venerdì 23 aprile 2021

OSCAR 2021: ANALISI, PRONOSTICI E SPERANZE. LA GUIDA COMPLETA ALLA NOTTE DELLE STELLE


La 93. Notte degli Oscar ci sarà e si terrà in presenza, seppur in diverse location sparse per il globo (tra le quali, ovviamente, il Dolby Theatre di Los Angeles). L'appuntamento è per domenica prossima (lunedì mattina per noi europei) e, davvero, non era affatto scontato: nell'anno più difficile della sua storia il cinema americano lancia un forte segnale di speranza a tutto il mondo: il peggio (forse) è passato e si può pensare a ripartire, lasciandosi alle spalle una stagione anomala e speriamo irripetibile... nella quale, tuttavia, non sono mancati i bei film: seppure infatti tante pellicole siano rimaste "congelate" negli Studios in attesa di tempi migliori, i titoli che si contenderanno l'Oscar 2021 sono assolutamente all'altezza, a partire da quel Nomadland trionfatore a Venezia e poi rivelatosi il vero frontrunner di questa edizione. Ma anche il resto del lotto non è da meno: dal bellissimo Una donna promettente (autentica rivelazione dell'anno) passando per il raffinato Mank e gli impegnati Sound of metal, The Father, Minari, Judas and the Black Messiah e Il Processo ai Chicago 7. L'Italia spera in Laura Pausini, in corsa per la miglior canzone originale, e nel cast tecnico di Pinocchio. Vedremo come andrà a finire: di seguito, come al solito, la consueta "guida" alla serata con analisi, pronostici e speranze per ogni categoria. Se volete, ne possiamo parlare insieme...

 

 

MIGLIOR FILM


Dopo il trionfo all'ultima Mostra del Cinema di Venezia l'acclamatissimo Nomadland ha fatto incetta di premi internazionali, vincendo praticamente dappertutto. Logico dunque considerarlo il favorito numero uno: la pellicola di Chloe Zhao (che ha curato regia, sceneggiatura e montaggio, oltre che la pruduzione, ed è candidata in tutte le categorie) è un film visivamente bellissimo, potente e, va detto,  anche molto, molto ruffiano: la critica lo ha spacciato per "indipendente" ma è stato distribuito in tutto il mondo dal colosso Disney e annovera tra i suoi finanziatori persino Amazon... personalmente non mi ha fatto impazzire, però è innegabile che si tratti di un prodotto di alta qualità fatto apposta per brillare davanti agli occhi dell'Academy. Ne riparleremo presto.

Poche chances quindi per gli altri film, a cominciare da quelli che per me sono i due titoli americani più importanti dell'anno, indipendentemente da quanti Oscar si porteranno a casa: il raffinato Mank di David Fincher prende a pretesto la genesi del film più bello di sempre, Quarto Potere, per offrirci una colta e accurata riflessione sulla Hollywood degli anni '30, forse perfino troppo colta per i palati non troppo fini dell'Academy (che probabilmente lo scambieranno per un pretestuoso esercizio di stile). Mentre invece Una donna promettente della debuttante (!) Emerald Fennell è, per distacco, il film più originale e intrigante della stagione, una pellicola dissacrante e fieramente femminista che ha il gran merito di non cadere mai nella stanca retorica del #metoo e, al contrario, regalarci uno splendido ritratto di una splendida protagonista (Carey Mulligan) ormai già clamorosamente "cult".

Alla fine però l'unico, vero, possibile rivale per Nomadland potrebbe essere Il Processo ai Chicago 7 di Aaron Sorkin: un robusto film processuale su una pagina nera e poco conosciuta di storia americana, che affronta con grande impegno il tema dei diritti civili (di gran moda negli Stati Uniti del dopo Trump). Il suo limite è soprattutto quello di essere distribuito da Netflix, piattaforma streaming da sempre piuttosto invisa agli Studios, perfino nell'anno della pandemia. Di diritti civili e di diversità parlano anche Judas and the Black Messiah e il coreano (ma americanissimo di produzione) Minari, che sogna di ripetere l'exploit dello scorso anno di Parasite. Solo "riempitive" invece, temo, le candidature di Sound of Metal e del britannico The Father, che devono il loro successo quasi esclusivamente alle grandi performances interpretative dei loro attori protagonisti (Riz Ahmed e Anthony Hopkins).

