lunedì 30 novembre 2020

ZIO FRANK


titolo originale: UNCLE FRANK (USA, 2020)
regia: ALAN BALL
sceneggiatura: ALAN BALL
cast: PAUL BETTANY, PETER MACDISSI, SOPHIA LILLIS
durata: 104 minuti
giudizio: 



Nel 1973, il professore universitario Frank Bledsoe e sua nipote, la diciottenne Beth, partono in macchina da New York per raggiungere la South Carolina, dove li attende il funerale del patriarca di famiglia. Durante il viaggio verranno inaspettatamente raggiunti dal compagno di Frank, Walid, che si offrirà di accompagnarli a destinazione...



Qualche tempo fa, prima che arrivasse il maledetto Covid, ebbi modo di vedere a teatro la versione italiana di The boys in the band, famosa pièce del 1968 diretta da Mart Crowley e poi trasposta al cinema due anni dopo da William Friedkin con il titolo di Festa per il compleanno del caro amico Harold. Lo spettacolo di Crowley ebbe un enorme eco all'epoca, tanto da essere rappresentato per gli anni successivi con più di mille repliche, e fu in pratica il primo testo teatrale a tematica LGBT ad approdare a Brodway, diventando immediatamente un simbolo per tutti gli omosessuali d'America.

Premessa necessaria per inquadrare meglio il contesto in cui è ambientato Zio Frank, la cui vicenda si svolge proprio in quegli anni, tra la fine degli anni '60 e l'inizio dei '70, in cui anche la civilissima America era in realtà un paese spaccato in due riguardo la libertà sessuale: se negli stati più liberali e democratici del Nord i gay erano infatti tollerati e rispettati, ben diversa era la situazione al Sud, da sempre più retrogrado e conservatore, dove dichiararsi omosessuale equivaleva condannarsi all'emarginazione, all'imbarazzo e al disprezzo della gente comune.

E' per questo che il professor Frank Bledsoe (un meraviglioso Paul Bettany, finalmente smarcatosi dagli Avengers) ha deciso di mettere più chilometri possibile di distanza tra lui e la propria famiglia che vive ancora nel South Carolina, uno degli Stati più arretrati e reazionari del Paese. Frank è un gay nascosto: vive da dieci anni a Manhattan con il suo compagno Walid (Peter Macdissi), ufficialmente suo coinquilino, e entrambi sfruttano l'amicizia con una loro collega affinchè si finga, a turno, la loro fidanzata "ufficiale". Frank è un uomo gentile, colto, sensibile, tenerissimo: e quando un giorno la sua giovane nipote Beth (la bella Sophia Lillis, già vista in It) le chiede consigli sul suo futuro scolastico, non ci pensa due volte a esortarla a trasferirsi al college di New York City dove insegna lui, e dove viene rispettato come docente e come uomo.

Una volta arrivata nella Grande Mela, Beth non impiega molto a capire il motivo per cui suo Zio Frank è sempre stato ripudiato e tenuto in scarsa considerazione dalla propria famiglia. Inizialmente riluttante a parlare con lei, Frank comincia però pian piano ad apprezzare la disponibilità e l'apertura mentale della nipote, aprendosi sempre più e arrivando a confessarle la sua sessualità nonchè la relazione di lunga data con Walid, anche lui peraltro esiliato dalla sua rigorosa famiglia musulmana. Beth esorta continuamente lo zio a liberarsi dal peso del suo segreto, controbattendogli le stesse parole con cui egli esortava la ragazza a vivere la propria vita per se stessa e non per gli altri... l'occasione, se così si può dire, arriva quando il vecchio padre di Frank muore improvvisamente per un infarto ed entrambi saranno costretti a intraprendere un lungo viaggio in macchina da New York fino al loro paese natale per assistere ai funerali del patriarca.

Frank è comprensibilmente riottoso all'idea del viaggio, ma capisce che non può esimersi. A dargli una mano saranno proprio Beth e naturalmente anche Walid, i quali si offriranno di accompagnarlo fino in South Carolina per la definitiva resa dei conti. A questo punto il film, che per tutta la prima parte veleggiava amabilmente con toni da commedia nostalgica (un po' come in Radio Days di Woody Allen) cambia bruscamente registro e si trasforma in un drammatico faccia a faccia tra il benpensantismo di un popolo (nella fattispecie gli Stati Uniti, ma la condizione è ovviamente universale) e l'oppressione di una persona innocente costretta a dover "giustificare" il proprio orientamento sessuale a una famiglia da sempre ostile e cieca anche di fronte all'evidenza.

 
Scritto e diretto da Alan Ball, gay dichiarato e attivista in prima linea per i diritti degli omosessuali, nonchè già vincitore di un Oscar una ventina di anni fa per la sceneggiatura di American Beauty (un film a suo modo destinato ad entrare nell'immaginario dell'epoca), Zio Frank è un ottimo film che riesce a combinare perfettamente umorismo e dramma, affetto e commozione, riflessione e rabbia, senza mai scadere nella retorica e nel pietismo. E', in un certo senso, la versione riveduta e corretta (e non edulcorata) di Green Book, altro film sulla diversità che però tracimava in un buonismo stucchevole e melenso. Invece Zio Frank è esemplare nel mostrarci con assoluto rigore e sincero coinvolgimento la condizione dei gay negli anni '70, oltre a riflettere magnificamente l'amore tra Frank e Walid, due uomini che hanno fatto enormi sacrifici solo per godersi un'esistenza semi-normale. 

Presentato con successo all'ultimo Sundance Festival e distribuito (purtroppo solo in streaming) da Amazon Prime Video, Zio Frank è una di quelle pellicole che sanno riconciliarti con l'idea di un cinema semplice, sincero, impegnato, capace di suscitare indignazione e sentimenti profondi. E che sa andare dritto allo scopo: quello di tenere alta la guardia verso i diritti inalienabili delle persone, che non dobbiamo mai dare per scontati.

         

6 commenti:

  1. Beh, questo l'avrei visto volentieri, raccontandolo me lo sono già immaginato. Chissà magari prima o poi uscirà il dvd.

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    1. I prodotti Amazon (così come quelli Netflix) difficilmente escono in dvd poichè rimangono disponibili per anni sulle loro piattaforme streaming... comunque mai disperare: molto dipende dal successo che avrà il film.

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  2. Anch'io dal trailer l'ho associato a Green Book, mi pare il classico film di buoni sentimenti uscito giusto giusto prima delle feste! ;)

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    1. Invece no. Non è assolutamente un prodotto melenso e stereotipato come Green Book. E' un film che per certi versi ti ferisce e ti fa star male, ti crea un disagio e un'indignazione autentica. Nulla a che vedere con i film natalizi...

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  3. Mi ispira moltissimo, non lo conoscevo per niente ma credo che Paul Bettany sia un ottimo attore quindi, dalla tua recensione, sembra proprio valga la pena di vederlo, Grazie mille!

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    1. E' un bel film, per me è stata una sorpresa. Paul Bettany è un attore bravo e non sempre considerato come merita... e si è pure sposato Jennifer Connelly, la donna più bella del mondo! :D

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