martedì 18 dicembre 2018

SANTIAGO, ITALIA


titolo originale: SANTIAGO, ITALIA (ITALIA, 2018)
regia: NANNI MORETTI
sceneggiatura: NANNI MORETTI
durata: 80 minuti
giudizio: 

Io non sono imparziale. Non è solo la citazione più importante dell'ultimo, bellissimo film di Nanni Moretti. E' un' esclamazione che tutti coloro che si riconoscono nei valori dell' umanità, della solidarietà, dell'eguaglianza, della democrazia (diciamolo pure senza paura: della sinistra!) dovrebbero urlare in questo paese che stentiamo a riconoscere. Io per primo. Ed è proprio da qui che bisogna partire per recensire Santiago, Italia, titolo che più emblematico non si può, con cui Moretti ci sbatte in faccia la dura realtà del nostro presente, quello di una nazione (l'Italia) irriconoscibile e irrispettosa verso un passato di cui dovremmo, anzi dobbiamo andare fieri, mortificato ingnobilmente dall'ondata destrorsa di oggi.

Lo dice chiaramente uno degli esuli cileni intervistati nel film: "sono arrivato in un paese molto simile a quello che Allende sognava in quel momento, oggi invece giro l'Italia e vedo che assomiglia sempre più al Cile di quegli anni...". Il Cile di quegli anni è quello nato dopo l' 11 settembre 1973, il giorno del colpo di stato militare di Augusto Pinochet e l'inizio della durissima repressione che portò alla morte, la prigionia e l'esilio di migliaia di oppositori politici. Molti dei quali trovarono rifugio nell'ambasciata italiana di Santiago, la capitale, grazie ad un muro per fortuna non particolarmente alto e difficile da scalare...

Dobbiamo solo ringraziarlo, uno come Nanni Moretti: uno che non ha paura di schierarsi, di manifestare, di difendere un'ideale, di portare avanti attivamente una battaglia giusta. E lo fa a modo suo, ovvero girando film, il suo mestiere, riuscendoci benissimo. Santiago, Italia è un documentario senplice, essenziale, quasi banale come realizzazione. E' fatto sostanzialmente di interviste e qualche immagine di repertorio (ricorda molto La cosa, il film del 1990 sulla fine del PCI) ma riesce a toccare le corde più profonde dello spettatore "militante", a farci indignare e commuovere, nel modo più sincero, onesto e profondo possibile.

Rievocando i drammatici fatti del '73, Santiago, Italia mostra senza fronzoli che cos'è la dittatura: attraverso i racconti, spesso rotti dall'emozione, degli esuli del periodo, riviviamo le esecuzioni, le torture, le purghe, le umiliazioni e i sogni infranti di un popolo che fino a poche ore prima aveva creduto nella democrazia e che invece si vide crollare il mondo addosso, quello per cui si erano battuti. E si rimane invece esterrefatti davanti alla faccia tosta degli ex militari (qualcuno in carcere, qualcuno impunito) che con raggelante tranquillità rinnegano tutto anche adesso, trincerandosi dietro il solito "abbiamo solo eseguito gli ordini" e minimizzando le atrocità ("in Argentina il golpe militare fece 30mila vittime, da noi solo (!) 3mila...")

Di fronte a tanto orrore, le ambasciate dei paesi europei furono l'unica speranza per tanti cittadini cileni perseguitati: in migliaia cercarono di scavalcare i muri di cinta, chiedendo asilo politico e un lasciapassare verso la democrazia. L'ambasciata italiana fu una di quelle che accolse più rifugiati, senza rifiutare nessuno. L'ambasciatore di allora, Pietro De Masi, lo racconta senza mezzi termini: "in tanti si calavano giù dal muro, sfidando le mitragliatrici. Non sapevamo cosa fare e chiedemmo istruzioni al Ministero degli Esteri, ovviamente senza ottenere risposta. Decidemmo di tenerli tutti".
Era un'Italia capace di accogliere, solidale, fieramente antirazzista e antifascista, l'unica nazione che si rifiutò sempre di riconoscere l'autorità di Pinochet. Un'Italia lontanissima da quella di oggi, da cui il regista prende convintamente le distanze, invitandoci a compiere un inevitabile parallelo con la situazione politica attuale.

Ma la grandezza di Moretti, intellettuale illuminato e indipendente, sempre lucidissimo nelle sue analisi, si evince soprattutto nell'ultima parte del film, quella in cui i reduci raccontano la loro esperienza italiana: una volta sbarcati nel nostro paese, tutti finirono a lavorare. Chi nell' Emilia "rossa", chi a Milano, chi a Padova, chi a Roma, e tutti si integrarono perfettamente con la nostra realtà, finendo accettati da tutti (qualcuno, addirittura, finì per fare il sindacalista in fabbrica). Non si parlava di centri d'accoglienza, di smistamento, di ghettizzazione... l'accoglienza veniva praticata direttamente dai cittadini, "che ci chiedevano cosa potessero fare per noi".

