martedì 12 marzo 2019

C'E' TEMPO



titolo originale: C'E' TEMPO (ITALIA, 2019)
regia: WALTER VELTRONI
sceneggiatura: WALTER VELTRONI, DORIANA LEONDEFF
cast: STEFANO FRESI, GIOVANNI FUOCO, SIMONA MOLINARI, FRANCESCA ZEZZA
durata: 100 minuti
giudizio: 


Stefano, studioso di arcobaleni in uno sperduto paesello di montagna, scopre di avere un fratellino minorenne che vive a Roma, cui dovrà fare da tutore in seguito alla morte dei genitori. Riluttante all'idea ma spinto dalla prospettiva di ricevere in cambio un lauto compenso, accetterà il compito, ma la convivenza con il piccolo all'inizio sarà molto difficile. Durante il viaggio di ritorno in macchina però le cose cambieranno... 


Un politico cinefilo, o forse un cinefilo prestato alla politica? Fattosta che per Walter Veltroni, primo segretario del PD, due volte sindaco di Roma ed ex ministro della cultura, il cinema è molto più che una passione o un passatempo... ideatore (da sindaco) della Festa di Roma, diffusore (da giornalista) di videocassette di grandi film allegate al quotidiano L'Unità, da lui diretto, riscuotendo un successo clamoroso, una volta abbandonata la politica si è tuffato anima e corpo nella regìa, prima come documentarista e infine, con questo C'è tempo, come regista di fiction a tutti gli effetti.

Con quali risultati? Diciamo alterni. Se infatti nei documentari la sua formazione del tutto autodidatta non si è fatta notare più di tanto, sopperendo alla mancanza di tecnica con immagini montate di grande spessore emotivo (mi riferisco più che altro a Quando c'era Berlinguer, del 2014), decisamente di minor fattura è il suo primo film "vero", da lui scritto e diretto, che mette in mostra tutti i limiti stilistici e professionali del Veltroni cineasta: C'è tempo è un film sincero, "veltroniano" a tutti gli effetti (e vedremo perchè), a tratti anche divertente e gradevole, ma di una pochezza stilistica che fa sorridere, e della quale non possiamo non tener conto.

Una cosa è certa: vedendo il film non sorgono dubbi sul fatto che si tratti di un racconto dichiaratamente semi-autobiografico, che rispecchia in pieno l'ideologia e il carattere del suo autore. Una pellicola infatti smaccatamente idealista, buonista, sdolcinata, con la barra dritta verso il culto dei buoni sentimenti e della positività, sui valori dell'accoglienza e della fratellanza. Il che, intendiamoci, di per sè non sarebbero neppure difetti, anzi: il problema è che Veltroni, seppur in buonissima fede, "esagera" clamorosamente in melensaggine e retorica, incapace di dosare nel modo giusto l'approccio naif alla storia con i contenuti, tutt'altro che frivoli, che vorrebbe mettere in scena.

Ma andiamo con ordine. C'è tempo è innanzitutto un classico road-movie, schema decisamente inflazionato nel cinema contemporaneo. Racconta dell'incontro e della convivenza (all'inizio forzata, poi tenerissima) tra due orfani: lo studioso di arcobaleni adulto e corpulento, che non ama il cinema ma ha un cuore grande, e il bambino tredicenne che non ama i social e guarda I quattrocento colpi in dvd (evidente alter-ego del regista). Due personaggi soli e solitari, uniti da un legame di sangue che si rivelerà fortissimo, e che sarà cementato manco a dirlo grazie alla settima arte: nel loro lungo viaggio in macchina Stefano e Guido renderanno omaggio a Bertolucci e Fellini, a Truffaut, Scola e Mastroianni, recandosi "casualmente" (per modo di dire) nei loro luoghi-simbolo disseminati lungo lo stivale.

Veltroni sceglie ottimi attori per questo suo tenero percorso di formazione: Stefano Fresi è bravissimo come sempre, il piccolo Giovanni Fuoco anche di più, Simona Molinari, cantautrice di talento al suo debutto davanti alla cinepresa, ha la grazia, la bellezza e le qualità necessarie per il ruolo.

Peccato però che il film non riesca mai ad elevarsi da una costruzione davvero scolastica, molto schematica, semplicistica, talvolta involontariamente comica... oltretutto aggravata dal voler mettere tanta, troppa carne al fuoco senza saperla cuocere: va bene la passione per il cinema, vanno benissimo le oltre cinquanta citazioni/omaggi/tributi a questa magnifica arte, ma a mancare in C'è tempo è proprio il cinema stesso: la sceneggiatura (scritta a quattro mani con Doriana Leondeff) sembra quella di un film di Pieraccioni con qualche ambizione in pìù (subito naufragata): uomo bruttino ma simpatico incontra una donna bellissima e tutti vivranno felici e contenti...

Un film concepito con buone intenzioni ma modestissimo nei risultati: pieno di luoghi comuni, oltremodo piatto, il classico "compitino" svolto con applicazione ma povero di stile e di forma (e questo era abbastanza prevedibile). Tuttavia sarebbe ingeneroso bocciarlo senza pietà: in fin dei conti il messaggio è genuino e condivisbile, lo svolgimento, per quanto semplice semplice, non annoia mai e riesce a strapparci più di qualche risata. Non è un film pretenzioso, assolutamente, e nemmeno ricattatorio malgrado il "buonismo" innato del suo regista.
Come opera prima ci possiamo accontentare... per il resto C'è tempo.

4 commenti:

  1. film pretenzioso e sconclusionato, Veltroni non è un regista. Finchè si tratta di documentari va anche bene ma un film vero è un'altra cosa: già dopo mezz'ora ero talmente annoiato che volevo andarmene

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    1. Sconclusionato sì… però non pretenzioso, almeno secondo me. Il film è una dichiarazione d'intenti di tutto il "veltronismo", in questo mi sembra onesto. Il problema è riuscire a metterlo in pratica e tirar fuori un risultato accettabile dal punto di vista stilistico. E qui direi che siamo parecchio lontani.

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  2. Veltroni lo preferivo come politico!
    E' una battuta, ovviamente :)
    Buona gjornata.
    Mauro

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    Risposte
    1. Anch'io, non me ne vergogno, sono stato veltroniano :) e di sicuro era molto meglio che come regista (almeno per ora :) )

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