarnao della Labaki, due squarci di realtà, due racconti di vita di strada, un quotidiano dove si arranca per arrivare a fine giornata, Cafarnao (l'hai visto?) colpisce e arriva dritto al cuore con un interprete che porteresti a casa con te.

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    1. Sì, Kore-eda è un grande autore. Riesce a trattare temi delicatissimi con grazia e delicatezza, constringendoci però nello stesso tempo a riflettere. Questo è un gran bel film, ha meritato la Palma d'oro. Cafarnao l'ho visto ma non mi è piaciuto: ecco, secondo me è proprio la delicatezza che manca alla Labaki... Kore-eda è una libellula, la Labaki un elefante.

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    2. Non sono assolutamente d'accordo, è diverso lo stile, perché il loro mondo è diverso, la loro cultura, ma la Labaki seppure ha mostrato molto e ci ha messo due anni per girare questo film ha comunque contribuito a cambiare la vita dei ragazzi che hanno recitato, li ha aiutati. Il bambino era un profugo della Siria, oggi va a scuola.
      Piano piano inizio a capire il modo che hai per apprezzare un film, la tua sensibilità diciamo che vuole la misura, mi sembra di capire. L'ho capito (se ho capito giusto) nel leggere la tua recensione a Manchester by the Sea, per me tra i film che amo, io lo porto nel cuore, l'ho visto e rivisto, tu l'hai demolito, o meglio, per te è stato tutto esageratamente troppo.
      Capisco il tuo sentire, comunque.

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    3. Non mi pare di aver demolito "Manchester by the sea", semmai ho demolito Casey Affleck... uno che in ogni film ha sempre la stessa espressione. Il film è dignitoso ma, a mio modo di vedere, abbastanza pleonastico.

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  6. Ahahah, concordo sull'espressione di Casey, in questo caso perfetta, io l'ho trovato sorprendente e misurato. Amo questo film ma sono contenta di fare parte di un mondo di persone uniche con pensieri e punti di vista differenti, 👍

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