martedì 5 ottobre 2021

QUI RIDO IO


titolo originale: QUI RIDO IO (ITALIA, 2021)
regia: MARIO MARTONE
sceneggiatura: MARIO MARTONE, IPPOLITA DI MAJO
cast: TONI SERVILLO, MARIA NAZIONALE, ANTONIA TRUPPO, CRISTIANA DELL'ANNA, ROBERTO DE FRANCESCO, EDUARDO SCARPETTA, LINO MUSELLA, IAIA FORTE
durata: 134 minuti
giudizio:


Napoli, inizio '900. Eduardo Scarpetta, celebre attore e capocomico nonchè padre non esemplare di nove figli (di cui solo tre riconosciuti), è l'indiscusso re del teatro napoletano grazie alla maschera di Felice Sciosciammocca, che nei cuori del pubblico ha soppiantato perfino Pulcinella. La sua carriera tuttavia prenderà una brutta piega quando il "Vate" Gabriele D'Annunzio lo porterà in tribunale con l'accusa di aver plagiato una delle sue opere più importanti, "La figlia di Iorio"... 



Non lo nascondo, mentre vedevo Qui rido io e la Belle Époque napoletana di inizio secolo mi è venuto un groppo in gola pensando alla realtà di oggi, fatta di mascherine, distanziamento, prenotazioni e green-pass. Nessuna polemica, per carità, ma credo sia inevitabile pensare a quello che è stato (e che chissà se sarà ancora, in futuro) mentre sul grande schermo scorrono le immagini di teatri pieni, di pubblico appassionato, di file al botteghino... e poi la sete di bellezza, di cultura, di meraviglia che solo l'Arte ti può dare. Il Teatro, così come il Cinema, è arte pura e quindi vita, pare dirci Mario Martone nel suo ultimo, splendido film, che attraverso la figura iconica di Eduardo Scarpetta permette di addentrarci e toccare con mano l'epoca d'oro della cultura italiana, ricordandoci oggi più che mai come l'uomo sia fatto per seguire "virtute e canocenza...", e scusate se è poco.
 
Eduardo Scarpetta era il re del botteghino nella Napoli (e non solo) del primo '900. Uomo di umilissime origini ma maestro nell'ars oratoria (e, da buon partenopeo, anche in quella di arrangiarsi) era arrivato al grande successo grazie alla maschera di Felice Sciosciammocca, un personaggio da commedia, una figura così amata dal pubblico tanto da diventare più popolare di Pulcinella... un uomo che viveva sul palcoscenico e per il palcoscenico, attorno a cui gravitava anche tutta la sua incredibile famiglia allargata, fatta di una moglie, svariate compagne, innumerevoli amanti e ben nove figli tra legittimi e illegittimi (tra i quali c'erano anche Eduardo, Titina e Peppino de Filippo). Proprio quest'ultimo, Peppino, il più ribelle e sofferente per la vita sregolata del padre, sarà colui che più di tutti tramanderà la "malattia" di famiglia, la "febbre" del teatro.
 
Qui rido io
è la storia di un uomo di così enorme successo da rimanerne travolto. Non è "solo" un omaggio al teatro e all'arte (e anche solo così sarebbe un film notevole) ma anche una superba riflessione sull'edonismo e sul potere, sul culto di sè stessi, su come sia possibile raggiungere il culmine del successo ma, al contempo, diventarne schiavi. Eduardo Scarpetta accentrava tutto su di sè: era il mattatore assoluto delle sue opere ma annichiliva chi gli stava accanto, mettendo in ombra  chiunque (primo fra tutti l'imbelle figlio Vincenzo, obbligato controvoglia a fargli da eterna spalla) così da condanarsi alla solitudine affettiva. Aveva tante donne, tante amanti, tante avventure ma nessun vero amore, nella vita come nel lavoro. E come sempre accade, non appena si avviò verso l'inevitabile declino, attorno a sè si creò il vuoto.

