sabato 17 novembre 2018

FIRST MAN - IL PRIMO UOMO


titolo originale: FIRST MAN (Usa, 2018)
regia: DAMIEN CHAZELLE
sceneggiatura: JOSH SINGER
cast: RYAN GOSLING, CLAIRE FOY, COREY STOLL, PABLO SCHREIBER, JASON CLARKE, KYLE CHANDLER
durata: 141 minuti
giudizio:


Non amo le premesse, ma stavolta è proprio necessario: nel 2008, giusto un decennio fa, alla Mostra del Cinema di Venezia passò in concorso, abbastanza inosservato, uno splendido film russo. Si chiamava Bumaznyj Soldat, del regista Alexej German jr., purtroppo mai uscito in sala in Italia e passato direttamente in tv, a orari improbabili, col titolo di Soldato di carta: la pellicola, molto contemplativa e dolente, raccontava la corsa alla conquista dello spazio vista dalla parte dell'Unione Sovietica, e teorizzava una storia nota ma sempre sottaciuta: che cioè Yurij Gagarin non fosse stato in realtà il primo uomo a volare nello spazio, bensì il primo ad essere sopravvissuto e tornato sulla Terra. Il film, seppur lentissimo e dalle atmosfere volutamente opprimenti, centrava perfettamente l'obiettivo di rappresentare la drammaticità e l'assurdità della guerra fredda tra USA e URSS, che "sparavano" nello spazio dei poveracci travestiti da eroi, all'interno di astronavi fragili come scatole di latta, al solo scopo di battere sul tempo l'avversario...

Ecco... non so se Damien Chazelle prima di girare First Man abbia visto Soldato di carta, ma mi piace pensare che possa averlo fatto. Chiariamolo subito: il suo film non è certo un plagio, ma l'idea di base e il suo punto di vista sono assolutamente gli stessi. E per essere un film americano, anzi hollywoodiano fino al midollo, è certamente un merito. First Man è infatti  la perfetta antitesi del film che ci saremmo potuti aspettare da una produzione del genere: non c'è proprio alcuna traccia di retorica, di nazionalismo, di esaltazione del Sogno Americano. Tutt'altro. Si parla di uomini fragili, insicuri, tormentati, spesso con storie difficili alle spalle, scandagliati nel loro intimo. Uomini che erano consapevoli di rischiare di bruciare vivi nello spazio (come carta, appunto) ma che affrontavano le missioni come antidoto alle loro paure, per sentirsi parte del mondo. Non per la Patria, ma principalmente per loro stessi.

Uomini come Neil Armstrong, che il fatidico 24 luglio 1969 mosse i primi passi sul suolo lunare. Il Sogno Americano di piantare la bandiera a stelle strisce sul nostro satellite, entrato nell'immaginario collettivo di una nazione intera, arrivava così a compimento. Per tutti tranne che per lui, per il quale quel "piccolo passo per l'uomo, ma enorme per l'umanità" rappresentava principalmente una sfida personale, un antidoto per scacciare i fantasmi del proprio passato, del proprio intimo. Chazelle, che già nel precedente e premiatissimo La La Land aveva teorizzato l'importanza di inseguire i propri sogni (o illusioni) non come ossessione ma come linfa per sopravvivere, fa un'ulteriore balzo in avanti nella propria filmografia, arrivando a livelli di maturità davvero inusitati.

First Man infatti, pur non essendo stato scritto dallo stesso Chazelle (la sceneggiatura porta la firma di John Singer, a sua volta basata sul libro omonimo di James R. Hansen), rappresenta il punto d'arrivo del regista verso un'idea di cinema assolutamente personale e condivisibile, capace di unire la modernità dell'approccio visivo ai generi e le caratteristiche più classiche del cinema americano. Il film è impressionante per realismo e confezione: con un taglio da reportage giornalistico vengono descritte le tappe di avvicinamento all'impresa dell' Apollo 11 ma, badate bene, NON dal punto di vista dei media bensì da quello interiore dei vari protagonisti, ovvero gli astronauti che dedicheranno la loro vita (alcuni anche sacrificandola) al progetto. I riflettori sono puntati principalente, per ovvi motivi, sulla figura di Armstrong, il "primo uomo" del titolo, colui che passerà alla storia quasi suo malgrado, e per il quale la conquista della Luna rappresenterà significati ben diversi da quelli immaginati dalla gente comune, da noi spettatori, molto più personali, legati al terribile senso di colpa per aver assistito, impotente, alla morte della figlia piccola...

