venerdì 28 maggio 2021

THE FATHER, NULLA E' COME SEMBRA


titolo originale: THE FATHER (GB, 2020)
regia: FLORIAN ZELLER
sceneggiatura: CHRISTOPHER HAMPTON, FLORIAN ZELLER
cast: ANTHONY HOPKINS, OLIVIA COLMAN, MARK GATISS, IMOGEN POOTS, OLIVIA WILLIAMS
durata: 97 minuti
giudizio: 



L'ottantenne Anthony, ormai affetto da demenza senile, si ostina a vivere da solo nel suo lussuoso appartamento di Londra malgrado i tentativi della figlia di trovargli una badante. Ogni giorno che passa, però, l'uomo diventa sempre meno lucido e incapace di distinguere la realtà da quello che rimane della sua mente...




I film sulla demenza senile non sono certo una novità sul grande schermo, anzi, potrebbero perfino costituire un sottogenere cinematografico a se stante: solo negli ultimi anni abbiamo visto, giusto per citare i più recenti, titoli come Still Alice (2015, con Julianne Moore premiata con l'Oscar), Ella & John di Paolo Virzì (2017, con Helen Mirren e Donald Sutherland), Remember di Atom Egoyan (2016, con Christopher Plummer) fino ad Amour di Michael Haneke (2012, con Emmanuelle Riva e Jean Louis Trintignant), forse il più bello in assoluto. La caratteristica che accomuna tutti questi film è quella di mostrare la malattia vista sempre dalla parte delle persone che stanno intorno al malato, concentrandosi sull'impatto che questa ha sulle loro vite.

Diversamente, The Father tenta invece di mostrarci il dramma della senilità dal punto di vista di chi ne soffre in prima persona, e per farlo il regista Florian Zeller e il suo sceneggiatore Christopher Hampton ricorrono a una tecnica particolare, quella di destrutturare l'asse temporale del film e far interpretare gli stessi ruoli a più attori (tranne ovviamente quello del protagonista) in modo da far provare allo spettatore lo spaesamento tipico della malattia stessa, fornendo una rappresentazione alquanto efficace del decadimento fisico e mentale di chi, inesorabilmente, ogni giorno che passa si trova a vivere una realtà confusa e disconnessa rispetto a chi lo circonda. 

Tratto dall'omonima opera teatrale (scritta dallo stesso Zeller), The Father racconta la progressiva alienazione cognitiva di un uomo anziano (uno straordinario Anthony Hopkins) ormai non più autosufficiente e incapace di riconoscere perfino le persone a lui più vicine (la figlia e la badante), idealizzandole e interscambiandole a seconda dei momenti con i suoi ricordi sempre più vaghi e immaginari. In questo modo il regista costruisce abilmente un film sempre sul filo del rasoio, a metà strada tra il thriller psicologico e il dramma puro, riuscendo ogni volta a sorprenderci e a condurci nella direzione opposta a quella che sembrava naturale, quasi come in giallo. A un certo punto, infatti, non si riesce più a capire (o ci si riesce stando molto ben attenti e concentrati) se quello che stiamo vedendo sono solo le allucinazioni di un vecchio oppure i subdoli tentativi della sua famiglia di rubargli denaro, raggirarlo e rinchiuderlo in un ospizio...

Non è un film facile, The Father. Regista e sceneggiatore hanno basato la storia su fatti reali, in relazione alle loro esperienze dirette. Risulterà quindi molto ostico ed emotivamente sfiancante per chi questi drammi li sta già vivendo in prima persona, mentre per tutti gli altri sarà comunque un film duro da digerire, inquietante nello sviluppo e disturbante nella forma (tutt'altro che lineare). Un film che farà sentire in colpa molte persone (quelle senz'altro provate dalla gestione di questi malati molto particolari) che si renderanno conto, ammesso che sia possibile farlo, di come (non) funziona un cervello colpito da questa terribile malattia, e che magari li farà essere più indulgenti la prossima volta che si troveranno davanti a un loro congiunto in queste condizioni. 


La performance di Anthony Hopkins (premiata con l'Oscar) è, manco a dirlo, superlativa e straziante. Il grande attore britannico riesce a rendere alla perfezione il dolore e l'impotenza di un uomo un tempo brillante e ora ridotto a una larva: il suo personaggio è continuamente assalito da sentimenti di inadeguatezza, tradimento e abbandono, che lo rendono ancora più vulnerabile. E altrettanto notevole è l'interpretazione di un altro premio Oscar, la brava Olivia Colman, commovente e tragica nell'ingrato ruolo di una figlia che ha rinunciato (o almeno così sembre) alla propria vita privata per accudire l'ingombrante genitore. Un film eccellente, toccante ma mai melenso (anzi, in certe parti molto duro), emozionante come un thriller e coinvolgente come un melò. Lucido, asciutto e tipicamente british, nel senso migliore del termine.

7 commenti:

  1. Un film che voglio assolutamente vedere.. visto da poco, sullo stesso argomento, il delicatissimo film spagnolo Vivere due volte, disponibile su Netflix.

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    1. Questo mi manca: grazie del consiglio, lo recupererò molto volentieri!

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  2. Appena visto, finalmente al cinema! E sono contento di esserci tornato vedendo questo bellissimo film. Hopkins straordinario, ma non avevo dubbi.
    Buonanotte e buon cinema.
    Mauro

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    1. Sono felicissimo che sei tornato al cinema, Mauro! É bello riprendere le vecchie abitudini... e per ricominciare hai scelto davvero un bel film. Meglio di così! :)
      Un caro saluto anche a te!

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  3. Non ho avuto il coraggio di guardarlo... nell'ultimo anno mio padre si è ammalato, gravemente, di Alzheimer. Non credo di poter reggere a un film così...

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    1. Mi dispiace tanto. E ti capisco, come potrei non capirti? Io ho due genitori ormai anziani e per fortuna ancora in salute, ma tremo dalla paura che un domani potrebbero riconoscermi più, sarebbe terribile. Posso solo stringerti in un abbraccio virtuale e augurarti di avere più forza possibile per affrontare questa brutta situazione.

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    2. Grazie Kris, non c'è altro da dire. Grazie.

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