lunedì 15 marzo 2021

OSCAR 2021: LE NOMINATIONS


Sarà l'edizione più particolare della storia la 93. Notte degli Oscar, quella che si terrà (in presenza) il prossimo 25 aprile a Los Angeles: spostata in avanti di quasi due mesi rispetto alla sua collocazione naturale a causa della pandemia (che ha impedito l'uscita di tanti titoli importanti), con regole frettolosamente modificate in corsa (per permettere la participazione anche a film usciti oltre l'anno solare) e soprattutto "costretta" a candidare anche pellicole uscite direttamente in streaming, vedrà sfidarsi molti nomi nuovi e tante sorprese, nel segno del black lives matter e del femminismo. Per la prima volta nella storia avremo infatti due donne candidate come migliori registe (e per giunta favorite: Chloe Zhao e Emerald Fennell) mentre fioccano le nomination per tanti attori e attrici di etnìe "diversamente bianche...". Segno di un cinema cosmopolita e nonostante tutto vitalissimo, malgrado la tremenda crisi di quest'anno. Speriamo di ripartire da qui. 

 

 

"Nomadland", di Chloe Zhao

L'Academy ne è sicura: la 93. Notte degli Oscar si terrà anche per quest'anno a Los Angeles e in presenza (seppur in location diverse per assicurare il distanziamento sociale). E' il segnale che ci voleva per ridare fiato e speranza alla filiera del cinema, mai messa così a dura prova in più di un secolo di vita. Il Covid-19 si è abbattuto come uno tsunami sull'industria cinematografica provocando enormi danni economici e impedendo l'uscita di tante pellicole importanti, rimandate a data da destinarsi in attesa di tempi migliori... eppure, se scorriamo l'elenco delle nominations 2021, annunciate stamattina in diretta internet, ci accorgiamo che l'elenco dei film in gara comprende titoli tutt'altro che scadenti: manca ovviamente il cinema mainstream, quello degli Studios e delle grandi case distributrici, ma questo non è necessariamente un male, anzi... L'Oscar 2021 comunque vada celebrerà il trionfo di un film indipendente, e chissà se, come spesso avviene, la contingenza negativa si trasformerà in un'opportunità per la "vecchia" Hollywood.

In una stagione dove per forza di cose la visione domestica l'ha fatta da padrone, era inevitabile che Netflix, Amazon Prime, Disney +, HBO e compagnia facessero incetta di candidature: il frontrunner di quest'anno è lo splendido Mank di David Fincher, ufficialmente la ricostruzione della genesi di Quarto Potere ma in realtà un potentissimo affresco sugli anni '30 dell'America. Mank porta a casa dieci nominations contro le sei de Il Processo ai Chicago 7 di Aaron Sorkin (entrambi film Netflix) eppure, paradossalmente, pare proprio che i favoriti siano altri... piccoli, grandi film indipendenti che non vogliono legittimamente farsi sfuggire un'occasione più unica che rara.


I FILM

"Una donna promettente" di Emerald Fennell 

A dividersi i favori del pronostico sono infatti il dolente e malinconico Nomadland, fresco Leone d'oro all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, che spunta sei nominations pesanti (di cui ben quattro - un record - vanno alla sua regista, la cino-americana Chloe Zhao) e il caustico, sovversivo Una donna promettente dell'esordiente (!) Emerald Fennell, che finora si sono divisi tutti i premi "satelliti" fin qui assegnati. Nomadland in verità parte favorito in virtù proprio della spinta del premio veneziano, ma mai come quest'anno i pronostici sono così incerti. Sarà una lotta all'ultimo voto, che oltre ai già citati Mank e Il Processo ai Chicago 7 vedrà come possibili outsiders anche il sorprendente Minari (film coreano ma girato con capitali americani), il duro Sound of metal (distribuito da Amazon) e l'inedito (da noi) Judas and the Black Messiah, che ricostruisce con appassionata enfasi la tragica morte del leader delle Pantere Nere Fred Hampton. Era del resto inevitabile che lo scalpore suscitato negli States dal movimento Black Lives Matter avesse ripercussioni anche a Hollywood: oltre a Judas and the Black Messiah hanno infatti ricevuto candidature (ma non quella per il miglior film) anche altri film a tema come One night in Miami di Regina King, Ma Rainey's Black Bottom di George C. Wolfe e The United States vs. Billie Holiday. Chiude il cerchio il britannico The Father, strenuo "baluardo" del cinema classico...    


