sabato 7 novembre 2020

ON THE ROCKS


titolo originale:
ON THE ROCKS (USA, 2020)

regia: SOFIA COPPOLA
sceneggiatura: SOFIA COPPOLA
cast: RACHIDA JONES, BILL MURRAY, MARLON WAYANS
durata: 96 minuti
giudizio: 



Una scrittrice quarantenne poco ispirata e prossima alle nozze comincia ad avere seri dubbi sul suo matrimonio. Deciderà quindi di chiedere aiuto a suo padre per "spiare" il compagno e scoprirne le eventuali scappatelle con altre donne, nonchè per confidarsi sulla propria situazione lavorativa e personale...




Un passo indietro, indubbiamente. Ma anche la conferma (che per me è quella che conta) che Sofia Coppola rimane comunque un' Autrice a tutto tondo, ancorata a uno stile e a un'idea di cinema particolarissima e personale, quella di una (ancora) giovane donna, figlia di un padre ingombrante, che prova a sgomitare in un mondo dorato ma impalpabile, seduttivo ma anche ingannatore (quello del cinema hollywoodiano) in cui è cresciuta senza averlo potuto scegliere e che rimane il suo habitat naturale, nonostante tutto. Un cinema fatto di malinconia profonda, assenza, solitudine, eppure assolutamente lieve, introspettivo, mai urlato, delicato nei modi e profondo nelle sue riflessioni. 

On the rocks non fa eccezione a questo essendo, per l'ennesima volta, un film fortemente autobiografico: un film dove, appunto, una quarantenne madre e futura moglie è costretta a fare i conti con un padre famoso e farfallone, amorevole ma soffocante, ma anche l'unica persona (forse) fidata in un ambiente che, come al solito, non lascia troppo spazio ai rapporti umani. La filmografia della Coppola è piena di donne sole e prigioniere nella loro gabbia dorata: dalle "vergini suicide" dell'esordio alla malinconica Marie Antoinette, dalla trascurata Charlotte di Lost in translation alle frivole e viziate ragazzine di Bling Ring... Il comune denominatore di queste storie è l'incomunicabilità, lo straniamento di una società superficiale che non va mai a fondo nelle cose, e in cui è difficile instaurare relazioni profonde e durature.

On the rocks è quindi a tutti gli effetti un film "coppoliano"... il problema è che però, per la prima volta nella carriera della sua regista, scivola irrimediabilmente nella banalità di una scrittura poco convinta e poco coinvolgente, che abbraccia clichè visti e stravisti e che, sarà forse per l'ambientazione nella Grande Mela, strizza troppo l'occhio a un Woody Allen di maniera (non certo quello di Interiors e Annie Hall, per capirci, ma al Woody Allen stanco e svogliato dell'ultimo periodo, quello dei film-cartolina girati con lo stampino e nostalgici del tempo che fu). La Coppola non è a suo agio - e si vede - nel raccontare una New York borghese e sofisticata, ruffiana e poco accomodante, che poco interessa allo spettatore e non riesce nemmeno a farlo sognare di essere lì (o meglio, a potersi permettere di essere lì).

Si fa infatti parecchia fatica ad immedesimarsi nella quotidianità di una scrittrice giovane e ricca, che vive e lavora in un attico da urlo di Manhattan e che è vittima, sai che novità, del classico "blocco" creativo, dovuto principalmente ai dubbi sul suo matrimonio. La brava Rashida Jones interpreta al meglio il suo ruolo, ma il film soffre di una sceneggiatura poco ispirata e piena di stereotipi, alquanto superficiale, dove a mancare sono più che altro i piccoli dettagli, quei preziosi particolari che nei film della Coppola servivano a caratterizzare e definire il carattere dei personaggi, quelle tenere sfumature di luce e di macchina (pensiamo alle atmosfere ovattate di Lost in translation) che riuscivano a farti "innamorare" dei protagonisti senza sapere bene il perchè...  



Finisce così che a giganteggiare nel film è solo l'iconico Bill Murray, grande amico personale della regista e attore istrionico e gigione, che va a nozze nell'interpretare un padre onnipresente, megalomane, possessivo (come papà Francis?), talmente carismatico da spingere l'insicura figliola a trasformarsi in una improbabile stalker e pedinare il marito (presunto) fedifrago, cercando prove dei suoi tradimenti. Il problema è che le situazioni davvero divertenti si contano sulla dita di una mano, e anche i momenti profondi e sentimentali si riducono, in pratica, solo allo stiracchiato pre-finale, quando il Bill Murray padre, tradizionalmente ciarliero e brillante, non riesce a indovinare nemmeno una battutina di spirito di fronte all'incredulità e alla delusione della figlia.

On the rocks non è altro che un'elegante, garbata ma banalissima storia di corna, che si esaurisce in qualche dialogo brillante e sfuma in una New York malinconica e grigia, stanca e poco accattivante. Colpa di un film incerto e non molto ispirato, girato forse su commissione per Apple TV e, sempre forse, per rendere omaggio a un Bill Murray al solito delizioso da vedere ma che, per i motivi di cui sopra, finisce per mangiarsi un film che non sarà certo ricordato come il migliore della sua regista. Ma che il sottoscritto, in ogni caso, continuerà a stimare profondamente.



10 commenti:

  1. Risposte
    1. ... e lo è anche adesso, indubbiamente. Ha uno stile inconfondibile, personalissimo, impossibile da non riconoscere. Però questo film è debolissimo e banale a livello di scrittura. Per la prima volta, direi. Ci può stare.

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  2. In genere mi piacciono i film della Coppola, quindi mi dispiace un po' sentire che questo non è all'altezza dei precedenti. Mi sembra che le similitudini con Lost in Translation siano moltissime: quello mi è piaciuto molto, e anche Bling Ring non è male, ma il mio preferito resta Marie Antoinette. Cercherò comunque di vedere On the Rocks per verificare di persona, grazie!

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    1. Prego! Anch'io adoro Sofia, e questo è il suo primo film ad avermi deluso. Càpita, ci mancherebbe. Comunque ti aspetto qui per riparlarne ;)

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  3. Idem per me. Sembra proprio uno dei peggiori Woody Allen. Che involuzione, cara Sofia!

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    1. Dai... aspettiamo un attimo a parlare di involuzione! Magari è solo un incidente di percorso ;)

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  4. «On the rocks non è altro che un'elegante, garbata ma banalissima storia di ###, che si esaurisce in qualche dialogo brillante e sfuma in una New York malinconica e grigia, stanca e poco accattivante.»
    Sono cattivo se dico che, dopo il suo esordio, questa formula riassume la cinematografia della buona Sofia? 😅

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    1. Sì, sei molto cattivo!! ;)
      A parte gli scherzi, io ho sempre amato il cinema di Sofia: è un cinema che racconta l'assenza, lo spaesamento, le difficoltà di comunicare nel nostro tempo. In molti dicono che i suoi film non parlano di nulla, la trovo un'analisi piuttosto superficiale ma capisco che possano non piacere, ci mancherebbe. Il problema è che questo film, a differenza dei precedenti, è proprio banale nei contenuti e anche nello sviluppo...

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    2. Ma sí, lo spaesamento e l'incomunicabilità... Ma vorrei essere anch'io depresso e pieno di soldi, mettiamola così 😂

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    3. ma sai... sono stili e modi di vita che noi mortali nemmeno immaginiamo. io credo che comunque non sia semplice, non solo nel lavoro, essere figlia di cotanto padre. un padre parecchio ingombrante.

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