martedì 5 febbraio 2019

CAPRI-REVOLUTION


titolo originale: CAPRI-REVOLUTION (ITALIA, 2018)
regia: MARIO MARTONE
sceneggiatura: MARIO MARTONE, IPPOLITA DI MAJO
cast: MARIANNA FONTANA, REINOUT S. VAN ASCHAT, ANTIONO FOLLETTO, EDUARDO SCARPETTA, GIANLUCA DI GENNARO
durata: 122 minuti
giudizio: 


Capri, 1910. In un'isola selvaggia e poverissima, ben diversa da oggi, una giovane contadina s'imbatte in una colonia di nudisti: sarà l'occasione per prendere consapevolezza di se stessa, del proprio ruolo e della propria libertà.



Una vera rivoluzione non comincia mai con le armi, ma dal profondo della società. Mario Martone ce lo ha spiegato (benissimo) nei suoi due film precedenti, Noi credevamo e Il Giovane Favoloso. E, seppure un pochino meno bene, lo ribadisce anche in questo Capri-Revolution, capitolo conclusivo di una Trilogia sul Risorgimento che prova a sviscerare con senso critico le origini della nostra Italia, sempre attraverso personaggi-chiave presi a pretesto per raccontarci una Storia più grande.

Così, se in Noi credevamo i protagonisti erano tre ragazzi animati dalla passione indipendentista, e ne Il Giovane Favoloso addirittura uno dei massimi poeti italiani, Giacomo Leopardi, in Capri-Revolution la macchina da presa segue una giovane contadina analfabeta (Marianna Fontana, molto brava) la cui vita semplicissima e primordiale viene stravolta dall'incontro ,inaspettato e dirompente, con una colonia di nudisti stabilitesi sull'isola napoletana per seguire un'utopia: quella di una "comune" dedita all'arte e alla natura, dove diritti e doveri sono uguali per tutti e nessuno cede all'individualismo, aiutandosi l'uno con l'altro.

La ragazza rimane subito conquistata da queste persone, subendo anche il fascino e il carisma del loro leader, che la porterà ad abbandonare la famiglia (e il padre morente) per unirsi al gruppo. Ripudiata dai suoi, imparerà a leggere e scrivere, acquisendo consapevolezza di se stessa e del proprio ruolo di donna, spesso scontrandosi con il giovane medico del paese, di simpatie marxiste, che disprezza il presunto "fancazzismo" della bizzarra comunità e predica invece la dottrina interventista (l'Italia stava per entrare in guerra, allo scopo di riconquistare le "terre irredente").

Il film viaggia su due binari di lettura. Uno è certamente il confronto tra utopie diverse: tra coloro che provano a costruire una società ideale, dove "uno vale uno" e le decisioni si prendono collettivamente, discutendo, privilegiando le attività culturali e sociali, dando risalto alla scienza (a discapito della religione e delle credenze popolari) e dove soprattutto anche le donne hanno voce in capitolo e piena libertà di esprimersi, dove il loro voto vale quanto quello degli uomini e la loro emancipazione può dirsi totale (tesi rivoluzionaria per l'epoca, in un'Italia dove appena il 10% della popolazione poteva votare per il Parlamento). Per contro, dall'altra parte c'è chi esorta a una società ideologica, politicizzata, borghese, basata sui privilegi e le gerarchie, del tutto scollegata dalla realtà del paese, composto per la stragrande maggioranza da povera gente.

Semplificando, possiamo dire che Martone sfrutta la metafora della popolana ignorante e ingenua, affascinata dal "nuovo mondo" che le si schiude davanti, per rappresentare le due Italie che si fronteggiano in un particolare momento storico: quella patriarcale e restìa al cambiamento (dei poveracci, ma anche dei nobili e dei letterati che temono di perdere i loro privilegi) e quella indipendentista e progressista della nuova classe borghese, il cui idealismo - ahimè - genererà "mostri" che condurranno il paese verso guerre sanguinose.

Il problema è che, a mio avviso, il regista lo fa in un modo un po' troppo stereotipato e con qualche eccessiva lungaggine (soprattutto nella prima parte, dove in certi momenti sembra davvero di rivedere Mediterraneo di Salvatores, come qualcuno tra il pubblico di Venezia - dove il film era in concorso - ha fatto scherzosamente notare), per poi però riscattarsi in un bellissimo finale, carico di suggestioni e inviti a riflettere, che conclude in modo degno un trittico di assoluto valore. Capri-Revolution è certamente il più debole dei tre, e certo la scelta (sciagurata) dei distributori di farlo uscire a Natale non ha giovato alla sua visibilità, ricavandone un fiasco colossale. Eppure è un film importante, "didattico", davvero per tutti.

4 commenti:

  1. Lovely pictures, Maddy! My favorite was the last one, but I also LOVE dewdrop photography, so it’s a hard choice. ??

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  2. Complimenti per la recensione, in effetti è un film di cui hanno parlato in pochissimi, ma sono convinto che merita. Vedrò di recuperarlo.
    Buona serata!
    Mauro

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    1. Grazie Mauro! Sì, un film di Martone merita sempre... verissimo!

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