venerdì 24 dicembre 2021

HOUSE OF GUCCI


titolo originale: HOUSE OF GUCCI (USA, 2021)
regia: RIDLEY SCOTT
sceneggiatura: BECKY JOHNSTON, ROBERTO BENTIVEGNA
cast: ADAM DRIVER, LADY GAGA, AL PACINO, JEREMY IRONS, JARED LETO, SALMA HAYEK, JACK HOUSTON
durata: 158 minuti
giudizio: 



Nel 1978 il giovane studente di legge Maurizio Gucci, figlio di Rodolfo e nipote di Aldo, proprietari della prestigiosa casa di moda fiorentina, incontra a una festa la coetanea Patrizia Reggiani, ragazza di umili origini e figlia di un autotrasportatore, innamorandosene all'istante. Il matrimonio che ne seguirà darà inizio a una tragica faida famigliare che porterà la Reggiani, donna avida e opportunista, a commissionare l'omicidio del marito pur di mettere le mani sull'azienda... 




E' una trashata immane House of Gucci, addirittura più di quello che ci si potesse immaginare (perchè, siamo sinceri, che fosse trash ce lo immaginavamo un po' tutti), però innegabilmente... funziona! Funziona eccome. Anche se non sapremo mai quanto di questo trash sia volontario, studiato, e quanto no. Che Ridley Scott sia uno che da sempre se ne frega dell'attendibilità di quello che mette in scena è risaputo (ne sono la prova ad esempio Il Gladiatore e The Last Duel, film storicamente impresentabili) ma mai aveva portato sullo schermo una storia così incredibilmente finta come questa... un film tarocco dalla prima all'ultima inquadratura, un po' come le finte borse di Gucci che, se indossate da chi le sa indossare, finiscono quasi per sembrare vere: House of Gucci è esattamente così, assurdamente ridicolo da sembrare quasi geniale (sic!)

Si comincia dalla prima scena, un flashback dove il casello autostradale di Firenze Scandicci (che si trova a poche centinaia di metri dalla sede fiorentina della celebre casa di moda) viene spacciato per la periferia di Milano (ari-sic!), in cui una Lady Gaga sapientemente truccata da Marisa Laurito... ops! volevo dire da Patrizia Reggiani, incontra a una festa il suo principe azzurro, quel Maurizio Gucci (un Adam Driver mai così insipido e fuori parte) che di lì a poco, sobillato dalla mogliettina arrivista, scatenerà una faida famigliare che porterà l'azienda quasi alla rovina. Ovviamente a Scott poco importa che Gucci e la Reggiani si siano sposati nel 1972 invece che nel 1978 (come recita la didascalia) e che abbiano avuto due figlie invece di una (la figlia minore nel film è misteriosamente scomparsa), e che i due sicari, quelli veri, assoldati per gelosia, siano stati nella realtà un minimo più credibili di quelli che si vedono nel film (la sequenza del loro "arruolamento" è una delle più ridicole degli ultimi decenni), l'essenziale è che questa improbabile, pacchianissima e costosissima soap-opera italo-yankee ammicchi come si deve al pubblico medio hollywoodiano, che con una roba del genere ci va a nozze.

Perchè, parliamoci chiaro: allo spettatore americano medio di chi fosse Patrizia Reggiani e di come abbia fatto ad arrampicarsi sulla scala sociale che la porterà alla guida di Gucci importa ben poco. Negli Stati Uniti di storie così ce ne sono fin troppe, non farebbe certo notizia un film del genere. Quello che gli americani vogliono vedere è il glamour, il lusso, il gossip, le star, lo scintillìo delle luci e il luccicore delle paillettes: si va al cinema per vedere Lady Gaga indossare abiti da sogno, per ammirare i completi amabilmente kitsch di Al Pacino e del figlio inetto Jared Leto (meravigliosamente irriconoscibile), per veder rifulgere sul grande schermo i gioielli e gli accessori (dove per comprare quello che costa meno serve uno stipendio intero) di una maison che ha fatto la storia della moda e che oltreoceano è ancora il nostro biglietto da visita più spendibile. House of Gucci è questo: una sfilata lunga due ore e tre quarti che intrattiene senza stancare e che fa sbrilluccicare gli occhi di chi guarda. Il suo scopo può dirsi pienamente raggiunto, e il film da questo punto di vista può dirsi senz'altro riuscito.


