lunedì 22 marzo 2021

SOUND OF METAL

 
titolo originale:
SOUND OF METAL (USA, 2020)

regia: DARIUS MARDER
sceneggiatura: DARIUS MARDER, ABRAHAM MARDER, DEREK CIANFRANCE
cast: RIZ AHMED, OLIVIA COOKE, PAUL RACI
durata: 120 minuti
giudizio:




Il batterista Ruben e la cantante Lou, sua compagna, formano il duo musicale dei Blackgammon. La coppia conduce una vita da nomadi, spostandosi di volta in volta a bordo di un camper alla ricerca di posti dove suonare. La loro vita sembra felice, almeno fino a quando Ruben comincia a sentire uno strano ronzio alle orecchie, preludio di una malattia terribile che gli farà perdere quasi completamente l'udito...
 
 
 
E' un titolo volutamente ingannevole Sound of metal, così come tutta l'operazione messa in piedi dal regista Darius Marder e (soprattutto) da Derek Cianfrance (lo ricorderete come autore di Blue Valentine e Come un tuono), che ha deciso di portare sul grande schermo un suo soggetto molto personale, tratto una vicenda strettamente privata che lo ha coinvolto in prima persona. Operazione ingannevole ma a fin di bene, chiariamolo subito, volta a sensibilizzare il pubblico sulla malattia e sull'handicap di chi non riesce più a sentire, qui estremizzato al dramma più simbolico: la perdita dell'udito ai danni di un musicista, ovvero la peggior sorte possibile per chi svolge questo mestiere.

Sound of metal
inganna lo spettatore perchè gli fa credere, fin dalla locandina e dai flani pubblicitari, di trovarsi davanti a un musical stile Whiplash, dove a farla da padrone sono perlappunto la musica e le emozioni che questa sprigiona. Invece no. La pàtina da song-movie dura lo spazio di poche immagini, giusto quelle iniziali, per poi condurci subito dentro l'inferno di chi è costretto suo malgrado a rinunciare a ciò che più ama al mondo, oltre a dover ricostruire da zero la vita che si era scelto di vivere. Cianfrance, dicevamo, racconta in questo soggetto l'odissea che ha realmente vissuto: quella di un ex batterista affetto da acufene e obbligato a smettere, con tutti i risvolti psicologici e fisici che ne conseguono. La sceneggiatura di Cianfrance risale a più di dieci anni fa, poi per vari motivi (legati soprattutto alla difficile realizzazione di Blue Valentine) il regista ha deciso di "regalarla" al collega e amico Darius Marder, che ne ha ricavato questo ottimo film.

Ruben
(Riz Ahmed) e Lou (Olivia Cooke) sono una coppia felice nella vita ma anche un duo metal di discreto successo: la loro unione riflette lo stile di vita che si sono scelti, quello di una coppia nomade che gira in lungo e in largo l'America a bordo del loro camper vivendo essenzialmente della loro musica. Si può ben dire, anzi, che la musica li ha salvati entrambi da situazioni difficili: lui è un ex tossico ormai "pulito" da quattro anni, ovvero da quando ha conosciuto Lou, anche lei ragazza problematica con svariati tentativi di suicidio alle spalle. La musica, i concerti, questa particolare filosofia di vita hanno permesso loro di trovare finalmente un punto di equilibrio... che però viene brutalmente messo in discussione dalla malattia di Ruben, una sordità improvvisa che lo colpisce dopo un concerto e che non gli lascia margini di guarigione (a meno di non ricorrere a una costosissima protesi acustica non coperta dall'assicurazione sanitaria, cui Ruben guarda come l'unica speranza per poter tornare alla normalità).