VINCERA': NOMADLAND
IL MIO PREFERITO: UNA DONNA PROMETTENTE


 

MIGLIOR REGIA


Due donne candidate nella categoria dei migliori registi: non era mai accaduto prima, e per fortuna anche questo è un segno dei tempi che corrono: i bookmakers non accettano ormai più scommesse su Chloe Zhao, la regista di Nomadland, quotata praticamente alla pari e data per sicura vincitrice. Sarà la seconda donna ad aggiudicarsi la preziosa statuetta dopo Kathryn Bigelow, ma anche la debuttante Emerald Fennell può dirsi soddisfatta: finire in nomination al suo film d'esordio (lo splendido Una donna promettente) non è proprio una cosa da nulla (considerando che è appena la sesta donna ad avere ottenuto la candidatura in quasi un secolo di storia...). Per quest'anno dunque i maschietti staranno alla finestra, e dire che la concorrenza certo non mancava, a partire dal veterano David Fincher (forse il migliore di tutti) e dell'acclamato Thomas Vinterberg (in gara anche nei film stranieri con Un altro giro). Pochi consensi invece per il regista di Minari, l'oriundo coreano Lee Isaac Chung: ma per lui, da indipendente "vero", è già un successo esserci.  

VINCERA': CHLOE ZHAO (NOMADLAND)
IL MIO PREFERITO: DAVID FINCHER (MANK)



MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA


Il veterano Anthony Hopkins a 84 anni suonati ci ha regalato un'interpretazione davvero clamorosa in The Father: il suo personaggio, un uomo anziano che non si vuole arrendere all'alzheimer, è semplicemente straordinario. Sir Anthony meriterebbe l'Oscar a mani basse, trent'anni dopo quella (vincente) de Il silenzio degli innocenti, e invece con tutta probabilità quest'anno avremo un altro premio postumo: il compianto Chadwick Boseman è infatti in pole position nelle preferenze dei giurati e di sicuro la sua tragica scomparsa avrà avuto un peso non da poco in sede di votazione. E' brutto dirlo ma è così: dispiace solo che il povero Boseman debba passare alla storia per un film (Ma Rainey's Black Bottom) tutto sommato mediocre in cui - per dirla tutta - non è neanche protagonista assoluto. Niente da fare nemmeno per il bravo Riz Ahmed, musicista sordo in Sound of Metal, così come per il protagonista di Minari, Steven Yeun. A chiudere questa cinquina di "giganti" è il grande Gary Oldman: ma il fatto di aver già vinto il suo Oscar appena qualche anno fa (interpretando Churchill ne L'ora più buia) di fatto lo esclude dai giochi. Peccato.

VINCERA': CHADWICK BOSEMAN (MA RAINEY'S BLACK BOTTOM)
IL MIO PREFERITO: ANTHONY HOPKINS (THE FATHER)



MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA


E' l'unica categoria in cui è davvero impossibile pronosticare una vincitrice: in un'annata caratterizzata (per una volta!) da tante belle interpretazioni femminili, cinque donne di grande talento si sfideranno fino all'ultimo voto in una corsa che, verosimilmente, si risolverà al fotofinish. Personalmente mi piacerebbe tantissimo che ad alzarsi dalla poltrona fosse la brava Carey Mulligan, assolutamente fantastica in Una donna promettente in un ruolo - quello dell'inquieta Cassie - che è già diventato un piccolo "cult". Dovrà vedersela però con rivali agguerrite, a partire dalla vincitrice del Golden Globe, Andra Day, che nel biopic The United States Vs. Billie Holiday interpreta la celebre star nera del jazz, mentre un'altra valente attrice di colore, Viola Davis (già Oscar nel 2016 per Barriere) nutre anch'essa buone chances per la sua regale performance in Ma Rainey's Black Bottom (vedremo se l'Academy intenderà premiare la coppia di attori del film). In tempi di Black Lives Matter è un'eventualità certo non da escludere, il che finirebbe automaticamente con lo sfavorire la britannica Vanessa Kirby, già Coppa Volpi a Venezia per l'orrendo Pieces of a woman (è il film orrendo, non lei). Ma nel'eventualità, peraltro altamente probabile, che Nomadland dovesse fare incetta di premi, ecco che allora il ruolo di favorita spetterebbe di diritto all'eterna Frances McDormand: per lei sarebbe il terzo Oscar in carriera, quasi un record.

