sabato 10 ottobre 2020

PADRENOSTRO


titolo originale:
PADRENOSTRO (ITALIA, 2019)

regia: CLAUDIO NOCE
sceneggiatura: CLAUDIO NOCE, ENRICO AUDENINO
cast: PIERFRANCESCO FAVINO, MATTIA GARACI, BARBARA RONCHI, FRANCESCO GHEGHI
durata: 122 minuti
giudizio: 


Roma, 1976. Un ragazzino assiste dalla finestra a un attentato terroristico contro il padre magistrato. L'episodio lo condizionerà psicologicamente per tutta l'infanzia, oltre a costringerlo a una vita sempre sotto scorta. Tratto da una storia vera, accaduta al fratello del regista.  



Valerio Le Rose
è ancora un bambino quando il padre Alfonso, importante magistrato in prima linea contro il terrorismo (siamo nei poco tranquilli anni '70, gli anni di piombo) viene crivellato di colpi sparati da una cellula dei Nuclei Armati Rivoluzionari. Valerio assiste alla scena dalla finestra di camera sua, ma non ne parla con nessuno e torna a letto. Il padre, miracolosamente, riesce a sopravvivere. Da quel giorno però per Valerio e la sua famiglia inizierà una nuova vita, fatta di paura costante, nervi a fior di pelle e continui spostamenti sempre sotto scorta. Ovvio che tutto ciò si ripercuoterà pesantemente sulla psiche di Valerio, che oltre a rinchiudersi in se stesso si abbandonerà all'immaginazione, confondendo spesso il sogno con la realtà...

E' un film molto toccante e sentito Padrenostro di Claudio Noce, dichiaratamente autobiografico (il padre del regista, poliziotto, fu davvero vittima di un attentato) e intellettualmente onesto, mai ricattatorio. Non è e non vuole essere una ricostruzione esatta dei fatti, bensì un'allegoria dei tempi che furono e un saggio su  come la violenza può entrare a gamba tesa in una mente innocente, inerme, alterandone la percezione delle cose.

E' da questo punto di vista che va valutato il film: Padrenostro è un'opera emozionale, girata con la pancia e con il cuore (è un complimento), magari imperfetta e non sempre sorretta di una sceneggiatura adeguata, ma che non merita assolutamente le stroncature ricevute alla sua presentazione all'ultima Mostra di Venezia (chissà perchè la stampa italiana è sempre atavicamente prevenuta verso il cinema di casa nostra, a meno che non si tratti dei "soliti noti" - Garrone, Sorrentino, Moretti, ecc.). Il film colpisce ed conquista il pubblico, che non può fare a meno di sentirsi coinvolto dal difficile rapporto tra un bambino problematico e un padre amorevole, eroico ma troppo assente, troppo spesso incapace di suscitare nel ragazzino quel sentimento di protezione e affetto di cui avrebbe immensamente bisogno.
 
Alfonso (Pierfrancesco Favino) è infatti un uomo austero, rigido, silenzioso, abituato per via del suo mestiere a nascondere le sue paure, le cui cicatrici fisiche e morali non possono non ripercuotersi su Valerio (Mattia Garaci) che non capisce e non si spiega perchè suo padre è quasi sempre fuori casa, scostante, e soprattutto sempre con lo sguardo triste e stanco, carico di preoccupazione. Valerio non capisce cosa succede ma fiuta il pericolo, l'insicurezza del padre, e vorrebbe mostrarsi forte come lui... il suo carattere però è totalmente diverso, tale da rendersi conto che non riuscirà mai a diventare una spalla per il genitore: ed ecco che allora s'inventa una vita parallela, in cui immaginar(si) e convincersi di essere all'altezza della considerazione del babbo.
 

Il piccolo Mattia Garaci (che avevamo già notato in Capri-Revolution di Mario Martone) convince appieno in una parte impegnativa e per niente facile. Pierfrancesco Favino dal canto suo si fa apprezzare per essersi messo a disposizione di una storia in cui il suo ruolo vive di luce riflessa rispetto a quello giovanissimo protagonista. La Coppa Volpi vinta a Venezia è forse esagerata (pare però che quest'anno non ci fossero in Concorso interpretazioni maschili particolarmente degne di nota) ma non scandalosa: il 2020 è stato davvero un anno memorabile per il bravo attore romano, capace di portarsi a casa anche il David di Donatello (per Il Traditore) e il Nastro d'argento (per Hammamet). Un "triplete" che lo fa entrare di diritto tra i fuoriclasse del cinema italiano.
 

8 commenti:

  1. L'ho trovato sincero, come dici te, ma anche pesantuccio. Forse un po' troppo lungo (che, mi rendo conto, non granchè come critica, ma ho subìto la durata). Favino bravo ma non eccezionale, in fin dei conti non è nemmeno protagonista.

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    1. In effetti la lunghezza si sente, è vero. Ci sono diverse cadute di ritmo che potevano essere evitate con una sceneggiatura migliore, è il difetto su siamo in po' tutti d'accordo. Favino non è protagonista assoluto ma molto bravo (e umile) nel mettersi al servizio della storia.

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  2. Mi è piaciuto molto, non sapevo fosse tratto da una storia vera. Favino molto bravo, come sempre, ma il ragazzino è straordinario!

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    1. Vero, il ragazzino è bravissimo. Il protagonista è lui, tutto il film gira intorno a lui.

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  3. Lo dico da profano: ho avuto qualche difficoltà nel mettere a fuoco le parti, diciamo, "oniriche" e quelle tratte dal vero. Però nel complesso il film mi è piaciuto, anche se ho apprezzato di più Favino in altri ruoli.
    Un saluto e buona settimana.
    Mauro

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    1. Di sicuro non è il miglior film di Favino, che però come ho scritto sopra è stato encomiabile a fare da "spalla" al giovane protagonista. Se il film è riuscito (e per me lo è) lo si deve soprattutto agli interpreti.

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  4. Però devo dire che il trailer l'hanno confezionato veramente bene, perché mi ha dato l'impressione di essere di fronte a un film molto interessante, ma anche molto emozionante (non in maniera patetica). Quindi appena possibile lo guarderò sicuramente.

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    1. E' vero, il trailer è molto accattivante. Ma anche il film non è affatto male. Ripeto: al netto di una sceneggiatura un po' debole è un'opera sincera, che riesce a farti emozionare. Non è poco.

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