martedì 5 novembre 2019

L'UOMO DEL LABIRINTO



titolo originale: L'UOMO DEL LABIRINTO (ITALIA, 2019)
regia: DONATO CARRISI
sceneggiatura: DONATO CARRISI
cast: TONI SERVILLO, DUSTIN HOFFMAN, VALENTINA BELLE', VINICIO MARCHIONI
durata: 130 minuti
giudizio:


Samantha, una ragazzina adolescente, viene rapita mentre sta andando a scuola. La ritroviamo quindici anni dopo, viva ma traumatizzata nel fisico e nell'anima: uno psicologo la aiuterà a ricordare quei terribili giorni di prigionìa cercando nel contempo di rimetterle in sesto la mente...



Certe cose è meglio lasciarle fare agli americani... e non basta una vecchia star americana in vacanza premio (Dustin Hoffman) per conferire a un film un tono da respiro internazionale. Donato Carrisi, scrittore di successo improvvisatosi regista (anche con buoni risultati: il suo esordio con La ragazza nella nebbia tutto sommato non era male) ci ha preso gusto e torna al cinema con questo L'uomo del labirinto, tratto dal suo omonimo, ennesimo bestseller e girato con un budget importante. Non sempre però alzare l'asticella dell'ambizione porta a risultati migliori e difatti, a mio modestissimo parere, questa volta il risultato è decisamente inferiore al film d'esordio.

Diciamolo subito: non è scimmiottando i thriller d'oltreoceano che per proprietà transitiva si ottiene qualcosa di buono anche da noi: è evidente che L'uomo del labirinto attinge a piene mani da una filmografia di genere da cui ormai, quasi per saturazione, è difficile trarre qualcosa di nuovo. Il problema è che questa opera seconda non funziona nemmeno come noir classico: Carrisi prova ad unire gli elementi tradizionali del cinema americano con stilemi artistici tipicamente italiani, solo che questi elementi non riescono mai ad amalgamarsi tra loro e rimangono perfettamente riconoscibili e distanti, conferendo al film un'atmosfera plastificata e provinciale, esattamente il contrario di quello che era lo scopo.

Vediamo infatti un Toni Servillo che altro non è che lo stereotipo del detective americano già incontrato in mille altri film: trasandato, lurido, asociale, indisponente, inviso ai superiori, dotato però di grande fiuto e rettitudine morale e pronto a calarsi nell'indagine a dispetto di tutto, anche degli ostacoli più estremi (in questo caso un male incurabile).  Per contro, troviamo aspetti tecnici e creativi tipicamente italiani, che però ricordano troppo gli schemi degli horror anni '70 (lo vogliamo dire? quelli di Dario Argento) e appaiono decisamente fuori tempo massimo: basti pensare alle scenografie gotiche e cromaticamente violente degli interni, le musiche sovraccariche che rimandano ossessivamente a Morricone, e non ultimo il labirinto del titolo, un classico fin troppo classico del genere (perdonatemi il gioco di parole...) un collage di scene e situazioni in cui la somma non fa mai il totale, parafrasando il grande Totò.

C'è troppa carne al fuoco e ci sono troppe esagerazioni in questo film, che perseguendo una strada (impervia) aperta da Tarantino cade nella trappola del citazionismo esasperato finendo per risultare parodistico.

Troviamo infatti di tutto e di più ne L'uomo del labirinto, leggi un numero spropositato di citazioni tanto al chilo che nei 130 minuti (eccessivi) di lunghezza sfiancano lo spettatore: conigli giganti (Lynch? Donnie Darko?), vecchie signore che emergono dagli scantinati (Shining??), mostri senza bocca e dalla voce metallica (Il labirinto del fauno?), oltre all'immancabile voce fuori campo, talmente scontata che ormai nemmeno gli studenti di cinema usano più...


Cosa si salva? Direi ovviamente la sceneggiatura, non a caso scritta da uno scrittore: la trama regge e coinvolge, i colpi di scena non sono troppo prevedibili, il finale e i (tanti) sottofinali non sono scontati. Il problema è che tutto il film appare poco credibile, finto, per i motivi che abbiamo esposto fin qui. Sembra più un videogame, un gioco di ruolo, un giocattolino costoso ma fine a se stesso in cui ci si diverte a indovinare come andrà a finire ma di cui ti rimane poco o nulla, perchè nessun aspetto umano, morale o sociologico è approfondito come dovrebbe. Vorrebbe stupire, ma finisce solo per risultare indigesto a chi, di film come questo, ne ha visti fin troppi e gradirebbe qualcosa di meno ambizioso ma, magari, un filino più originale. Senza voler chiedere troppo.

6 commenti:



  1. Very informative article it really helped me so much and the strategies are awesome.Thanks for sharing.

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  2. Hola! (sì sto risbucando dal nulla dopo due anni, colpo di scena)
    Anche a me la ragazza nella nebbia non era dispiaciuto anche se non mi aveva nemmeno esaltato. Infatti pensavo di recuperare questo, ma le tue considerazioni mi scoraggiano un po'

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    1. Bentornata! E' bello risentirti ;)
      Come dico sempre, le mie considerazioni non devono mai condizionare nessuno a desistere dalla visione di un film, perchè le opinioni sono sempre personali e i gusti sono sempre diversi. Quindi vai pure a vederlo e poi semmai ne riparliamo!

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  3. Ero incerto tra questo e Doctor Sleep. A questo punto sceglierò l'altro!
    Buona serata!
    Mauro

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    1. Mah... guarda Mauro, non saprei davvero che dirti: io mi rifiuto di vedere "Doctor Sleep" perchè mi sembra, come dire, molto poco riguardoso nei confronti di un genio del cinema come Kubrick. Ma capisco che questa mia posizione possa risultare "talebana", non è mia natura fare guerre di opinione, ci mancherebbe.

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