Non è difficile leggere in questi passaggi anche una critica, nemmeno troppo velata, alla debolezza della sinistra attuale, che proprio sul tema dell'immigrazione non ha saputo fornire soluzioni adeguate ed è stata punita dagli elettori: non basta "accogliere" i rifugiati se non sappiamo come impiegarli, come farli sopravvivere, se non siamo in grado di assicurargli un futuro dignitoso... senza tuttavia mai rinnegare una legge che è prima di tutto umana, prima che di sinistra: abbiamo tutti il dovere civile e morale di provare a salvare chi chiede aiuto. Parole che nel '73 parevano ovvie, scontate, e che invece oggi vengono rimesse in discussione da un governo miope e razzista. Ma anche da un' Italia cinica, indifferente, individualista, che dà per scontati la democrazia e il benessere conquistati con il sangue e il sudore. La grande lezione di Santiago, Italia serve a ricordarci soprattutto questo.

12 commenti:

  1. concordo totalmente con la tua ottima analisi.

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    1. Grazie :) questo di Moretti, insieme a "In guerra" di Brizè, è uno dei film più belli della stagione. Es è bellissimo assistere a questa rinascita del cinema "militante".

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  2. Mi coinvolge emotivamente, perché l'ho anche conosciuta una di quelle famiglie, accolta in Romagna nel paese dove sono cresciuto da ragazzino. Si integrarono alla perfezione. Uno dei loro figli entrò a far parte del gruppo dei miei amici. Tempi che purtroppo pochi ricordano e ha fatto bene Nanni a ripercorrere questa storia. Meno male, mi rincuorano le tue parole perché avevo letto (non ricordo dove) una recensione piuttosto negativa in cui si sostiene che che sia stata un'occasione mancata e che Moretti abbia svolto un compitino in modo molto tradizionale e senza slanci.

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    1. ... probabilmente l'hai letta su "Il Giornale" o su "Libero" :D Scherzo!!
      In realtà, credo, il film ha ricevuto recensioni entusiaste da parte di quasi tutta la critica. Però, si sa, Moretti è un personaggio che ancora in molti etichettano come cineasta schierato, e condannano i suoi film per partito preso (emblematico il vecchio motto di Giuliano Ferrara: "non l'ho visto e non mi piace")

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    2. Visto, piaciuto tantissimo e mi sono commosso! Alla proiezione era presente anche la famiglia di cui ti parlavo.

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  3. Bisogna provare sulla propria pelle lo status 'normale' di immigrato per capire veramente il senso di integrazione e accoglienza. Ed è bello sapere che l'Italia sa essere un paese generoso nonostante questa virtù sia costantemente seppellita da quintali di letame. E fa anche piacere che il nostro paese si sia schierato contro la dittatura di Pinochet, basti ricordare il mitico Panatta che giocò in Chile con una maglietta rossa per sfidare le autorità ed esprimere il suo dissenso. Spero che lo facciano vedere all'estero l'anno prossimo!

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    1. Era, purtroppo (temo) un'Italia ben diversa da quella attuale. Se succedesse adesso un golpe fascista non lo so mica se apriremmo le porte della nostra ambasciata...

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    2. La storia si ripete purtroppo, ma c'è sempre stato qualcuno che le porte le ha aperte per aiutare il prossimo, quindi mai disperare!

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  4. Come al solito qui da me non si è visto. ormai il cinema d'essai è solo per pochi intimi (che abitano in città) :(
    buona serata!
    Mauro

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    1. In realtà, Mauro, pare sia stato lo stesso Moretti a richiedere un'uscita molto limitata nel primo weekend (forse per instillare il "desiderio" negli appassionati). Infatti nel secondo weekend le sale, pur non moltissime, sono raddoppiate. Spero che riesca ad arrivare anche dalle tue parti. Certo non ti aspettare la distribuzione di "Mary Poppins"...

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  5. Moretti è un personaggio difficile, ma come regista non si discute. E credo che anche questo film, che non ho ancora visto, lo confermi.

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    1. Moretti è un personaggio schivo, introverso, molto timido, poco a suo agio a mostrarsi in pubblico (dei miei amici che lo hanno incontrato per caso mi hanno detto che, fuori dai contesti "ufficiali", è una persona gentilissima). Di sicuro i suoi film sono il SUO modo per parlare con il SUO pubblico. E direi che ci riesce sempre benissimo.

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