lunedì 14 dicembre 2020

L'INCREDIBILE STORIA DELL'ISOLA DELLE ROSE

titolo originale: L'INCREDIBILE STORIA DELL'ISOLA DELLE ROSE (ITALIA, 2020)
regia: SYDNEY SIBILIA
sceneggiatura: SYDNEY SIBILIA, FRANCESCA MANIERI
cast: ELIO GERMANO, MATILDA DE ANGELIS, LEONARDO LIDI, TOM WLASCHIHA, LUCA ZINGARETTI, FABRIZIO BENTIVOGLIO, VIOLETTA ZIRONI 
durata: 118 minuti
giudizio: 



Rimini, 1968: Giorgio Rosa, giovane ingegnere idealista e un po' folle, decide di costruire una piattaforma in mare aperto, fuori dalle acque territoriali, proclamandone l'indipendenza: nella neonata Repubblica Esperantista dell'Isola delle Rose si batterà moneta comune, si parlerà una lingua universale e il potere apparterrà a tutti... una storia incredibilmente vera, una piccola utopia che a suo modo fece storia.



Una storia così incredibile non poteva accadere che nel '68, l'anno-simbolo degli idealismi e delle utopie. E quale massima utopia poteva esserci se non quella di costruire un mondo perfetto, giusto, fuori dalle convenzioni sociali, dove le regole le scrivono direttamente i cittadini, si parla una lingua universale, si accoglie a braccia aperte chiunque ne voglia far parte e si vive nella massima libertà? Il migliore dei mondi possibili, quindi, quello che l'ingegner Giorgio Rosa si era costruito a sole sei miglia nautiche dalla spiaggia di Rimini, la cui utopia durò 55 indimenticabili giorni, giusto il tempo di un'estate...

Questa era L'Isola delle Rose, e bisogna innanzitutto dare merito a Sydney Sibilia (che prosegue la proficua collaborazione produttiva con la Groenlandia di Matteo Rovere) di aver riportato alla luce con un film frizzante e sbarazzino questa storia così emblematica e dimenticata: la storia (vera, e nemmeno troppo romanzata) di un ingegnere italiano geniale e amabilmente folle che costruisce una piattaforma di 20 metri x 20 in mezzo all'Adriatico e ne proclama l'indipendenza, non prima di essersi dotato di una bandiera, una moneta, una lingua (l'esperanto) e aver convinto qualche amico folle (quasi) quanto lui (nella fattispecie, un naufrago, un disertore tedesco senza cittadinanza, una minorenne incinta e un figlio di papà svogliato e amante del bere...) a imbarcarsi in un'avventura di breve durata ma che cambierà irrimediabilmente e per sempre le loro vite.

Una vicenda poco conosciuta e forse volutamente rimossa dalla storia ufficiale, quella che parla di una grande nazione (l'Italia) ottusa e democristiana fino al midollo, che dichiara formalmente guerra a una micronazione pacifica e pacifista, perchè terrorizzata dalla possibilità di creare un pericoloso precedente. Come ci ricorda la didascalia finale, infatti, lo sgombero dell' Isola delle Rose rimane a tutt'oggi l'unico atto militarmente ostile nella storia della Repubblica Italiana. E questo malgrado Giorgio Rosa avesse (invano) tentato di portare il caso all'attenzione delle Nazioni Unite e del Consiglio d'Europa, ricevendo perfino il tacito e tardivo riconoscimento del suo governo.


Sibilia
racconta questa vicenda con uno stile un po' naif e un po' malinconico, quello che ben conosciamo fin dalla trilogia di Smetto quando voglio, che rende la pellicola gradevole, scorrevole, intelligente, innegabilmente adorabile. Una pellicola sbarazzina ma non evanescente, che diverte (parecchio) nella prima parte e ci accompagna con trasporto fino a un epilogo toccante e rabbioso, coerente con il taglio imposto al film. Merito anche (come in Smetto quando voglio) di un cast assolutamente all'altezza, dove a svettare è come al solito un Elio Germano stralunato, sognatore, trasformista, che parla con naturalezza il bolognese e sa rendere credibilissima la sua maschera di giovane idealista sessantottino poco avvezzo alle regole...

