lunedì 18 gennaio 2021

ONE NIGHT IN MIAMI


titolo originale: ONE NIGHT IN MIAMI (USA, 2020)
regia: REGINA KING
sceneggiatura: KEMP POWERS
cast: KINGSLEY BEN-ADIR, ELI GOREE, ALDIS HODGE, LESLIE ODOM JR.
durata: 115 minuti
giudizio: 



Miami, 22 febbraio 1964: in un incontro memorabile, il giovane Cassius Clay batte il favorito Sonny Liston e si laurea campione del mondo dei pesi massimi. Le leggi sulla segregazione razziale vigenti in Florida non permettono però i festeggiamenti agli atleti di colore, così il neo campione è costrettoa passare la serata in una stanza d'albergo insieme agli amici Malcom X, Sam Cooke e Jim Brown. La reunion sarà l'occasione per confrontarsi tra loro e discutere una strategia per rivendicare i diritti dei neri americani.



America. Miami, 1964. Una notte forse non basta a cambiare i destini di un Paese, ma può cambiare quelli di quattro amici speciali. Specie se gli amici in questione sono Malcom X (attivista e leader del movimento afroamericano), Sam Cooke (cantante e musicista di successo), Jim Brown (star del football americano) e naturalmente Cassius Clay, il più celebre e smargiasso dei quattro, che poche ore prima le ha suonate sul ring a Sonny Liston ed è diventato campione del mondo dei pesi massimi, a soli ventidue anni. Sono tutti e quattro neri, ricchi, belli e famosi, eppure il colore della loro pelle li discrimina non poco: nella opulenta e vivacissima Florida ai neri, per legge, non è permesso festeggiare in pubblico, nemmeno se si è campioni del mondo...

Così, all'esuberante Cassius non rimane altro che celebrare la sua vittoria in una spartana camera d'albergo, a pochi chilometri dalla "movida" di Miami Beach (riservata ai bianchi) insieme alla compagnia di cui sopra. Una notta che trascorrerà mangiando gelato, bevendo alcolici (di frodo) e soprattutto chiacchierando, neanche troppo amabilmente, su come porre fine a quella condizione assurda e vergognosa. 

E fin qui è tutto vero, fa parte della storia. Da questo momento in poi invece la neo-regista Regina King mette da parte i libri e si affida alla fantasia (e soprattutto alla pièce teatrale messa in scena dallo sceneggiatore Kemp Powers) immaginando cosa potrebbero essersi detti questi quattro grandi personaggi in quelle poche ore che cambiarono il corso della loro vita... dopo quella notte infatti nulla per loro fu più come prima: il mattino seguente Cassius Clay rinnegò la religione cattolica in favore di quella musulmana (assumendo il nome di Muhammad Ali), Jim Brown lasciò il mondo dello sport per dedicarsi al cinema (migrando verso la più "democratica" Hollywood, dove i soldi contavano più del colore della pelle), Sam Cooke si trasformò da cantante melodico e poco impegnato a cantautore "resistente" (dopo aver ascoltato - forse in quella stessa notte - Blowin' in the wind di Bob Dylan), mentre Malcom X decise di sfidare di petto i suoi avversari politici affrontandoli a muso duro.


Non tutto ovviamente andò come doveva andare (è un eufemismo): Cooke e Malcom X sarebbero morti pochi mesi dopo, entrambi barbaramente uccisi per le loro idee, Brown non raggiunse mai il successo sperato come attore (anche se i fan di Tim Burton lo ricorderanno in una scena cult in Mars Attacks!) e Clay proseguì la sua trionfale carriera nella boxe pagando però anche lui prezzi altissimi (compreso il carcere). Regina King decide di rendere omaggio a tutti e quattro attraverso un film non particolarmente originale, la cui struttura ricorda molto The Journey - Il Viaggio di Nick Hamm (film del 2016 passato anch'esso, come One Night in Miami, alla Mostra del Cinema di Venezia), eppure profondamente onesto e sincero, perfino toccante in certe sequenze, che ha avuto la fortuna di uscire nel posto giusto e nel momento giusto (sfruttando la spinta del movimento Black Lives Matter) ma senza ricorrere nemmeno per un istante alla ruffianeria tipica di certe operazioni, mantenendo invece un invidiabile equilibrio artistico.