La bravura di Chazelle si palesa soprattutto nel saper alternare (e far collimare) i momenti di intimità e fragilità famigliare alle terribili esercitazioni dentro le navicelle spaziali, che coinvolgono tutti i membri dell'equipaggio. In queste scene si respira tensione, drammaticità, disagio, inquietudine. Non c'è traccia di epicità o amor patrio, si "sentono" solo la speranza e le preghiere di questi uomini, dei poveri uomini scaraventati in cielo per compiacere il potente di turno. First Man parte piano, con una prima parte piuttosto riflessiva e poco orientata allo spettacolo, per poi crescere fino al bellissimo, emozionante finale, alle scene di allunaggio dove si sentono le voci dei veri astronauti (Armstrong e Aldrin) accompagnate dall'avvolgente partitura musicale del "solito" Justin Hurwitz.

Certo, qualche difetto c'è: e il principale sta, a mio modesto parere (e ben consapevole di scatenare le ire del pubblico femminile) proprio nella scelta dell'attore principale. Ryan Gosling è ormai l'attore feticcio di Chazelle, ma continuo a pensare che per certe interpretazioni servirebbe un protagonista meno ingessato e più espressivo, più comunicativo, più versatile del biondino canadese... opinione personale, ovviamente. Molto più brava è invece la sua partner, un'intensa Claire Foy, abile a vestire i panni dell'indomita e mai rassegnata moglie di Armstrong. First Man è comunque un film emozionante e solido, che non perde mai di vista l'obiettivo, anche quando talvolta eccede nei sentimentalismi e nei tempi morti. Ma tutto questo passa in secondo piano di fronte alla visione complessiva dell'opera, sincera e profonda, capace di ricordarci in ogni momento che gli eroi, quelli veri, sono quelli che in ogni momento prendono coscienza del proprio ruolo nella società, reagendo alle sfide della vita e marciando a testa alta senza timore di combatterle. Anche quando il risultato non sembra affatto scontato.

10 commenti:

  1. L'umanità che Chazelle ci mette (basterebbe la scena finale a spiegarlo) di sicuro innalza First Man dal classico biopic. Ma purtroppo vista la storia e la Storia, lì per me si è fermato. Non che Chazelle potesse fare altro, ma una scintilla in più me l'aspettavo e da qui la mia parziale delusione, più per i nomi coinvolti che per il film in sé.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma sai… come ho scritto i "nomi coinvolti" (che poi in pratica è uno solo, Gosling) sono in effetti la parte più debole. Però è un film coraggiosamente anti-spettacolare e intimista, lontano dal sistema, che demitizza uno dei Sogni Americani più potenti. Le quattro stelle sono per la mia infinita stima.

      Elimina
  2. Apprezzo il tuo ragionamento. Devo ammettere che all'inizio mi sono annoiata e non riuscivo ad appassionarmi. Poi però ho capito dove il regista voleva portarmi e mi sono lasciata accompagnare. Spesso bisogna lasciar "sedimentare" il film prima di dare giudizi, in questo caso l'ho fatto e l'ho rivalutato parecchio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esatto, Rebecca. Ci sono film che faticano più di altri ad "entrarti in testa", anche perché ormai viviamo in un mondo così veloce e superficiale dove è sempre più raro fermarsi a riflettere. Ben venga dunque questo tipo di cinema!

      Elimina
  3. Non l'ho ancora visto e avevo diversi timori, ma il tuo post mi ha incoraggiato. Bene, speriamo colpisca in questo modo anche me.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo spero, caro Ford. Il tuo giudizio lo tengo sempre in grande considerazione, lo sai! :)

      Elimina
  4. Incredibile anche in questo film l'uso delle musiche, la colonna sonora di Hurwitz è ancora una volta indispensabile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai pienamente ragione. Non sono un grande appassionato di musica e non ho la competenza per trattare come si deve questo aspetto, ma è innegabile che la colonna sonora (in tutti i film ma in quelli di Chazelle in particolare) riveste un'importanza fondamentale. Grazie per averlo puntualizzato.

      Elimina
  5. Ma sai che non sono ancora riuscita ad andare al cinema, ce l'ho in lista da più di un mese! E intanto i titoli si accumulano...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A dir la verità… ma sai che finora non è stata affatto una grande stagione? (parlo da settembre a oggi). Gli unici due film davvero belli che ho visto sono quello di Kore-eda (Un affare di famiglia) e, appunto, questo. Se puoi cerca di recuperarli :)

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...