VINCERA': CAREY MULLIGAN (UNA DONNA PROMETTENTE)
LA MIA PREFERITA: CAREY MULLIGAN (UNA DONNA PROMETTENTE) 



MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA

Stranezze degli Oscar: Daniel Kaluuya e Lakeith Stanfield, ovvero gli interpreti principali di Judas and the Black Messiah, sono stati "dirottati" dall'Academy in questa categoria pur essendo protagonsti a tutti gli effetti del film diretto da Shaka King. Probabilmente (anzi, sicuramente) ci saranno state precise strategie di marketing in merito, fattosta che per Daniel Kaluuya (già nominato nel 2017 per Scappa! Get Out) potrebbero davvero aprirsi le porte dell'Oscar: è in "quota" black (e quest'anno, come si è visto, essere neri conta parecchio) ed è già sufficientemente famoso e apprezzato per garantirsi un posto al sole. A farne le spese potrebbero essere soprattutto Sacha Baron Cohen (in gara non con Borat ma con Il Processo ai Chicago 7) e, purtroppo, il bravo Leslie Odom jr che in One night in Miami sfodera una prestazione davvero di grande livello. Solo riempitiva invece, credo, la nomination a Paul Raci per Sound of Metal. Staremo a vedere.

VINCERA': DANIEL KALUUYA (JUDAS AND THE BLACK MESSIAH)
IL MIO PREFERITO: LESLIE ODOM JR. (ONE NIGHT IN MIAMI)


MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA


Minari è stato uno dei piccoli casi cinematografici di questa strana stagione: il film di Lee Isaac Chung ha riscosso un ottimo gradimento da parte del pubblico americano, sfruttando evidentemente l'onda lunga di Parasite (anche se, lo ribadisco ancora una volta, si tratta di una produzione a tutti gli effetti statunitense). Per questo, come sostengono i soliti ben informati, qualcosa dovrà pur portare a casa... e quel "qualcosa", l'unica statuetta realisticamente possibile potrebbe essere proprio quella per la miglior attrice non protagonista, categoria in cui concorre la sudcoreana Yoon Yeo-Jeong, semisconosciuta in occidente ma attrice di culto in patria e musa prediletta del grande regista Hong Sang-Soo. Se tanto mi dà tanto ce la dovrebbe fare... peccato, al solito, che ciò comporterà la sconfitta della bellissima (e bravissima) Amanda Seyfried, algida Marion Davis in Mank di David Fincher, mentre si profila l'ennesima candidatura a vuoto (l'ottava!) per la grande Glenn Close, candidata stavolta per Elegia Americana di Ron Howard (pellicola invece massacrata dalla critica d'oltreoceano). Attenzione però anche alla "solita" Olivia Colman, figlia dolente e depressa in The Father, e alla bulgara Maria Bakalova (nominata per Borat), prima storica nomination all'Oscar per il suo paese. Da rilevare invece la mancata nomination a Jodie Foster, che con The Mauritanian aveva addirittura vinto il Golden Globe.

VINCERA': YOON YEO-JEONG (MINARI)
LA MIA PREFERITA: AMANDA SEYFRIED (MANK)



MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE


E' la categoria dove, notoriamente, l'Academy si lascia più andare... nel senso che tende a riservare questo premio come "contentino" per quei film spesso originali, intriganti, innovativi e fuori dagli schemi che i suoi giurati "parrucconi" non hanno il fegato di premiare come miglior film. La sceneggiatura è il premio dell'estro e del coraggio, e quale miglior identikit potrebbe esserci se non Una donna promettente di Emerald Fennell? Voglio davvero credere che sia così e lo spero proprio tanto, anche se la concorrenza è molto, molto agguerrita: Aaron Sorkin come ripeto da tempo è forse il più grande sceneggiatore vivente e certo non sarebbe uno scandalo se trionfasse con Il Processo ai Chicago 7, ma attenzione anche al solito Minari (che ormai, lo avrete capito, è la vera mina vagante di questa award season). Non credo invece a un successo a sopresa nè di Sound of Metal nè di Judas and the Black Messiah, secondo me fuori dai giochi.

VINCERA': EMERALD FENNELL (UNA DONNA PROMETTENTE)
LA MIA PREFERITA: EMERALD FENNELL (UNA DONNA PROMETTENTE)



MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE


La vera sorpresa di questa categoria è la presenza dell'iraniano La Tigre Bianca, ma ci sono pochi dubbi sul fatto che anche qui Chloe Zhao sia nettamente favorita con il suo Nomadland: il suo unico vero antagonista potrebbe essere il bellissimo One Night in Miami di Regina King (e scritto da Kemp Powers), ma sarà davvero difficile battere la giovane regista cinese, ormai consacrata al successo internazionale. Davvero minime, per non dire nulle, le chances per The Father e Borat.

