sabato 5 settembre 2020

HIGH LIFE


titolo originale: HIGH LIFE(FRANCIA/GB/GERMANIA, 2018)
regia: CLAIRE DENIS
sceneggiatura: CLAIRE DENIS, JEAN-POL FARGEAU
cast: ROBERT PATTINSON, JULIETTE BINOCHE, JESSIE ROSS, ANDRE BENJAMIN, MIA GOTH
durata: 113 MINUTI
giudizio:


Un padre e sua figlia piccola viaggiano da soli a bordo di una stazione spaziale dispersa nell'universo. Durante la deriva, il padre racconta alla bambina come sono riusciti a sopravvivere alla strage di tutti gli uomini dell'equipaggio, composto da una colonia di ex detenuti in viaggio verso un buco nero per scopi scientifici...



Homo, homini lupus. Un film disturbante, per certi versi scabroso, di sicuro di non facile fruizione e ancor meno facile digeribilità, ma anche (soprattutto) un potente affresco d'autore sulla condizione umana e la difficoltà (meglio, l'impossibilità) di una pacifica convivenza. Davvero una gran bella sorpresa questo High Life, uscito purtroppo fugacemente nelle sale italiane, con cui la regista Claire Denis si cimenta per la prima volta con il genere fantascientifico, costruendo un racconto filosofico che al sottoscritto ha ricordato molto Il Signore delle Mosche di William Golding: una comunità di esseri umani rinchiusa su un'astronave in mezzo allo spazio profondo, senza alcuna possibilità di fuga e diretta verso una mèta prevedibilmente senza ritorno. Inutile dire che l'atmosfera a bordo, già molto tesa, farà degenerare gli eventi verso un caos incontrollato e drammatico...

Un film dal ritmo volutamente lentissimo, esasperante, come il clima che si respira a bordo della stazione spaziale. Che già dalle prime immagini ci appare vuota, inospitale, con l'unico passeggero (Robert Pattinson) intento ad accudire una bambina (sua figlia?) in modo amorevole ma anche innaturale, indicatore del rapporto malsano che sembra esserci tra loro due. Subito infatti si capisce che i due, almeno in principio, non erano soli. Ci sono tracce di un passato recente e burrascoso, si capisce che qualcosa non è andato per il verso giusto. E i tanti flashback, all'inizio poco illuminanti, si fanno via via sempre più espliciti nel mostrare l'ingranaggio autodistruttivo che ha decimato l'intero equipaggio.

Un equipaggio composto da ex galeotti, detenuti per crimini gravissimi, ai quali è stata concessa una specie di "amnistia" a patto di entrare a far parte di una spedizione che dovrà studiare gli effetti delle radiazioni di un buco nero sugli esseri umani, al quale la navetta dovrà cercare di avvicinarsi il più possibile... è chiaro che si tratta di un viaggio verso la morte, che gli astronauti sono cavie umane spedite nel vuoto cosmico per servire una causa più grande di loro, della quale sono ben consapevoli, come si evince dai gesti meccanici, irrituali, forzatamente quotidiani, volti a mascherare una implausibile normalità di facciata.

A guidarli è una scienziata ambigua e bipolare (Juliette Binoche), dal passato poco limpido (lo testimoniano le cicatrici fisiche e psichiche che si porta addosso) anch'essa condannata al confino galattico poichè ossessionata dai suoi demoni, ovvero i suoi studi sulla fecondazione artificiale, anche in assenza di gravità, che opprimono i malcapitati compagni di equipaggio: i membri di sesso maschile sono infatti obbligati a masturbarsi quotidianamente (in un'apposita sex-room) e consegnarle il loro sperma, che ella utilizza ogni volta per impiantarlo sulle colleghe femmine, chiaramente senza il loro consenso, di nascosto, seguendo rituali disumani che poco hanno a che fare con la scienza.

I tentativi ovviamente vanno tutti a vuoto, con l'unico effetto di esasperare gli animi delle persone a bordo. Il clima si avvelena, la fragile stabilità emotiva va in pezzi, la situazione degenera fino a collassare in tutta la sua aberrante drammaticità. Il film diventa così una dolorosa parabola sull'insensatezza dei rapporti umani, girato con una carnalità tutta femminile (e questo è senz'altro l'aspetto più intrigante e originale) e pronto a sbatterci addosso l'ennesimo dibattito sull'etica della ricerca scientifica, ma da un punto di vista assolutamente inusuale. Bravissimi la Binoche (con che coraggio riesce a girare una scena di auto-erotismo davanti alla cinepresa!) e il sempre più sorprendente Pattinson, cui ormai solo gli scettici prevenuti non riconoscono ancora le sue capacità recitative.

Un film duro, introspettivo, ma anche ansiogeno e affascinante, che strizza ben poco l'occhio al cinema mainstream (malgrado una coppia di protagonisti famosi) e si cimenta invece in una fantascienza adulta, contemplativa, poco spettacolare, che richiede al pubblico una buona dose di concentrazione e predisposizione (e anche stomaco) per ripagarlo però alla grande in termini di qualità artistica e concettuale. Un film nato per far discutere e parlare di sè, riuscendoci benissimo. Sarà difficile vederlo al cinema, ma la visione casalinga è comunque strettamente consigliata.

6 commenti:

  1. Ne avevo parlato prima del restart. Non ne ero stato molto entusiasta, sinceramente...

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    1. A me è piaciuto molto, ho sempre amato questo tipo di fantascienza "adulta" e riflessiva, in più qui c'è un "tocco" femminile che lo rende molto, molto particolare.

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  2. Tra l'altro loro due insieme già in Cosmopolis mi avevano conquistato. Questo film ce l'ho in lista anche io (insieme ad altri mille film), ma da come ne scrivi sembra essere proprio uno di quei film che fanno decisamente al caso mio.

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    1. Spero di sì: a me questo tipo di fantascienza piace, e in effetti Pattinson e la Binoche sono davvero bravi. È un film non facile, per certi versi anche sgradevole, ma la visione d'insieme l'ho trovata lucidissima. Se riesci a vederlo fammi sapere, e magari poi ne parliamo.

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  3. Adoro Claire Danis. Hai detto bene: riesce a far sentire la sua femminilità e la sua sensibilità prettamente da donna anche in generi apparentemente lontanissimi come questo, rimanendo sempre coerente con se stessa. Anche a me è piaciuto tantissimo.

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    1. Io di Claire Denis ho visto solo "Chocolat" (oltre a questo, ovviamente) ma era un film "da grande pubblico". A questo punto devo proprio recuperare anche gli altri.

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