martedì 9 novembre 2021

LA SCELTA DI ANNE

 
titolo originale: L'EVENEMENT (FRANCIA, 2021)
regia: AUDREY DIWAN
sceneggiatura: AUDREY DIWAN, MARCIA ROMANO
cast: ANAMARIA VARTOLOMEI, KACEY MOTTET KLEIN, SANDRINE BONNAIRE, ANNA MOUGLALIS
durata: 100 minuti
giudizio: 



Francia, 1963. Anne è una giovane studentessa di lettere, di bassa estrazione sociale, che sogna di diventare scrittrice e sfuggire a un destino già scritto da casalinga. Un giorno però scopre di essere incinta e le crolla il mondo addosso: da quel momento la sua vita sarà un susseguirsi di indicibili sofferenze fisiche e psichiche per cercare di abortire, in un paese dove l'interruzione volontaria di gravidanza è ancora considerata illegale.




L'aborto al cinema non è certo una novità, anzi. Tantomeno ai festival: sono passati quindici anni da quando l'allora sconosciuto regista rumeno Cristian Mungiu trionfò a Cannes con lo sconvolgente 4 mesi 3 settimane 2 giorni, e non sono passati neppure ventiquattro mesi dall'ultima Berlinale, dove l'americana Eliza Hitman ha vinto l'Orso d'argento con Mai raramente, a volte sempre. Nel mezzo ci sta una vasta filmografia di genere, da Il segreto di Vera Drake di Mike Leigh fino al discusso Unplanned, da noi uscito solo in home-video. Tutti film con un unico comune denominatore: una gravidanza indesiderata, la sorpresa, la paura, il desiderio di abortire anche contro le leggi e l'opinione pubblica.

La scelta di Anne, Leone d'oro all'ultima Mostra del Cinema di Venezia (votato all'unanimità - pare - dalla giuria presieduta da Bong Joon-ho) in questo non fa eccezione: la vicenda si svolge nella Francia degli anni '60 ed ha come protagonista perlappunto la giovane Anne (la bravissima, sconosciuta Anamaria Vartolomei), una studentessa diciottenne dall'ottimo rendimento scolastico che si sta preparando alla maturità: il suo sogno, come quello di tutte le sue coetanee, è di andare a Parigi per frequentare l'università e lasciarsi alle spalle il bigotto paesino di campagna dove vive. Anne è figlia di contadini, legge Sartre, sogna un futuro come scrittrice e incute soggezione ai ragazzi del posto che la reputano "troppo intelligente e colta per essere una donna": ovvio che per lei l'università rappresenta il passaporto per l'emancipazione, l'unico spiraglio per sfuggire al destino da casalinga che l'aspetta.

Succede però l'imponderabile, l'evento assurdo e imprevisto (L'événement, come recita il titolo originale): un giorno Anne scopre, con stupore, di essere incinta. Dopo lo sconcerto iniziale, la ragazza non ha dubbi: non può permettersi un figlio in quel momento, significherebbe rinunciare a tutto quello per cui ha faticosamente lavorato. Da quel momento per Anne comincerà un'allucinante odissea per interrompere la gravidanza, in un paese dove l'aborto volontario è considerato reato sia per chi lo pratica che per chi lo riceve. Anne viene presa in giro e rifiutata in malo modo da medici obiettori e subdoli, scaricata dalle compagne di corso (che si dileguano quasi fosse un'appestata), insultata e umiliata dai ragazzi che frequenta(va), compreso l'ultimo fidanzato e probabile padre del bambino, che non trova niente di meglio da dirle se non "il bambino non è mio, ma ora che sei incinta possiamo scopare senza problemi..."

E' vero, non c'è niente di nuovo nel film di Audrey Diwan (tratto dal romanzo omonimo, autobiografico, della scrittrice francese Annie Ernaux), tuttavia è impossibile non lasciarsi coinvolgere dalla storia di Anne, raccontata con asciuttezza e distacco, senza alcuna concessione al moralismo e alla morbosità: seguiamo con indignazione e sgomento la discesa agli inferi della ragazza, "rea" soltanto di voler continuare a scegliere cosa fare della sua vita, violentata psicologicamente e fisicamente da una società maschilista, oltranzista e bacchettona, inimmaginabile per le ragazze del nostro tempo (l'aborto in Francia verrà legalizzato solo nel 1975, tre anni prima che in Italia).

La scelta di Anne è un film che non va oltre quello che racconta, che non è pregno di significati particolari, ma che rasenta la perfezione per come riesce a rendere allo spettatore la disperazione e la paura di una persona coraggiosa, piccola piccola di fronte al mondo, che si ritrova a dover gestire un problema (non una colpa) enormemente più grande di lei totalmente da sola, abbandonata anche dalla famiglia, costretta a svilirsi per esercitare il diritto di disporre del proprio corpo. Le donne che andranno a vederlo trepideranno, s'indigneranno e si emozioneranno dall'inizio alla fine. Gli uomini... pure, almeno fino all'ultima mezz'ora: da quel momento le scene - tremende - di Anne che cerca in tutti i modi e con ogni mezzo di abortire (forbici arroventate, ferri da calza, infemiere clandestine) risulteranno indigeribili per gli spettatori di sesso maschile.

E' chiaro che il film della Diwan parla al passato per ammonirci sul presente. Ma ha ancora senso, oggi, parlare di aborto? A giudicare quello che accade nel mondo, purtroppo, pare proprio di sì: non più di un mese fa in Texas le autorità locali hanno reitrodotto il divieto di abortire anche prima delle sei settimane di gravidanza. In Polonia la gente comune si è riversata in strada dopo che una ragazza trentenne è morta in ospedale perchè non ha trovato nessun medico disposta a rimuovergli il feto malformato che teneva in grembo, a causa delle rigidissime leggi imposte dal governo di ultra destra che guida il paese. E in Italia... beh, sapete meglio di me che ormai gli spifferi di revisionismo della legge 194 soffiano da più parti, senza contare che ci sono ospedali dove è impossibile trovare ginecologi non obiettori. La scelta di Anne non dirà nulla di nuovo sull'argomento, ma serve a tenere alta l'attenzione sul tema. E ce n'è davvero tanto, tanto bisogno. 

4 commenti:

  1. bello, ma forse il Leone d'oro è un po' troppo...
    https://markx7.blogspot.com/2021/11/la-scelta-di-anne-levenement-audrey.html

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    1. Sì, sono d'accordo: per me il Leone d'oro è esagerato per un film che, come ho detto, non va oltre l'argomento di cui parla. Credo che i film di Martone e Sorrentino fossero di gran lunga più meritevoli (e non per sciovinismo, te lo giuro), ma come ha detto lo stesso Bong Joon-ho il film della Diwan la ha scossi profondamente, come un pugno nello stomaco. Hanno premiato il coraggio e l'impegno, ci può anche stare. Non è un Leone scandaloso, ma c'era indubbiamente di meglio.

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  2. Non so, sinceramente, se vederlo o no. Da quello che hai scritto la visione sembra parecchio complicata. Ci penserò.
    Buonanotte, e grazie per la franchezza.
    Mauro

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    Risposte
    1. Mauro, io questo film non mi sento di consigliarlo a nessuno. Non perché non meriti (anzi!) ma perché ci sono scene davvero pesanti, specie per il pubblico maschile. Necessarie, ma pesanti. Io non lo rivedrò (penso) mai più, poi dipende sempre dalla sensibilità personale

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