venerdì 13 settembre 2019

PAGELLE VENEZIANE : FUORI CONCORSO E SEZIONI COLLATERALI

"Adults in the room", di Costa-Gavras

Dal "vecchio" leone Costa-Gavras al grande documentarista Alex Gibney, da piccoli gioielli sconosciuti come Atlantis o l'italiano Il Varco, fino al vero film-evento di questa Venezia 76, ovvero Us +Them di Roger Waters, autentico testamento musicale e artistico di un autore a trecentosessantagradi sempre impegnato verso il sociale. Sono solo alcuni dei tanti, tantissimi lungometraggi che animano le sezioni collaterali di un festival del cinema, e dove spesso si "annidano" bellissime sorprese. Vedere tutto è impossibile, ma già questi sette titoli mi sento di consigliarveli a scatola chiusa!



ROGER WATERS, US + THEM 
(di Roger Waters e Sean Evans, GB) - fuori concorso
E' stato il vero evento della Mostra, con buona pace anche dei titoli in concorso: un documentario memorabile sull'ultimo tour del leader dei Pink Floyd, un film-concerto che ripercorre una carriera intera e che non si limita solo alla musica. Anzi, la musica è quasi un pretesto per dare forza a un messaggio di fratellanza e solidarietà verso i più deboli, con un Waters ancora una volta strenuo portavoce dei diritti umani. A tutte le latitudini.




CITIZEN K 
(di Alex Gibney, USA) - fuori concorso
Alex Gibney è uno dei più importanti documentaristi al mondo, e questo nuovo film non smentisce la sua fama: attraverso immagini di repertorio, materiali inediti, interviste esclusive e tanta maestria, scopriamo come la Russia sia passata, quasi in un battito di ciglia. dal crollo delle ideologie e del comunismo alla falsa democrazia dell' uomo forte Vladimir Putin. Una fotografia delle distorsioni del capitalismo più sfrenato in uno dei paesi più ricchi di contraddizioni al mondo.



IL VARCO 
(di Federico Ferrone e Michele Manzolini, Italia) - sconfini
Uno dei piccoli gioielli "invisibili" (o quasi) di questa edizione della Mostra: un film a metà tra fiction e materiali d'archivio, molti dei quali inediti, che alterna le immagini della campagna di Russia del 1941 a quelle attuali, girate in territori nei quali anche oggi si combatte e in cui la guerra pare non essersi mai fermata. Bello e originale il messaggio pacifista. Sceneggiatura scritta dai due registi insieme a Wu Ming.


 
SANCTORUM 
(di Joshua Gil, Messico) - settimana della critica
In un minuscolo villaggio dell'Alto Messico un bimbo e sua madre vivono in mezzo al bosco, in condizioni di estrema povertà, coltivando marijuna per sopravvivere. Quando, un giorno, la mamma non fa rientro a casa, probabilmente rapita dai cartelli della droga, il piccolo corre nel bosco invocando gli elementi primari della terra (aria, acqua, sole) per far tornare a casa la donna. Film commovente, visionario, surreale, di grande potenza visiva, che ricorda il miglior Malick. Delicato e sorprendente.



ATLANTIS 
(di Valentin Vasyanovych, Ucraina) - orizzonti
Ucraina, 2025. In un futuro prossimo, in un paese dilaniato dalla guerra, un uomo per sopravvivere accetta di entrare a far parte di una task-force con il compito di recuperare i corpi dei soldati morti sotto le bombe. Interessante metafora distopica con evidente parallelismo coi tempi che corrono, girato con grande cura e professionalità. Ha vinto, meritatamente, la sezione Orizzonti.



THE KING 
(di David Michod, GB) - fuori concorso
"Rischia", tra virgolette, di essere ricordato solo per la love-story scoppiata sul set tra i due giovani protagonisti, ovvero l'astro nascente Timothèe Chalamet (lo abbiamo visto in Chiamami col tuo nome e Beautiful Boy) e la figlia d'arte Lily Rose-Depp. Un drammone bellico che ricostruisce, romanzandola parecchio, l'ascesa al trono di Enrico V e i suoi compromessi per garantirsi il potere. Attendibilità storica molto discutibile, ma il film tutto sommato funziona bene e si lascia vedere.



ADULTS IN THE ROOM 
(di Costa-Gavras, Grecia/Francia) - fuori concorso
Onore al merito al quasi novantenne Costa-Gavras, sempre lucidissimo e coerente con i suoi princìpi, a maggior ragione in un film che parla della "sua" Grecia, che nel 2015 in seguito alla vittoria di Tsipras alle elezioni politiche combattè un durissimo negoziato contro l'Europa che minacciava di imporle condizioni-capestro per non uscire dalla moneta unica. Il film è ovviamente di parte (la sceneggiatura è tratta dai diari dell'allora ministro delle finanze Varoufakis) e racconta la tensione, le umiliazioni e il dramma di quei giorni, consumati nelle oscure stanze del Parlamento Europeo. Aldilà del pensiero politico, il film si fa apprezzare per il messaggio che veicola: nessuno può arrogarsi il diritto di umiliare e affamare un popolo, togliendogli speranza e dignità, per colpe che ricadono tutte su chi gestisce male il potere. Film asciutto e cristallino, con la schiena dritta, come quella del suo regista.
  

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