martedì 28 luglio 2020

VENEZIA 77: NE VALEVA LA PENA?


Dopo il Covid, le macerie (o quasi). Che quest'anno la Mostra del Cinema di Venezia sarebbe stata molto diversa dal solito lo si sapeva: senza i film americani, senza l'apporto di Netflix, senza le grandi produzioni (ancora tutte ferme), era ovvio aspettarsi un programma ridimensionato. Questa consapevolezza però non ci rallegra: la selezione ufficiale presentata oggi in conferenza stampa da Alberto Barbera sa tanto di "vorrei ma non posso": un cartellone che abbraccia il cinema "indie" non per scelta ma per necessità, che magari piacerà ai cinefili duri e puri, quelli che godono come ricci a vedere in concorso Kiyoshi Kurosawa (no, non è parente del grande Akira), ma che certo non invoglierà nè i media nè gli appassionati a fare rotta sul Lido. Per certi versi mi ricorda un po' i vecchi Festival di Sanremo degli anni '70, quando le case discografiche erano in rotta con la Rai e sul palco dell'Ariston si esibivano emeriti carneadi...


Che magari, intendiamoci, saranno pure bravissimi eh! Ma, certo, a un primo sguardo Venezia 77 non è esattamente quel che si dice un menù coi fiocchi: un paio di veterani alquanto bolliti (Amos Gitai e Andrej Koncalovskij, che non fanno un film decente da anni), una regista promettentissima ma appena al suo terzo film (Chloe Zhao), un Leone d'oro del passato mai troppo amato dal pubblico di casa nostra (Gianfranco Rosi), e poi una ciurma di nomi noti solo agli addetti ai lavori (e secondo me neanche quelli). Senza poi contare le presenze puramente "festivaliere" (nel senso che vivono solo ai festival) di Lav Diaz e Frederick Wiseman, confinati nel fuori concorso.


Ma, soprattutto, a mancare è il cinema italiano, quello a cui teniamo di più: con tutto il rispetto per il già citato Rosi e la brava Susanna Nicchiarelli, oltre a Emma Dante e Claudio Noce, passando per Luchetti (che aprirà, fuori concorso, la rassegna lidense) e Guadagnino (con un documentario su Ferragamo) non si può proprio dire che in Sala Grande passerà il gotha della produzione nazionale. E si ha un bel dire, inoltre, che la Mostra di quest'anno vedrà protagoniste le donne (ben otto registe in concorso). Le femministe aspettino a fare salti di gioia: otto donne (più quelle in giuria) in un cartellone che vale mediaticamente pochissimo, non è proprio una grande rivincita. Vediamo magari cosa succederà il prossimo anno...

E per quest'anno, invece, da qui a settembre ci porremo sempre la stessa domanda: ne valeva davvero la pena?


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