VINCERA': CHLOE ZHAO (NOMADLAND)
IL MIO PREFERITO: KEMP POWERS (ONE NIGHT IN MIAMI)



MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE

Bella, bellissima gara in questa categoria (a cui purtroppo non partecipa Notturno di Gianfranco Rosi, tagliato fuori già nella shortlist di febbraio) dove la lotta pare ristretta a due titoli: il danese Un altro giro di Thomas Vinterberg, storia di quattro insegnanti demotivati che decidono di darsi "scientificamente" all'alcolismo per superare i loro problemi lavorativi, parte favorito rispetto al romeno Collective, duro documentario su un incredibile caso di malasanità pubblica. Il film di Vinterberg si è già aggiudicato l'European Film Award (l'Oscar europeo) e il Golden Globe, e sarebbe il giusto riconoscimento a uno dei registi europei più apprezzati, finora mai premiato a Hollywood. Il vecchio continente fa la parte del leone visto che nella cinquina dei nominati c'è anche il bosniaco Quo vadis, Aida di Jasmila Zbanic, reportage sul massacro di Srebrenica. Chiudono la lista il tunisino The man who sold his skin, passato all'ultima Mostra di Venezia, e il cinese Shaonian de ni (che batte bandiera di Hong Kong).

VINCERA': UN ALTRO GIRO (DANIMARCA)
IL MIO PREFERITO: UN ALTRO GIRO (DANIMARCA) 


LE ALTRE CATEGORIE

Per i giornali italiani ovviamente questi Oscar significano solo Laura Pausini, candidata (insieme a Diane Warren, alla dodicesima nomination) come autrice e interprete del brano Io sì (Seen), che scorre sui titoli di coda de La vita davanti a sè di Edoardo Ponti e già vincitore del Golden Globe... chi mi conosce sa che non ho grande stima della cantante romagnola, però va detto che la concorrenza nella categoria miglior canzone originale non è che sia proprio di quelle da far tremare i polsi (pare incredibile, ma le altre canzoni in gara sono perfino più brutte!) e comunque la Laura nazionale rapprsenta l'unica speranza per il Belpaese di vincere qualcosa: difficilmente infatti il pur notevole Pinocchio di Matteo Garrone (candidato per costumi e trucco) riuscirà ad avere la meglio su Ma Rainey's Black Bottom, mentre come dicevamo sopra Notturno di Gianfranco Rosi non è riuscito ad entrare in nomination nè tra i film stranieri e nemmeno tra i documentari.

Per concludere diciamo che Soul, ennesimo capolavoro Pixar, dovrebbe trionfare a mani basse tra i cartoon, mentre nelle categorie tecniche ci si aspettano i giusti riconoscimenti a Sound of Metal di Darius Marder (in particolare per il grande lavoro sul sonoro) e a Tenet per i mirabolanti effetti visivi, mentre come ogni anno ci si attendono gradite sorprese (leggi cineasti del futuro) nella sezione dei corti animati e non (categoria sempre, purtroppo ingiustamente, poco considerata). 

Appuntamento dunque a domenica notte!


6 commenti:

  1. Spero che Una donna promettente vinca tutto!!!!!! :D e un premio anche a Riz Ahmed di Sound of metal. Ma tanto so che non andrà così, io e l'Academy non siamo mai andati d'accordo!

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    1. Temo proprio di no. E temo che purtroppo quest'anno, come era prevedibile, il perbenismo e le nuove regole sulla (presunta) "inclusività" dell'Oscar finiranno per fare vittime illustri... la Mulligan e Hopkins in primis! :(

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  2. Quest'anno me ne mancano davvero troppi da vedere per esprimere un pronostico serio, però come al solito la tua disamina è così precisa e puntale che adesso ho una gran voglia di recuperarli tutti. Credo che il bello degli Oscar aldilà dei premi si proprio quello di stimolare nello spettatore la voglia di cinema, possibilmente in sala (magari)
    E quindi ti auguro buon weekend e buona nottata, come sempre!
    Un abbraccio.
    Mauro

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    Risposte
    1. Grazie Mauro! Ti dico la verità... non so se farò nottata: ho preso il giorno di ferie come ogni anno ma dipenderà da quanto sarò stanco stanotte. Ci proverò! Grazie mille :)

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