sabato 6 giugno 2020

GEORGETOWN


titolo originale: GEORGETOWN (USA, 2019)
regia: CHRISTOPH WALTZ
sceneggiatura: DAVID AUBURN
cast: CHRISTOPH WALTZ, VANESSA REDGRAVE, ANNETTE BENING
durata: 95 minuti
giudizio: 



L'ambiguo Urlich Mott, sedicente diplomatico ed ex ufficiale dell'esercito (?), riesce a circuire e sposare la ricca vedova Elsa Brecht, di quasi trent'anni più vecchia di lui, malgrado l'ostilità della figlia della donna. Quando, qualche tempo dopo, l'anziana signora viene trovata morta in casa sua in circostanze poco chiare, tutti i sospetti ricadono ovviamente sul marito...



E' sempre un piacere veder recitare Christoph Waltz, grande attore istrionico e gran bel personaggio, tanto che gli possiamo anche "perdonare" a cuor leggero il suo debutto alla regìa, oggettivamente non proprio necessario, visto il film: questo Georgetown è infatti un prodotto alquanto convenzionale e molto conformista, che però si lascia vedere volentieri proprio grazie all'ennesima strabiliante performance dell'attore austriaco. Diciamola tutta: Georgetown non è altro che una "scusa" per imbastire un personale one-man-show in cui la regìa si nota davvero poco... e forse è per questo che nei credits del film compare solo la sua iniziale (C.Waltz), quasi a voler mantenere un tono opportunamente minimalista.

Tratto da una storia incredibilmente vera (questa sì!), il film racconta le vicende di un arrampicatore sociale senza scrupoli che nei primi anni del nuovo millennio, spacciandosi per diplomatico tedesco e alto funzionario dell'esercito iracheno (!), riesce ad entrare nelle grazie della ricca vedova Elsa Brecht, famosa giornalista americana, fino a portarla all'altare. L'anziana donna capisce subito che quel giovane spasimante, che per l'età potrebbe essere suo figlio, non è altro che un abile millantatore spregiudicato e fanfarone, tuttavia non può non restarne affascinata: Ulrich Mott le fa una corte serrata, la riempe di attenzioni, sa farla sorridere, riesce a restituirle la voglia di vivere che aveva perso dopo la morte del primo marito. E decide che il gioco potrebbe anche valere la candela.

Ovviamente non sarà così: dopo l'iniziale luna di miele l'uomo comincerà a snobbarla e tradirla (con... altri uomini!), sfruttando le disponibilità economiche della consorte per i suoi lussi e le sue losche attività, allontanandosi misteriosamente per lunghi periodi e tornando a casa ogni volta sempre più indifferente e anaffettivo. Finirà male, malissimo, nel peggior modo possibile, in un epilogo dove tutto quello che lo spettatore immagina si avvererà puntualmente, senza alcuna sorpresa. E forse proprio questo è il significato che Waltz vuol dare alla sua opera prima: il Sogno Americano è finito da tempo (non è certo il primo a scoprirlo...) e i soldi facili, il successo, la scalata al potere non si possono ottenere in altro modo che vendendo l'anima al diavolo (cioè al sistema).

Georgetown (il nome prende spunto dall'omonino quartiere residenziale di Washington D.C., nei pressi della Casa Bianca, dove si trova la lussuosa dimora della Brecht) assomiglia molto per storia e ambientazioni a Prova a prendermi di Steven Spielberg, con la differenza però che la gioiosa e sconsiderata "follia" di Frank Abagnale jr. viene sostituita dalla cinica spregiudicatezza di Mott, che non esita a ricorre anche ai mezzi più subdoli pur di conquistarsi un posto al sole in società. A qualsiasi costo.

Un film come detto godibile e divertente, sebbene di un cinismo feroce che non sempre trova compiacimento in chi guarda. Waltz fa da mattatore assoluto ricorrendo a tutto il suo repertorio di fascino, eleganza, talento e passione artistica. Peccato però che la sua onnipresenza finisca per mettere immeritatamente in secondo piano le performance di due grandi attrici, la sempre magnetica Vanessa Redgrave (splendida ottantenne, nel ruolo di Elsa Brecht) e la sempre bravissima Annette Bening, che interpreta la figlia, entrambe purtroppo sacrificate da una sceneggiatura che punta eccessivamente i riflettori sul protagonista.

4 commenti:

  1. Speravo di meglio, l'ho trovato noioso e soprattutto troppo autoreferenziale.
    Poco convincente come esordio alla regia.

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    1. non l'ho trovato noioso, ma certo molto autoreferenziale... quello sì. è l'errore in cui spesso cadono molti grandi attori al loro debutto alla regia. concordo.

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  2. Lui l'ho apprezzato recentemente in Alita (che comunque mi è piaciuto ma con parecchi limiti). Questo mi sembra proprio un film trascurabile effettivamente... tra l'altro sembra simile alla storia della nostra Lollobrigida...

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    1. Davvero! Non avevo pensato alla "Lollo" nazionale... ma effettivamente ci sono parecchie analogie! :D

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