A fargli da degno alter ego è però un "vecchio" leone della commedia all'italiana, quel Fabrizio Bentivoglio, mirabile trasformista, che incarna con mefistofelica crudeltà il ruolo del Ministro dell'Interno Franco Restivo, personaggio-simbolo di un paese (o meglio, di una politica) mediocre e qualunquista, bigotta e corrotta, che proprio in nome della Libertà (la sua, e quella in senso lato di un sistema di potere) distrugge i Sogni dei suoi concittadini.

Il film non cade però nel tranello di una scelta di campo di facciata: non si schiera, non parteggia per  nessuno, non ha la pretesa di convincerci che un altro mondo è possibile. Salvo, forse, che nell'ultimissima battuta, che riassume il senso nobile di tutta l'operazione:

"L'importante è cambiare il mondo, o almeno avere la forza di provarci". 

10 commenti:

  1. Davvero interessante. Credi possa uscire anche nelle sale?

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    1. In sala non penso proprio. Non è la politica di Netflix. Che, per inciso, è anche molto restìa a far uscire in dvd i suoi film, però ad esempio lo ha fatto con "ROMA", due anni dopo l'uscita. Chissà, può darsi che tra un po' di tempo, una volta concluso lo sfruttamento commerciale sulla piattaforma, possa finire sugli scaffali delle librerie e videoteche. Ma in sala la vedo dura.

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  2. Conoscevo la storia, ho visto anche il documentario su youtube che ne parla. Il film è davvero carino nella sua leggerezza e fa anche molto ridere. Mi è piaciuto.
    A presto.
    Mauro

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    1. E' leggero ma non inconsistente. Rispecchia perfettamente lo stile di Sibilia. Ed ha anche il merito di (ri)portare alla luce una vicenda (forse) volutamente rimossa dalla storia. Non è poco.
      A presto, Mauro. Un abbraccio!

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  3. Come scrivevo altrove, pur leggendone benissimo ovunque, non riesco a togliermi di dosso la sensazione, del tutto aprioristica ovviamente, che si tratti di un topo di storia e di film simili a quelle che si vedono nelle ficiton sulla Rai con Beppe Fiorello. Ora qui abbiamo Germano e Sibilia e quindi siamo da tutt'altra parte, però non so, è come se mi arrivasse questa idea senza alcun motivo veramente fondato. Ciò detto, seppur non con l'urgenza con cui recupero altri film, sicuramente lo guarderò anche io, anche perché la trilogia di Smetto Quando Voglio la adoro letteralmente.

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    1. Se hai adorato la trilogia di Smetto quando voglio vedrai che ti piacerá anche questo: lo stile di Sibilia non cambia, in questo il regista campano è molto coerente. Il tono del racconto è molto naif, malinconico, leggero ma mai superficiale. Siamo in ogni caso lontanissimi (per me) dalle fiction Rai.

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  4. Visto, finalmente. Mi è piaciuto un sacco, Germano che parla bolognese è spassosissimo! Non so quanto la storia sia stata romanzata ma sicuramente il film scorre che è un piacere!

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    1. La storia è romanzata... ma non troppo, nel senso che Sibilia ha modificato il finale per esigenze di pathos, ma l'ossatura del film rispecchia fedelmente i fatti. È una buonissimo commedia, cosa nient'affatto facile di questi tempi.

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  5. Piaciuto moltissimo. Un gran bell'ode ai sognatori!

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    1. E' vero. Un omaggio all'utopia, al sogno, alla voglia di cambiare, girato con stile leggero ma non superficiale, anzi. La storia dell'Isola delle Rose è lo specchio perfetto di un'epoca e di una generazione.

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