lunedì 25 maggio 2020

I MISERABILI



titolo originale: LES MISERABLES (FRANCIA, 2019)
regia: LADJ LY
sceneggiatura: ALEXIS MANENTI, GIORDANO GEDERLINI, LADJ LY
cast: DANIEL BONNARD, ALEXIS MANENTI, DIJBRIL ZONGA, STEVE TIENTCHEU, ALMAMY KANOUTE, ISSA PERICA
durata: 103 minuti
giudizio:



Stephàne, agente di polizia proveniente da Parigi, viene trasferito alla Brigata Anti Criminalità (BAC) per dare manforte ai compagni di pattuglia Chris e Gwada, che con metodi non proprio cristallini cercano di mantenere l'ordine nella banlieue di Montfermeil, una delle più "calde" della capitale francese. Ma quando, durante un tafferuglio, Gwada perde la testa ferendo un ragazzino, la situazione rischia di precipitare...



Non c'entra, ma c'entra. I Miserabili di Ladj Ly non è l'ennesima versione cinematografica del libro di Victor Hugo (trattasi infatti di una sceneggiatura originale), tuttavia i riferimenti al testo letterario sono evidenti e dichiarati: e non solo per la citazione finale prima dei titoli di coda, tratta proprio da Hugo ("non ci sono nè cattive erbe, nè uomini cattivi, ma solo cattivi coltivatori"), quanto soprattutto per il contesto in cui agiscono i protagonisti, paradossalmente (e colpevolmente) non troppo dissimile da quello del primo '800 in fatto di diritti umani, conquiste sociali e lotta di classe.

Il regista Lady Lj, francese di origine maliana, nato, cresciuto e tuttora residente nel quartiere popolare di Montfermeil (lo stesso citato nel romanzo) racconta un giorno di ordinaria follia di una pattuglia di poliziotti impegnata nella perlustrazione di una delle banlieues più degradate e complicate di Parigi, in cui basta una scintilla, un pretesto qualsiasi per far esplodere una rabbia incontrollata che viene da lontano. La banlieue di Montfermeil, proprio come ai tempi di Hugo, è un microcosmo di miseria, sfruttamento, di un disagio represso di persone che vivono in condizioni di estrema precarietà, che siano delinquenti o persone oneste, adulti o bambini, vittime o carnefici di una società che li ignora da sempre.

Non è un caso che il film inizi proprio dal centro di Parigi, dove vediamo una folla oceanica che festeggia la vittoria della nazionale transalpina ai mondiali di calcio del 2018. L'unico evento capace, anche se solo per qualche ora, di riunificare un paese dalle enormi differenze economiche e culturali. Ma dal paradiso all'inferno il passo è breve: solo qualche decina di minuti di autobus e la macchina da presa comincia a seguire le peripezie di un gruppo di ragazzini che si mettono nei guai, dando il via a una spirale di violenza cui i tre poliziotti protagonisti dovranno porre rimedio, seppur a modo loro.

Questo I Miserabili a prima vista ricorda molto un vecchio e notevole film sullo stesso tema, L'odio di Mathieu Kassovitz (1995), solo che qui viene ribaltata completamente la prospettiva: il punto di vista non è quello delle vittime bensì della polizia, dove un agente appena arrivato dalla capitale si vede subito catapultato in un inferno a cui gli altri due componenti della pattuglia sono ben abituati, tanto da ricorrere a metodi ben poco ortodossi per ristabilire l'ordine, spesso travalicando la legalità, in una condizione che non si bene quanto dettata dalle esigenze o dalla frustrazione, dalla sete di vendetta verso un ambiente ostile che non si sono scelti e che disprezzano profondamente. Quello che fa impressione, aldilà delle immagini e della sceneggiatura, è constatare che ben venticinque anni dopo il film di Kassovitz la situazione delle perifierie parigine non è minimamente cambiata...


Ne viene fuori una pellicola durissima, avvincente, adrenalinica, un film di pura azione girato con piglio documentaristico (non a caso opera prima di un regista di documentari) in cui la storia narrata attinge da fatti di cronaca realmente accaduti che diventano emblematici di un disagio sociale represso che in passato ha portato la Francia sull'orlo della rivolta popolare (vedi gli scontri del 2005, l'anno più difficile), e che tuttora non fanno dormire sonni tranquilli ai vari governi e presidenti in carica. Il grande merito del film è quello di non scivolare sugli stereotipi del caso, superando la distinzione manichea tra buoni e cattivi e fotografando la realtà per quella che è, anche in riferimento alle forze dell'ordine.

I tre poliziotti sono infatti molto diversi tra loro: Chris (Alexis Manenti), il capo pattuglia, è uomo pericoloso e corrotto, che non esita a scendere a patti con la malavita locale per garantirsi il quieto vivere suo e del quartiere. Gwada (Dijbril Zonga) è un giovane agente che accetta passivamente il comportamento del suo superiore, mentre Stephàne (Damien Bonnard), l'ultimo arrivato, è un'idealista che non riesce a capacitarsi del modo di operare dei colleghi, che non comprende e non giustifica, senza però rendersi ben conto dell'ambiente circostante. E' lui il simbolo di uno Stato assente, che abbonda di buone parole e sani principi ma che non riesce a risolvere i problemi se non sporcandosi le mani. La tragica rapprsentazione di una realtà, purtroppo, sempre più diffusa nel vecchio continente, cui il potentissimo, sconvolgente finale del film (che non si può raccontare) certo non fa sconti.

6 commenti:

  1. Una bomba! Dovrebbe essere il primo di una trilogia: gli altri due, ho letto, andranno a ritroso nel tempo. Insieme a JoJO Rabbit per ora miglior film dell'anno.
    Stesso tuo giudizio in teiere.

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    1. Non lo sapevo, e ti ringrazio per l'informazione! Mi fanno sempre molto piacere questi scambi di informazioni tra cinefili... è il bello dei blog. Condivido il tuo entusiasmo sul film, è ancora un po' presto per stilare classifiche, ma di sicuro è finora tra i migliori titoli di questa stagione un po' "particolare"

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  2. Da brividi! Gli ultimi minuti sono da antologia, ma tutto il film è davvero notevole per come riesce a trasportarti in una realtà difficile come quella dei sobborghi parigini.
    Buona giornata!
    Mauro

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    1. Sì, il finale è potentissimo. Resta scolpito nella mente.
      Un carissimo saluto, Mauro!

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  3. Io ci ho visto un po' anche Training Day con Denzel Washington, per il rapporto tra la recluta e il poliziotto scafato. Comunque è davvero una bomba, concordo con il tuo giudizio!

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    1. Sinceramente, per quanto anche il film di Fuqua fosse notevole, non ci ho visto molte attinenze, se non per il particolare (giusto) che segnali te. Però, per quanto stile e messinscena ne facciano un film universale e comprensibile ad ogni latitudine, direi che il contesto è molto "europeo", Il che ce lo fa apprezzare e comprendere ancora di più

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