Chloe Zhao
I REGISTI
Per la prima volta nella storia degli Oscar ci saranno ben due registe donne in competizione, e secondo i pronostici perfino con ottime possibilità di vittoria: Chloe Zhao parte nettamente favorita con Nomadland (dove è candidata anche per montaggio e sceneggiatura) ma dovrà guardarsi le spalle dall'agguerritissima debuttante Emerald Fennell, che con Una donna promettente ha diretto un piccolo cult ed è già entrato nel cuore degli appassionati, soprattutto i più giovani. Se si considera che prima di quest'anno solo altre cinque registe (Lina Wertmuller, Jane Campion, Kathryn Bigelow, Sofia Coppola, Greta Gerwig) erano riuscite a spuntare una nomination (e solo una, la Bigelow, a vincere) si può ben dire che si tratta di un risultato eccezionale. Fa molto piacere anche la nomination a Thomas Vinterberg (primo danese candidato all'Oscar) per il bellissimo Another Round - Un altro giro, così come al sorprendente Lee Isaac Chung per Minari. Attesa invece la candidatura di David Fincher per Mank, che però vede sfumare la nomination a cui forse teneva di più: quella per la sceneggiatura, in omaggio al padre Jack scomparso nel 2003.


Chadwick Boseman
GLI ATTORI 
Dispiace dirlo (perchè se vincesse sarebbe un premio assolutamente meritato) ma è chiaro che il quasi scontato trionfo di Chadwick Boseman (musicista nero ribelle in Ma Rainey's Black Bottom) è dovuto in gran parte all'onda emotiva susseguita alla sua tragica scomparsa. Sarebbe il terzo Oscar postumo della storia dell'Academy (prima di lui era successo a Peter Finch e Heath Ledger) e in caso renderemo onore al merito. L'avversario più pericoloso sarà certamente un altro attore non americano, il britannico di origine pakistana Riz Ahmed, che in Sound of Metal ci ha regalato un'interpretazione davvero degna di nota. Poche chances invece per un comunque sontuoso Gary Oldman (in Mank) e per il bravo Steven Yeun, protagonista di Minari: il suo nome magari vi dirà poco, ma se avete amato un grande film come Burning sicuramente lo ricorderete come uno degli interpreti di questa bella pellicola coreana. Chiude la cinquina un "mostro sacro" del cinema: a 83 anni compiuti Anthony Hopkins è l'attore più anziano di sempre ad aver ottenuto una nomination all'Oscar.

Molta incertezza invece nella categoria dei non protagonisti: alla fine potrebbe spuntarla Sacha Baron Cohen (curiosamente, non per il sequel di Borat che lo ha reso famoso, ma per Il Processo ai Chicago 7) ma la concorrenza non manca: dal bravo Leslie Odom jr. (One night in Miami) al Daniel Kaluuya di Judas and the Black Messiah, fino al co-protagonista di Sound of Metal, Paul Raci. Di tal Lakeith Stanfield (anche lui candidato per Judas and the Black Messiah) invece non ho notizie: se qualcuno di voi lo conosce mi può illuminare...