Sound of metal
è la cronaca di un viaggio dentro l'ignoto, quello di chi si ritrova da un momento all'altro a dover riprogrammare la propria esistenza in base a un destino avverso, cui non si può sfuggire (e il finale del film - che ovviamente non sveliamo - è emblematico in tal senso) ed è obbligato a ripartire da zero imparando ad esprimersi e relazionarsi con un mondo esterno del tutto nuovo e totalmente diverso. Il film mostra benissimo la scelta estrema di fronte alla quale ci possiamo ritrovare in situazioni come questa: o continuare ad inseguire un'impossibile normalità (il titolo ha un doppio senso eloquente, che anche questo non sveliamo) oppure imparare a convivere con la malattia considerandola non un handicap ma una diversità, di cui non c'è motivo di vergognarsi ("bisogna lavorare sulla testa, non sulle orecchie" è la prima cosa che Ruben apprende appena varcata la soglia della comunità per sordi in cui accetta di farsi ricoverare)

Sound of metal
ha il merito di unire alle (lodevoli) intenzioni una messinscena che rasenta la perfezione  tecnica: il lavoro sul sonoro e sul linguaggio, con lo spettatore che, come il protagonista, inizia a sentire suoni ovattati, disturbati, sempre meno distinguibili, è stato davvero certosino. Il "resto" (che è tantissimo, intendiamoci) ce lo ha messo Riz Ahmed, attore in rapida carriera (lo avevamo già visto nel bellissimo The Sisters Brothers di Jacques Audiard) che offre una performance di assoluto rilievo nel mostrarci lo sgomento e lo smarrimento di un uomo nel constatare la propria impotenza di fronte al male subdolo che lo ha colpito. Un film solido, mai retorico, mai patetico, mai lacrimevole, forse solo un po' scontato nelle conclusioni, che però sono quelle che - vedrete - tutti noi riterremmo giuste e necessarie se costretti in simili circostanze.
 

12 commenti:

  1. Visto tempo fa, l'ho trovato molto toccante. Riz Ahmed secondo me stramerita l'oscar proprio per la sua capacità di interpretare un uomo malato ma senza eccedere nella rappresentazione del dolore. Davvero bravo.
    Buonanottte e a presto.
    Mauro

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    1. È vero, Mauro. É molto difficile interpretare la malattia senza andare sopra le righe, e Ahmed ci riesce alla grande. Ottima performance. Non credo però che basterà per vincere l'Oscar: penso che, sull'onda dell'emotivita', il compianto Chadwick Boseman sia davanti nelle preferenze

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  2. Visto il film, bellissimo.
    Ma mi complimento per la recensione, ne ho lette parecchie e la tua è la meglio scritta.
    Non sapevo di Cianfrance... vedi te se qualcosa è così toccante che qualcuno di grande c’è dietro!

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    1. Grazie davvero, sei troppo buona. I complimenti fanno sempre piacere: mi danno la forza, da più di dieci anni, per portare avanti questo piccolo blog... continua a seguirmi, se ti va. Sono onorato!

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  3. Bel film davvero. Condivido: il lavoro svolto sul sonoro è tecnicamente perfetto, accuratissimo.

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    1. Sì, merita assolutamente (almeno) l'Oscar per il sonoro. Se non lo vince è uno scandalo!

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  4. Spero di poterlo vedere a meta' maggio quando (si spera) riapriranno i cinema. Hype a 1000!

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    1. Eh... da voi credo che potrebbero davvero riaprire a metà maggio. Qui invece è notte fonda. Forse, se va bene, potremo vedere i film sul grande schermo in qualche arena estiva. E' la cosa che più si avvicinerebbe al cinema "vero" :(

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  5. Visto poco fa e, mi duole dirlo, ne sono uscito abbastanza tiepido. Non brutto, intendiamoci, ma... "un film", trovo poche altre parole adeguate...

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    1. Sai, sarà che noi blogger ne vediamo così tanti di film che ormai è difficile entusiasmarci per tutto... però questo mi è sembrato davvero un buon film: anche, lo ripeto, per la grande cura tecnica e il gran lavoro sul sonoro e sul montaggio. Cose che oggi non sono facili da vedere, nemmeno nelle grandi produzioni.

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