lunedì 23 novembre 2020

IL TALENTO DEL CALABRONE

 

titolo originale: IL TALENTO DEL CALABRONE (ITALIA, 2020)
regia: GIACOMO CIMINI
sceneggiatura: GIACOMO CIMINI, LORENZO COLLALTI
cast: SERGIO CASTELLITTO, LORENZO RICHELMY, ANNA FOGLIETTA
durata: 85 minuti
giudizio: 


DJ Steph è un giovane e fascinoso speaker radiofonico che ogni notte conduce un programma ascoltatissimo dai giovani. Una sera però ad intervenire in diretta è un uomo di mezza età, che pretende di ascoltare musica classica e monopolizzare la trasmissione: in caso contrario, si farà esplodere dentro la sua autobomba...  



Sono i pregiudizi, tante volte, a toglierci il gusto della visione. O forse l'omologazione dei nostri gusti (mi ci metto anch'io) verso un certo tipo di cinema ormai monopolizzato dal mainstream che d'istinto ci fa storcere il naso se un thriller notturno, teso e volutamente di genere, anzichè essere ambientato a New York o Los Angeles, come ci hanno abituato, sorvola dall'alto la skyline di Milano ed è girato tutto dentro un grattacielo della metropoli lombarda. Che non sarà l' Empire State Building ma ha comunque un suo perchè.

E' un buon film, Il talento del calabrone. Certo non perfetto, con diverse ingenuità, girato in evidente economia, eppure capace di intrigare e catturare lo spettatore fino alla fine, partendo da un canovaccio tutt'altro che originale (lo psicopatico che minaccia di far saltare in aria una città) e giungendo a un epilogo invece sorprendente e nient'affatto scontato dopo appena 85 velocissimi minuti (è un complimento) da godere tutti d'un fiato. Cinema di genere, lo abbiamo già detto, ma fatto con eleganza e intelligenza: non siamo dalle parti di Die Hard - duri a morire (non è un action fatto per la risata) e neanche di In linea con l'assassino (non c'è alcun pippone morale alla base della follia di chi sta dall'altra parte della cornetta) quanto piuttosto di Talk Radio, per il rapporto seducente che si instaura tra conduttore e ascoltatore, vittima e carnefice, dove le differenze tra "buoni" e "cattivi" si livellano con il trascorrere della notte...



E' un film seduttivo, Il talento del calabrone. Che ti rapisce con le atmosfere ovattate e melliflue di una Milano by night che assomiglia parecchio alla Milano da bere degli anni '90, dove tutto sembra fascinoso, perfetto, elegante, e dove il marcio viene nascosto sotto lo zerbino, pronto a riaffiorare quanto ormai sembra tutto risolto, dimenticato. E invece c'è chi non dimentica, come un grandissimo Sergio Castellitto, che senza mai muoversi dall'abitacolo di un'automobile imbottita di esplosivo riesce con le parole e con lo sguardo a farci partecipi del suo dramma personale, che lo porta a confrontarsi con un uomo più giovane, più bello, più sfrontato, più amato dalla gente come DJ Steph (un Lorenzo Richelmy irritante come sempre, ma stavolta per giusta causa) e metterlo alla berlina, a suo modo, per riscuotere un debito vecchio di anni...



Ovvio, non tutto funziona. Ci vuole parecchia sospensione d'incredulità per accettare tutto quello che succede nella trama, così come ci fa parecchio sorridere il personaggio di Anna Foglietta, nei panni di un' improbabile poliziotta in abito da sera che in men che non si dica indossa anfibi e cinturone per trasformarsi in una Lara Croft de' noantri cazzuta e piuttosto ridicola nel gestire un'ancora più improbabile sezione di polizia scientifica che... dispone di attrezzature e tecniche di spionaggio degne di 007 e anche oltre (!) penso che questo sia l'unico momento in cui davvero si cade nel ridicolo involontario, almeno per quello che siamo abituati a sentire sulle condizioni in cui operano le nostre forze dell'ordine. E vabbè.

Eppure, al netto di queste ingenuità, il film di Giacomo Cimini funziona. Ha ritmo, velocità, buoni dialoghi, buoni interpreti, sapienti atmosfere. Non sarà Michael Mann (no, proprio no!) però funziona eccome. Un film intelligente, umile, girato senza voler strafare e con l'unico obiettivo di intrattenere il pubblico (scusate se è poco...) sfruttando un canovaccio che il pubblico ama. A dimostrazione che anche in Italia si può riuscire con poco a cimentarsi con un certo tipo di cinema di genere, con stile e accuratezza. 


8 commenti:

  1. Speravo in un qualcosa stile Talk Radio di STone ed invece è una specie di In Linea con L'assassino di Joel Schumacher.

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    1. Secondo me assomiglia più a "Talk Radio" che al film di Schumacher... ma comunque, aldilà delle assonanze, è chiaro che è un film che non punta sull'originalità quanto sull'atmosfera e sulla capacità di intrattenere lo spettatore. A mio modesto parere riuscendoci.

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  2. Mi è piaciuto. Uno dei rari film visti in piattaforma che mi siano piaciuti, specie su quelle a pagamento. Hai ragione, le atmosfere ricordano un po' Michael Mann. E ' un film che va visto di notte!
    Buona serata e buonanotte, giustappunto.
    Mauro

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    1. Oddio, Mauro... paragonare questo film a quelli di Mann è quantomeno blasfemo! (scherzo!) però in effetti qualcosa mi dice che l'autore qualche film di Mann lo deve avere visto ;) comunque hai ragione: è un film che, visto di notte, secondo me è più bello!
      Un caro saluto.

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  3. Poteva andare meglio...piaciuta l'idea di fondo, piaciuta l'intenzione di uscire dagli schemi italici (o italioti), buono Richelmy, al limite del ridicolo,ahimè, Anna Foglietta dall'occhion perennemente sbarrato...

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    1. Condivido. Il personaggio della Foglietta, scritto malissimo (e malissimo interpretato) è indubbiamente l'aspetto più debole del film, che però rimane comunque godibile.

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  4. Non capisco perché l'abbiano pernacchiato un po' tutti. Per me un film pieno di ingenuità, ma comunque gradevole e che non annoia mai. E la risoluzione finale mi ha fatto voler bene al personaggio di Castellitto, davvero...

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    1. I film italiani scontano sempre il pregiudizio della critica di casa nostra. E' assurdo, ma è così. Oggettivamente non si può dire che questo sia un brutto film: magari ce lo dimenticheremo presto, ma la bruttezza per me è ben altro..

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