Vanessa Kirby
LE ATTRICI
E' stata un'annata folgorante per il cinema al femminile, e lo si vede anche dal livello di queste candidature: addirittura strepitosa quella per la miglior attrice protagonista, dove a fare da contraltare alla "divina" Frances McDormand (che con Nomadland punta decisa alla terza statuetta) saranno la brava, adorabile Carey Mulligan (la cui performance in Una donna promettente è già iconica), la regale Viola Davis (odiosa, magnetica "matrona" in Ma Rainey's Black Bottom), la vincitrice della Coppi Volpi all'ultima Mostra di Venezia, Vanessa Kirby (molto brava in un film pessimo) e dulcis in fundo la vincitrice del Golden Globe Andra Day, che ridà voce e linfa alla grande Billie Holiday. Come si vede, per dirla alla Chiambretti: comunque vada sarà un successo!  

Curioso invece quello che è successo tra le attrici "supporting", dove Glenn Close (alla sua ottava candidatura, mai vincitrice) è stata nominata contemporaneamente anche ai Razzies Awards, ovvero i premi per i film più brutti dell'anno... nomination ingenerosa perchè la Close resta una grandissima attrice e il film che ha interpretato, Elegia Americana, in realtà non è così brutto come si dice. Dovrà guardarsi dalla "solita" Olivia Colman (candidata per The Father), dalla coreana Yoon Yeo-jeong (Minari) e soprattutto dalla biondissima Amanda Seyfried, malinconica Marion Davies in Mank.


LE ALTRE CANDIDATURE
Bella gara tra i film stranieri, dove Another Round - Un altro giro di Thomas Vinterberg è il logico favorito ma dovrà vedersela con il film rivelazione dell'anno, il romeno Collective (candidato anche come miglior documentario) e con altre due pellicole entrambe passate alla Mostra di Venezia: il tunisino The man who sold his skin e il bosniaco Quo Vadis Aida. Tra i cartoni diamo per scontata la vittoria di Soul (sarebbe l'ennesimo trionfo Pixar) mentre tra la categorie tecniche ci sono menzioni per due titoli non troppo amati dall'Academy: Tenet di Christopher Nolan e Notizie dal mondo di Paul Greengrass.

"Pinocchio", di Matteo Garrone

E L'ITALIA?
L'Italia c'è, eccome. Con grande piacere accogliamo la doppia candidatura tecnica (costumi e trucco) per Pinocchio di Matteo Garrone (che errore non candidarlo tra i film stranieri!!) mentre Laura Pausini, già vincitrice del Golden Globe per la miglior canzone originale ("Io sì", tratta da La vita davanti a sè di Edoardo Ponti) si candida prepotentemente anche all'Oscar. "Prepotentemente" per modo di dire: per me la canzone è brutta e banalotta, ma forse quest'anno non c'era davvero niente di meglio... niente da fare invece per Notturno di Gianfranco Rosi, bocciato sia tra i documentari che tra i film stranieri. Una bocciatura ampiamente attesa che fa aumentare i rimpianti per una scelta ben poco artistica e molto "politica". E questo è il risultato. Chi vuol capire capisca...



TUTTE LE NOMINATIONS 

Miglior film

Migliore regista

Migliore attore protagonista

Migliore attrice protagonista

Migliore attore non protagonista

Migliore attrice non protagonista

Migliore sceneggiatura originale

Migliore sceneggiatura non originale

Miglior film internazionale

Miglior film d'animazione

Migliore fotografia

Miglior montaggio

Migliore scenografia

Migliori costumi

Miglior trucco e acconciatura

Migliori effetti speciali

Migliore colonna sonora

Migliore canzone originale

Miglior sonoro

  • Nicolas Becker, Jaime Baksht, Michelle Couttolenc, Carlos Cortés e Phillip Bladh - Sound of Metal
  • Ren Klyce, Coya Elliott e David Parker - Soul
  • Ren Klyce, Jeremy Molod, David Parker, Nathan Nance e Drew Kunin - Mank
  • Warren Shaw, Michael Minkler, Beau Borders e David Wyman - Greyhound - Il nemico invisibile (Greyhound)
  • Oliver Tarney, Mike Prestwood Smith, William Miller e John Pritchett - Notizie dal mondo (News of the World)

Miglior documentario


12 commenti:

  1. Un nutrito listone di cose interessanti.
    Tifo per Chloé Zhao perché avendo amato "The rider", spero si aggiudichi la statuetta.

