sabato 26 gennaio 2019

CREED II


titolo originale: CREED II (USA, 2018)
regia: STEVEN CAPLE JR.
sceneggiatura: SYLVESTER STALLONE, JUEL TAYLOR
cast: MICHAEL B. JORDAN, SYLVESTER STALLONE, TESSA THOMPSON, DOLPH LUNDGREN, FLORIAN MUNTEANU, BRIGITTE NIELSEN
durata: 130 minuti
giudizio: 


Adonis Creed, neo campione del mondo dei pesi massimi, corre in ospedale per veder nascere sua figlia. E' giovane, ricco, famoso, con una famiglia felice. Ma un giorno il passato torna a bussare alla sua porta, nelle vesti del pugile russo Viktor Drago, figlio dell'uomo che più di trent'anni prima uccise suo padre sul ring e che ora vuole sfidarlo. Creed capisce di non poter rifiutare l'incontro, e per vincere ha ancora bisogno dell'aiuto del suo vecchio coach, Rocky Balboa…


Si scrive Creed II, si legge Rocky VIII. Sylvester Stallone torna, forse per l'ultima volta, a riscrivere il proprio mito. E sceglie di passare definitivamente il testimone al suo giovane erede, Michael B. Jordan, nel modo più "normale" possibile, secondo il suo stile, senza clamori e con una schiettezza che commuove. L'ultimo Rocky (perchè di questo si tratta) è un film-tributo a questa figura iconica del cinema popolare: se nel film precedente (Creed, nato per combattere) il motto era "un passo alla volta, un pugno alla volta, una ripresa alla volta", adesso un nuovo aforismo esce dalle labbra del vecchio pugile: "Se vuoi che il tuo avversario soffra, devi essere disposto a soffrire". Ergo: nella vita non ti viene regalato niente, e la dignità personale la si ottiene solo attraverso l'onestà e il sacrificio, necessari per stare in pace con se stessi.

Questo perchè non si può pensare di essere veri uomini senza prima aver saldato i conti con le proprie debolezze e il proprio passato (e il titolo di questo blog, personalmente, me lo ricorda in ogni istante). Nella scena madre del film, Rocky Balboa è seduto al tavolo del suo ristorante con Ivan Drago (Dolph Lundgren) sua nemesi, l'avversario messo al tappeto trent'anni prima e che ora torna a chiedere la rivincita affinchè il figlio, Viktor (Florian Munteanu) non ripeta la sua parabola discendente. Sarò sentimentale, forse dirò una bestemmia, eppure questa scena di pochi minuti mi ha ricordato quella tra Bob De Niro e Al Pacino in Heat di Michael Mann: due uomini l'uno contro l'altro, ciascuno con il proprio destino già scritto, eppure non rassegnati alla guerra…

A sfidarsi ovviamente non saranno loro, ma i rispettivi rampolli. Viktor Drago è un ragazzo cresciuto a pane e odio, ripudiato dalla madre e divorato dal rancore, smanioso di rendere giustizia a un padre che in una notte, su un ring, ha perso tutto: i soldi, l'amore, il prestigio, il rispetto. Adonis Creed invece è uno che in apparenza ha tutto ciò che desidera, eppure avverte dentro di sè il malessere di chi deve ancora dimostrare, in primis a se stesso, di essere un uomo. Non ci vuole molto a capire che Creed II non è che il remake a parti invertite di Rocky IV: solo che stavolta non c'è in ballo il prestigio di una nazione e la visione politica del mondo (capitalismo contro socialismo), ma la voglia di rivalsa di due uomini divisi dalla sorte, due personaggi shakespeariani che, come dice lo spekaer del match, sono divisi dalla storia ma uniti dalla tragedia…

Trent'anni prima era stato infatti un umile e disperato Rocky Balboa, affranto dai sensi di colpa per la morte dell'amico Apollo, a sottoporsi ad allenamenti massacranti per battere quella macchina da pugni di Ivan Drago, un robot costruito in laboratorio e manovrato dal regime, prima esaltato, poi usato e scaricato senza pietà (attenzione al cameo di Brigitte Nielsen: l'ex signora Stallone appare in pochi fotogrammi, eppure la sua presenza è fondamentale per capire il film). Oggi invece è il figlio di Drago a sputare sangue in luride palestre ucraine (dove finiscono i russi poveri, quelli che non ce l'hanno fatta) nella speranza di un'occasione che possa riabilitare il padre e la propria famiglia.

Creed II parla soprattutto di questo: non è affatto una storia di vendetta, come si potrebbe pensare, ma una storia di padri e figli, di sentimenti autentici, di esseri umani e non di supereroi, ognuno alla ricerca del suo posto nel mondo. La sceneggiatura di Stallone è sicuramente un po' ingenua, non certo sorprendente, ma senza ombra di retorica né pietismo: del resto chi, davvero, vorrebbe un Rocky nuovo, diverso da come lo abbiamo conosciuto, lui che è espressione di uno dei personaggi più "popolari" (nel senso letterale del termine) e caratteristici della cinematografia commerciale?