L'inizio della fine per Scarpetta ha una data precisa, il 1904. L'attore era al vertice della popolarità, ma lui stesso era consapevole che la sua carriera era arrivata a un punto di non ritorno. Deciso a sfidare se stesso, e con la scusa (perchè tale era) di dare un'opportunità a Vincenzo di farsi strada sulle proprie gambe, rinunciò a scrivere l'ennesima commedia di Sciosciammocca per dedicarsi a un'impresa rischiosissima: parodiare nientemeno che La figlia di Iorio, ovvero l'opera più importante e conosciuta del più grande poeta italiano dell'epoca, Gabriele D'Annunzio, Il Vate.

La sera della "prima", però, sul palco si scatena il putiferio: Scarpetta è sommerso da urla e fischi di disgusto, reo di aver oltraggiato un poema così nobile e drammatico. Ergo, la vita non è sempre e solo una commedia e non si può ridere di tutto. Non solo: contrariamente a quanto riferitogli a voce, D'Annunzio in seguito lo citerà per plagio scatenando così la prima storica disputa sul diritto d'autore del teatro italiano. Il processo andrà avanti per anni, logorando Scarpetta nell'anima e nel portafoglio, oltre che negli affetti: tutto sembrerà sfuggirgli di mano, andare in frantumi, salvo poi riprendersi proprio nel finale, in un epilogo sardonico e inevitabilmente teatrale, dal quale saprà risollevarsi grazie alla sua innata verve da animale da palcoscenico...

Toni Servillo
è l'autentico mattatore del film e regala una prestazione mostruosa (incredibile come possa essergli sfuggita la Coppa Volpi all'ultima Mostra di Venezia) ma giganteggia grazie anche a un film che sfiora la perfezione a livello di scrittura (dello stesso Martone, insieme a Ippolita Di Majo), nonchè scenografia, fotografia, costumi. Martone insiste felicemente con il tema del teatro dentro il cinema (o viceversa), come aveva già fatto con Il Sindaco del Rione Sanità, ma qui raggiunge livelli di eccellenza davvero impressionanti: le due ore e un quarto di durata fuggono via in un battito di ciglia, si rimane travolti ed estasiati da una commedia umana che riconcilia con l'arte e la passione per la Bellezza, e si rimane perfino commossi dal già citato finale in cui Scarpetta, nella sua "arringa" difensiva, si auto-assolve per la sua vita esagerata... esagerata come un film che esige di essere visto, senza se e senza ma.

Se non siete ancora tornati al cinema dopo la sosta forzata dovuta al Covid, questo è proprio il film giusto per ricominciare. Fidatevi... e fatevi un bel regalo!
 

10 commenti:

  1. Aspettavo da tempo la recensione di questo splendido film, sulla quale ovviamente concordo in pieno. Grandissimo Martone!
    Buona serata.
    Mauro

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    1. È il miglior Martone degli ultimi anni, senza dubbio. Siamo a livelli di assoluta eccellenza per regia, scrittura recitazione. Peccato se ne siano accorti tutti tranne i giurati veneziani :(

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  2. Difficilmente questo film sbarchera' in Inghilterra e che colpo al cuore essere tornata a casa e vedere l'ultimo cinema della citta' rimasto chiuso (temporaneamente?).Non so se faccia piu' male la pandemia o l'ignoranza...

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    1. Ti capisco Alessandra. Purtroppo la situazione delle sale italiane era già complessa anche prima del Covid, la pandemia l'ha ulteriormente aggravata. Ad oggi in certe zone d'Italia la % di sale ancora chiuse supera il 40%, e chissà quando e se riapriranno...

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  3. Anch'io mi sono commossa nel vedere i teatri affollati e la gente in fila al botteghino. Sembra preistoria. Che tristezza :(

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    1. Lo so. Torneremo mai a quelle situazioni? Io, per natura, non sono molto ottimista...

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