Ridley Scott,
a parere del sottoscritto, è uno dei registi più sopravvalutati e furbi della storia di Hollywood: ha avuto un brillante decennio creativo (quello che va dal 1979 al 1991, quando ha diretto Alien, Blade Runner e Thelma & Louise, tre capolavori) per poi campare di rendita e di mestiere fino a oggi, superando fiaschi clamorosi (come Tutti i soldi del mondo) e cafonate invedibili (come Soldato Jane o Hannibal) grazie al fiuto di chi sa come appagare un pubblico non certo smaliziato come quello che affolla i multisala e stelle e strisce. Tradotto: la maggior parte dei suoi ultimi film fa schifo ma incassa bene, proprio come House of Gucci che pur raggiungendo vette inusitate di grottesco (oltre ad essere l'apoteosi della cafonaggine) farà la sua brava figura al botteghino (e, sono pronto a scommetterci, raccatterà pure diverse nomination agli Oscar: le candidature per Lady Gaga e Jared Leto le dò per scontate).

Insomma, per quanto da bravi critici lo si voglia cercare di stroncare a tutti i costi, la coscienza ci dice che ci si diverte un casino a vedere House of Gucci, pur ribadendo che non sono sicuro quanto questa comicità sia del tutto volontaria. Ma tanto chi se ne importa? La miglior recensione, in tre parole, alla fine l'ha fatta Tom Ford, lui che per tanti anni ha tenuto in piedi la grande azienda un tempo italiana, e che nel film viene citato nel finale: "L'ho trovato un po' come Dynasty, una soap-opera di quel genere. Ho spesso riso a crepapelle, ma era giusto ridere? Nella realtà questa storia ha larghi tratti di assurdo, ma resta pur sempre tragica...".
Difficile dargli torto.   

10 commenti:

  1. Io l'ho adorato!!! Una gioia per gli occhi soprattutto per noi donne, come giustamente scrivi, e poi Lady Gaga è stra-or-di-na-ria! Come si fa a non amarla?? Tanto hype per fortuna ripagato!
    Auguriiiiii! <3

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    1. Non condivido tutta questa enfasi per Lady Gaga, ma sono contento che il filmto sia piaciuto.
      Ricambio gli auguri, di cuore!

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  2. Toglimi una curiosità: ma tu conosci tutti i caselli autostradali d'Italia???

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    1. No!! :D :D ma nella mia (ahimè) ormai lunga vita da pendolare quel tratto di strada lo conosco bene, non ho fatto fatica a identificarlo: del resto a 500 metri da quello svincolo c'è la sede operativa di Gucci, non è stato difficile da riconoscere...

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  3. Ma Lady Gaga è brava o no? Non si capisce

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    1. Diciamo che se la cava. Sicuramente è quella che dimostra di essere più a suo agio nel ruolo, malgrado un trucco terrificante e uno script non proprio alla sua altezza. Parlare di Oscar mi pare un’eresia, ma il suo personaggio di sicuro è quello che rimane più impresso.

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  4. Totalmente inattendibile, un'americanata pura e semplice. Cosa sarebbe stato questo film in mano a un qualsiasi regista europeo? Scott vive di rendita da decenni grazie a Blade Runner ma i suoi ultimi film sono invedibili

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    1. Probabilmente un regista europeo non si sarebbe nemmeno sognato di girare un film del genere, ma questo non vuol dire che debba essere per forza invedibile. Inattendibile sì, ma non invedibile. Che poi Scott sia un regista sopravvalutato e che vive di rendita per tre-quattro film girati in passato è assolutamente vero, come ho scritto nella recensione.

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  5. Dai palazzi inquadrati a me sembra più ambientazione romana che Scandicci. Sicuri che sia stato girato allo svincolo di Scandicci?

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    1. Più che sicuro: durante la mia vita da pendolare ci sono passato ogni giorno per 16 anni da quello svincolo... ;) e a pochi metri da lì c'è appunto la sede di Gucci

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