lunedì 13 settembre 2021

VENEZIA 78: PECCATO, PAOLO

Ha vinto un bel film francese invece di un bellissimo film italiano. Ci sta, però un po' di amarezza rimane, inutile nasconderlo. Intendiamoci: L'événement è un degno vincitore, un film durissimo e atroce da cui si esce inevitabilmente segnati (soprattutto gli uomini), ma è comunque "solo" un bel film sull'aborto, che non aggiunge niente a una già vasta filmografia sul tema. Mentre invece la struggente parabola autobiografica di Paolo Sorrentino avrebbe meritato di gran lunga il Leone d'oro. Ne sono assolutamente convinto. Peccato, anche perchè quest'anno avevamo davvero le carte in regola per vincere...

 

E' stata la mano di Dio (P. Sorrentino)
 Dico la verità: ci speravo stavolta in un    Leone d'oro all'Italia. E avevo  perfino  ragionevoli certezze, nel senso  che mai  come quest'anno la pattuglia  tricolore in  forza a Venezia aveva così  tante frecce al  suo arco: chi mi conosce  sa bene che  non sono assolutamente  nazionalista  (figuriamoci poi quando si  parla di arte)  nè ho mai difeso ad  oltranza e per  principio il nostro cinema  (che, anzi, ho  sempre - anche  aspramente - criticato quando c'era da  farlo), ma questa volta avevamo in Concorso dei titoli davvero importanti che avrebbero meritato miglior fortuna. E se, purtroppo, ci si poteva immaginare che uno come Bong Joon-ho (presidente di giuria) difficilmente avrebbe capito qualcosa di un film splendido ma ancorato alla nostra tradizione come Qui rido io di Mario Martone, il toccante film di Sorrentino ma anche il bulimico ma coraggioso Freaks out di Mainetti sarebbero stati dei degni vincitori. Non perchè sono italiani, ma perchè sono dei bei film.

Qui rido io

Invece il Leone d'oro finisce in Francia, che non vinceva dai tempi delle guerre puniche (l'ultima volta fu nel 1993 con Film blu di Kieslowski), e vince con una pellicola che parla di aborto diretta da una donna (Audrey Diwan): L'événement, che in Italia uscirà a ottobre con il titolo 12 settimane, è un atroce e crudo film di denuncia che ci riporta indietro di quasi sessant'anni (la vicenda è ambientata nella Francia del 1963, quando l'interruzione di gravidanza era ancora illegale) raccontando le indicibili sofferenze di una studentessa (la bella e brava Anamaria Vartolomei) ostinata ad abortire malgrado la società bigotta e classista dell'epoca. Un buon film, che non dice niente di nuovo sul tema (ricordiamoci di 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni di Mungiu, Palma d'oro a Cannes nel 2007) ma lo sa dire molto bene, oltre a confermarsi purtroppo ancora "necessaria". Il messaggio è chiaro: per tante, troppe donne l'aborto è ancora un tabù, oggi come negli anni '60.

E' stata la mano di Dio

Paolo Sorrentino
esce battuto ma non certo sconfitto: il suo E' stata la mano di Dio (in uscita su Netflix i primi di dicembre) si porta comunque a casa il Gran Premio della Giuria e il Premio Mastroianni per il miglior attore emergente, un emozionatissimo Filippo Scotti. Un altro premio "italiano" va a Il buco di Michelangelo Frammartino, Premio Speciale della Giuria, mentre come detto resta fuori dal palmarés, ed è un vero peccato, Qui rido io di Martone: in molti davano per scontata la Coppi Volpi al (grande) protagonista Toni Servillo, e invece il prestigioso riconoscimento è andato al filippino John Arcilla per il fluviale On the job, the missing 8 di Erik Matti (quasi quattro ore di durata). Scontata e meritata invece la Coppa Volpi femminile, finita nelle mani di una raggiante Penèlope Cruz, premiata per Madres Paralelas di Almodòvar (ma anche "folle" protagonista di Competencia Oficial, unica commedia in concorso).

Che sia stata una Mostra "al femminile" (seguendo un'onda lunga che cominciata con Nomadland e proseguita dal cannense Titane) lo dimostrano anche i premi collaterali: quello per la regìa attribuito alla rediviva Jane Campion (per The power of the dog) e quello per la sceneggiatura andato a un'emozionatissima Maggie Gyllenhaal. E' la seconda volta consecutiva che Venezia premia una  regista donna, e ci pare una buona notizia.

Freaks out
E' stata comunque una Mostra da ricordare, sia per la qualità dei film (in gara e fuori gara) sia per il pubblico, tornato ad accorrere numeroso dopo il lockdown dell'anno scorso. C'è stato, è vero, qualche problemino per gli accrediti (presenti forse in numero eccessivo rispetto alla capienza ancora dimezzata delle sale) che comunque si è risolto in tempo e grazie anche al buon senso degli organizzatori. Sono tornati anche gli americani, seppur fuori concorso, e c'è da scommettere che buona parte dei titoli che sono passati qui ce li ritroveremo anche ai prossimi  Oscar. Speriamo bene... naturalmente nei prossimi giorni tratteremo con più spazio ogni buon film che ho visto, sezioni collaterali comprese.

Fa male lasciare Venezia, questa è una delle cose che più amiamo al mondo. Ma torneremo prestissimo: già nelle prossime pagine, quando si tratterà di raccontare ogni film visto in sala, e magari anche fisicamente tra un anno. Auguriamoci al 100% della capienza.       



TUTTI I PREMI DI VENEZIA 78:


Leone d'oro per il miglior film:
L'EVENEMENT  di Audrey Diwan (Francia)

Gran Premio della Guria:
E' STATA LA MANO DI DIO  di Paolo Sorrentino (Italia)

Leone d'argento per la miglior regìa:
Il POTERE DEL CANE  di Jane Campion (USA)

Premio speciale della giuria:
IL BUCO  di Michelangelo Frammartino (Italia)

Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile:
JOHN ARCILLA per ON THE JOB 2: MISSING OTTO (Filippine)

Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile:
PENELOPE CRUZ  per MADRES PARALELAS (Spagna)

Osella per la migior sceneggiatura:
MAGGIE GYLLENHAAL  per The Lost Daughter (Stati Uniti)

Premio Mastroianni per il miglior attore/attrice emergente:
FILIPPO SCOTTI per E' stata la mano di Dio (Italia)

Leone del futuro: Premio opera prima Aurelio di Lauretiiis
IMACULAT  di Monica Stan (Romania)

2 commenti:

  1. Come promesso volevo avvisarti che oggi ho pubblicato la recensione de "Il giro del mondo in 80 giorni". Se ti va, dalle uno sguardo. :*

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