A deludere è semmai, e non poco, la regìa dell'esordiente Steven Caple jr, che banalizza le riprese dei combattimenti e segue diligentemente i protagonisti con inquadrature piuttosto "scolastiche", vanificando un cospicuo budget messo a disposizione (anche) per ricercare la spettacolarità delle immagini, che non c'è (chissà come sarebbe stato il film se fosse stato diretto ancora da Ryan Coogler, impegnato sul set di Black Panther). Ma aldilà di questo, Creed II è un film dignitosissimo e sincero, degno epilogo di una saga che ora, davvero, appare giunta al capolinea: non per sfinimento, ma per logica conseguenza e raziocinio. Stallone è bravissimo a far uscire di scena il "suo" Rocky nel modo più naturale possibile, senza scene ad effetto e senza edulcorare lo spettatore, perfettamente in linea con il personaggio.

Tocca ora a Michael B. Jordan aprire un nuovo ciclo e camminare con le proprie gambe.
Esattamente come Adonis Creed.

12 commenti:

  1. Il cuore di Creed 2⁠ ⁠non risiede in Adonis, ma sta tutto negli occhi di Viktor affamati di riscatto per sé e suo padre. Il mio cuore me l’ha spezzato non un pugno, ma lo sguardo di Viktor oltre il ring, verso una sedia vuota, irrimediabilmente vuota. In quel momento - sarà una bestemmia, ma è così - ho iniziato a tifare per lui.

    Desidero con tutto il cuore una nuova saga: Drago. Il figlio merita il riscatto (le ultime scene, con Ivan che cerca di abbracciarlo, loro che corrono assieme, e quello sguardo che dice ‘Mio padre non mi abbandonerà mai’).

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    1. Hai "spoilerato" clamorosamente :) la scena più importante del film (lo sguardo di Viktor sulla sedia vuota) ma sono assolutamente d'accordo con te: c'è spazio per una nuova saga e nuove idee, e ovviamente nuovi protagonisti, Drago su tutti. Ottimo commento, complimenti!

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  2. Avevo già voglia di vederlo ma sentendo parlare di rapporti genitori/figli mi sono sciolta del tutto. Troverò il modo di farlo. Sto sempre indietro con i film lo sai ma non certo per mancanza di buona volontà. E sinceramente credo che la tua non sia una bestemmia. Dopotutto, a loro modo, Lundgren e Stallone, sono due miti del cinema. Rocky rappresenta un pezzo di storia e il suo messaggio è e resta attuale. Più che mai. Nessuno ti regala niente. Bisogna sputare sangue per diventare grandi, uomini e donne.

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    1. Ne sono convinto anch'io. Il personaggio di Rocky rimane attualissimo: sbaglia chi, per anni (forse decenni) lo ha "ingabbiato" come immagine del sogno americano (niente di più falso: Rocky è un anti-eroe che ha cucite sulla sua pelle tutte le magagne del proprio paese) e questo film è la logica conclusione della sua storia. Con dignità e senza clamori, come gli si conviene.

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    2. Difatti. E a proposito di ciò. Credo che lui e Redford abbiano avuto in comune questo. Certo sono diversissimi come modo di fare cinema e per adesso Stallone ha chiuso solo con Rocky, non la sua carriera di attore ma il messaggio dei due è lo stesso su quel lato: avere il coraggio di dire basta e ritirarsi con dignità, senza clamori appunto. Meglio essere rimpianti. E leggendo i tuoi commenti sotto mi pare che la pensiamo uguale.

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    3. Indubbiamente. Tra l'altro Stallone quest'anno metterà fine anche a Rambo: forse è l'ultimo atto prima della pensione! :)

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  3. Condivido in pieno la tua analisi: eredità e padri con figli, ancora una volta bravissimo Stallone a raccontarsi attraverso un personaggio che ha fatto la sua fortuna ed è uscito dallo schermo come fosse esistito.
    Personalmente, spero non sia l'ultima volta, per Rocky. Anche se forse è un sogno di qualcuno che non vuole pensare che questo mito viva solo nei ricordi.

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    1. Rimarranno i suoi film, le sue battute imparate a memoria, le sue corse sulla scalinata del museo, la sua umanità mai scalfita nel corso di quarant'anni. Però, realisticamente, preferisco che la saga di Rocky termini così, nel modo giusto per uscire di scena(come sottolinei) e non venga rovinata da sequel improbabili che ne potrebbero offuscare la grandezza... è giusto che il giovane Adonis adesso percorra, da solo, la sua strada.

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  4. Come sai non amo i film sul pugilato, ma con il primo Creed eri riuscito a farmi appassionare e sono andato a vederlo. Mi era piaciuto molto più il primo inverità, però c'è da dire che Stallone sa dipingere benissimo l'umanità dei suoi personaggi. Ho apprezzato anche questo.
    Buona domenica!
    Mauro

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    1. Sì, Mauro: il film precedente era decisamente più bello. Però questo è un dignitosissimo episodio che chiude una saga leggendaria. Va benissimo anche così.
      Buona domenica!

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  5. Puoi immaginare quanto siano lontane da me le avventure di Rocky, eppure di questo film ho sentito parlare solo bene... vorrei vederlo, ma devo recuperare il primo?

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    1. Diciamo che se lo recuperi male non fa... :) se poi vuoi recuperare anche "Rocky IV" anche meglio! Scherzi a parte, è chiaro che questo, essendo un sequel ufficiale, non può prescindere dal predecessore. Oltretutto è, o almeno dovrebbe essere, il capitolo conclusivo di una saga amatissima dal pubblico e nata quarant'anni fa: quindi è chiaro che vedendo solo "Creed II" non si ha l'idea dell'ampiezza della saga.

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