    Spero che qualcosa PRIMA O POI esca anche nelle sale, attendiamo allora!

    Salutoni!

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    1. Ciao Lory! "The Rider" era un grandissimo film, ma anche "Nomadland" (pur non avendolo personalmente amato allo stesso modo) non credo che ti deluderà. Quanto al cinema in sala... mah, prevedo tempi lunghi ancora, purtroppo :(
      Un abbraccio e buona serata!

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  2. Mi sembrano nomination molto fiacche. Forse era meglio rimandare tutto al 2022 e fare una premiazione che tenesse conto di due annate. Capisco che c'era da dare un segnale a un settore in crisi, ma questi titoli sono davvero molto deboli. Almeno per me.

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    1. Non sei il solo ad aver fatto questa considerazione. Come dici giustamente, c'era bisogno di dare un segnale di speranza a tutto il mondo del cinema e credo che questo sia stato il motivo principale. Non sono invece d'accordo sulla scarsa qualità dei film: il fatto che siano perlopiù titoli indipendenti non significa che non siano validi... ci sono almeno 3-4 ottime pellicole di cui sono sicuro risentiremo parlare. Anzi, per me è positivo che per una volta venga dato spazio a un tipo di cinema che solitamente non viene troppo preso in considerazione dall'Academy.

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  3. Sono molto delusa perchè non hanno candidato One night in Miami come miglior film, non mi pare che ci fosse tanto di meglio! :(

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    1. Anch'io sono deluso per la mancata candidatura di "One night in Miami", ma in un certo senso me lo aspettavo: si tratta di un film troppo scomodo e troppo accusatorio verso l'America per avere un minimo di considerazione. Sono rimasto un po' male anche per la mancata nomination a Jodie Foster: dopo il Golden Globe in un certo senso ci speravo...

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    2. E infatti mi chiedevo che fine avesse fatto Jodie.
      Ma i tuoi preferiti? Cosa ci racconti?

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    3. I miei preferiti al momento sono "Mank" e "Una donna promettente", ma me ne mancano ancora troppi da vedere per esprimere un giudizio definitivo. Comunque scriverò le recensioni man mano che i film usciranno (SE usciranno) e in ogni caso, come ogni anno, qualche giorno prima della cerimonia scriverò il solito "postone" con pronostici e preferenze... :)

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  4. Il fatto che ci siano pochi film hollywoodiani in concorso secondo me è solo un bene. Così una volta tanto si dà spazio anche a produzioni indipendenti che finalmente possono avere il loro posto al sole. Parlo in generale perchè finora ne ho visti pochissimi, ma come al solito la tua capicità di raccontarli mi fa venire voglia di recuperarne il più possibile.
    Un caro saluto e buona serata.

    Mauro

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    1. Sei sempre gentilissimo, Mauro. Grazie.
      Ovviamente sono d'accordo con te al 100% : film indipendente non fa rima con "scadente", anzi... semmai è vero spesso il contrario! E anche quest'anno ci sono film importanti a contendersi l'Oscar.
      Ricambio il saluto!

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  5. Per LaKeith Stanfield recupera “Sorry to Bother You”, film strano ma decisamente interessante. Una precisazione: “Minari” non è un film coreano ma 100% americano (ambientato in Arkansas), anche se in lingua coreana. In America ci tengono a queste piccole cose... :-)

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    1. Grazie! Confesso che non avevo idea di chi fosse: prima del 25/4 aprile urge recupero! ;)

      Su "Minari" hai ragione: ho scritto film coreano per abbreviare, si tratta in effetti di un film girato con capitali e produzione americana ma con un cast asiatico. E' stato anche girato in parte in lingua coreana (infatti ha vinto il Golden Globes come miglior film straniero)

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