Insomma, non ci troviamo affatto davanti a un nuovo Green Book, anzi. One Night in Miami è una pellicola intensa, rigorosa, scrupolosa, del tutto estranea al melodramma e alla lacrima a comando. E' un film semplice, spartano come la sua scenografia: è girato praticamente tutto dentro un albergo (a parte le sequenze di boxe e una piccola "fuga" a una stazione di servizio) e deve la sua riuscita a una sceneggiatura brillante, alle ottime performance degli attori protagonisti (Kingsley Ben-Adir, Eli Goree, Aldis Hodge, Leslie Odom Jr., tutti provenienti dal mondo serial) ma soprattutto a una regia sicura ed empatica (quasi un miracolo per essere un'opera prima) capace di rendere perfettamente allo spettatore l'umanità e lo straniamento di quattro persone famose che si ritrovano improvvisamente "normali" e vulnerabili a combattere una battaglia difficilissima per loro e per la loro gente. 

Quattro ragazzi (Malcom X, il più anziano, non aveva ancora compiuto quarant'anni) che si ritrovano tra quattro mura, accerchiati moralmente e fisicamente (dai giornalisti, dalla polizia, dalle spie) che si spogliano della loro celebrità e si confrontano sui destini di un paese e del mondo intero. Ed è facile su quelle considerazioni imbastire un film bello e appassionante, commovente e tragico, tutto basato sul potere delle parole e delle idee. Idee che, manco a dirlo, risultano cristalline perfino oggi.

13 commenti:

  1. Un paio di ore di dialoghi che filano via come musica (quella bella di Sam Cooke), il tema di fondo è attualissimo chiaro, ma Regina King ha trasformato uno spettacolo di teatro in puro cinema, trovo molto azzeccata la tua analisi, il film ci mostra queste quattro icone, in un momento di fragilità, reali e per altro, interpretate alla grande, davvero un bel film. Cheers!

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    1. Non posso che essere d'accordo, ti ringrazio per il bel commento. E' vero, non era facile per una regista esordiente girare un film così rigoroso, toccante, che nulla concede alla lacrima facile e non cerca assolutamente scappatoie "commerciali". Tanto di cappello a Regina King (e ai suoi quattro bravissimi interpreti!)

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  2. Un film che è praticamente teatro filmato. Non mi è parso poi 'sto gran capolavoro... nel senso: la regìa non ha fatto certo un grande sforzo! Attori però bravi, indubbiamenente.

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    1. Rispetto la tua opinione ma, ovviamente, non sono d'accordo. Guarda, direi che Cassidy nel commento precedente ha dato una risposta esemplare: c'è differenza tra cinema e teatro filmato, e se questo film raggiunge i cuori del pubblico vuol dire che la regista ci ha messo parecchio di suo, altrimenti non sarebbe piaciuto così tanto a tutti. Per me è uno dei film dell'anno.

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  3. Bello e toccante, stavolta sono completamente d'accordo con te. Attori bravissimi, tutti, ma quello che interpreta Cook è davvero eccezionale.

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    1. Concordo. Se proprio dovessi scegliere il migliore tra i quattro sceglierei proprio lui, Aldis Hodge. Bravissimo.

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  4. Visto, finalmente! Hai ragione: film superbo con attori stupendi, davvero commovente. Spero che ai prossimi Oscar se lo ricordino perchè gli interpreti sono uno più bravo dell'altro!

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    1. Gli oscar quest'anno sono davvero un terno al lotto... difficilissimo dire in questa situazione quanti e quali film potrebbero entrare nel giro dell'Academy. Certo che qui in effetti le interpretazioni sono tutte degne di nota!

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    2. Con un po' di fortuna magari escono i numeri 'giusti' ...
      Cosa che, normalmente,non avviene quasi mai.

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  5. Piaciuto molto anche a me, a questo punto come diceva Lubrano "la domanda sorge spontanea": com'è possibile che a Venezia non fosse in concorso??

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    1. ...probabilmente perchè altrimenti Favino la Coppa Volpi se la sognava! :D scherzo... ma fino a un certo punto. Si dice che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina! La tua domanda comunque è quella che ci facciamo un po' tutti

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  6. Questo film al di là del tema che ormai visti i tempi potrebbe risultare ruffiano, come dici anche tu, mi attira molto perché sono curiosa di vedere cosa ha fatto Regina King alla regia e perché mi sembra che sia uno di quei film dallo stampo teatrale che però ha molta anima e dinamicità, nonostante questo.

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    1. Regina King a mio parere ha compiuto un piccolo miracolo: è vero, il film è di derivazione teatrale ma la regia è cinematografica al 100%, cosa quasi incredibile per un'esordiente. I tempi, i dialoghi, le musiche... tutto segue un ingranaggio perfetto che non si è inceppato con l'uso della macchina da presa. Onore al merito.

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