lunedì 31 gennaio 2022

LA FIERA DELLE ILLUSIONI

titolo originale: NIGHTMARE ALLEY (USA, 2021)
regia: GUILLERMO DEL TORO
sceneggiatura: GUILLERMO DEL TORO, KIM MORGAN
cast: BRADLEY COOPER, ROONEY MARA, CATE BLANCHETT, TONI COLLETTE, WILLEM DAFOE, DAVID STRATHAIRN, RICHARD JENKINS, RON PERLMAN 
durata: 150 minuti
giudizio: 



Il giostraio ambulante Stan e la sua donna, Molly, fuggono dal luna park dove lavorano per mettere a punto l'arte del mentalismo. L'incontro con la subdola psichiatra Lilith Ritter convincerà Stan ad usare i suoi trucchi per ingannare facoltosi e malcapitati clienti in cerca di aiuto per comunicare con i loro defunti, ma il gioco alla lunga si rivelerà molto pericoloso... 



A tre anni di distanza dal trionfo con La forma dell'acqua (Leone d'oro + Oscar), bella favola dark a misura del grande pubblico, Guillermo Del Toro torna ad atmosfere più cupe e meno edificanti (a lui teoricamente più congeniali) attraverso la rivisitazione di un vecchio film omonimo del 1947 con Tyrone Power protagonista e a sua volta tratto da un romanzo coevo di William Lindsay Gresham: una storia "maledetta", un dramma psicologico a metà tra l'horror e la tragedia con cui il regista messicano rende omaggio al cinema del passato, da quello degli anni '30 (i riferimenti a Freaks sono evidenti) a tutta la produzione noir dell'immediato dopoguerra, genere da cui Del Toro ha spesso tratto ispirazione per i suoi film. 

La storia è quella di Stan Carlisle (Bradley Cooper), un uomo che ha perso tutto e che per sopravvivere finisce per accettare un lavoro da manovale nel circo ambulante di Clem Hoately (un arcigno Willem Dafoe). Qui incontrerà la donna della sua vita, la dolce e remissiva Molly (Rooney Mara) e facendo tesoro dei "consigli" non proprio spassionati di una coppia di abili imbroglioni (Toni Collette e David Strathairn, bravissimi) apprenderà i trucchi del mentalismo fino a mettersi in proprio come eccellente illusionista, finendo però per essere travolto dalla bramosia di denaro e di riscatto: fatale gli sarà l'incontro con Lilith Ritter (Cate Blanchett), una psichiatra cinica e senza scrupoli che lo manipolerà al punto da spingerlo ad ingannare ricchi e disperati clienti in cerca di conforto, illudendoli di poter comunicare con l'aldilà per fargli riabbracciare i loro morti. La truffa, che all'inizio sembra funzionare, prenderà infatti una bruttissima piega...

Il film di Del Toro è alquanto schematico, sembra una tragedia in due atti: a una lunga prima parte di ambientazione circense, intrisa di atmosfere torbide e miserie umane (come appunto in Freaks) fa seguito un secondo capitolo dove la narrazione (finalmente) prevale e porta a compimento una trama noir di stampo classico e piuttosto lineare, che segue un canovaccio consueto (ascesa, culmine e crollo della parabola personale del protagonista) e senza dubbio molto meno fantasiosa di quello che ci si poteva immaginare dato il talento visionario del regista. Intendiamoci: il film è visivamente splendido, girato con precisione maniacale, con grande, estrema cura dei dettagli e rigorosissimo nella messinscena (abiti, arredamento, fotografia ci riportano proprio "dentro" l'America populista e ingenua del secondo dopoguerra) e va riconosciuto a Del Toro una buona dose di coraggio per aver girato una pellicola quasi "respingente", che non strizza l'occhio al botteghino (non a caso negli USA è stata un fiasco colossale) e che nonostante un cast di altissimo livello non cerca mai il virtuosismo dei singoli per sciogliersi in un grande racconto corale.


Tuttavia, malgrado la magniloquenza della confezione, non si può negare che La fiera delle illusioni sconti la zavorra di una lunghezza eccessiva (150 minuti) e di uno script che, almeno per tutta la prima parte, quella girata dentro il circo, tiene sempre il freno a mano tirato e si dilunga (troppo) sull'aspetto psicologico dei personaggi, per poi però venire completamente "dimenticato" man mano che ci si avvicina all'epilogo (e dove i protagonisti - tutti - fanno la fine che ci si aspetta da loro, senza sorprese). La sensazione è che Del Toro punti più alla calligrafia che alla sostanza, infarcendo il film di elementi colti (dagli echi felliniani-circensi fino alle suggestioni gotiche alla Sin City) sacrificandone però il ritmo che finisce per non decollare mai restituendo l'odore poco gradevole del brodo allungato, pur se di grande qualità.

Non so perchè oggi a Hollywood vadano tanto per la maggiore i film-fiume (non si riesce più a vedere un film americano che stia sotto le due ore...) e prego davvero chi ne ha contezza di illuminarmi: certo è che La fiera delle illusioni non riesce mai (e sottolineo mai) a trasmettere allo spettatore un minimo di suspance (un difetto non di poco conto per un noir) diluendo in due ore e mezza una storia che poteva benissimo essere condensata in un minutaggio inferiore e resa più scorrevole, oltre ovviamente ad appesantire un racconto che, data la sua linearità, non richiedeva particolari elucubrazioni cinefilo-filosofiche per arrivare alla fine. Restano, naturalmente, tutte le buone intenzioni del regista nel volerci mostrare un mondo (quello dei vecchi circhi) molto meno gioioso di quello che appare, e che allargando la visuale può estendersi a una società cinica e consumistica che guarda ai fenomeni da baraccone come spettacoli oscenamente divertenti, senza provare un minimo di umana pietà.
Del resto le illusioni, come si evince nel film, portano davvero poco lontano.


12 commenti:

  1. A me è parso elegantissimo e di gran classe, oltre che ben recitato. La lunghezza non l'ho sentita più di tanto sarà perché come dici te ormai ci abbiamo fatto abitudine. Comunque mi è piaciuto, un film dal fascino antico che funziona bene.
    E menomale che almeno è arrivato al cinema!
    Buona serata.
    Mauro

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    1. Sì, Mauro. Hai detto bene: menomale che è arrivato al cinema... di questi tempi non è scontato, purtroppo. Vedere un film del genere sul piccolo schermo sarebbe un vero peccato (anche se, per quanto mi riguarda, vale un po' per tutti i film)

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  2. E' vero forse è un po' troppo lungo data la trama che non è poi così complessa, eppure a me è piaciuto l'ho trovato molto coerente con lo stile di Del Toro. Regia e contenuti tecnici sono davvero eccellenti.

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    1. Su regia e confezione infatti non discuto. Anzi, rilancio: l'accuratezza dei dettagli è sopraffina, una gioia per gli occhi. Però i film non sono solo estetica, onestamente mi sono anche un po' annoiato. Più che altro perchè, a mio parere, una maggiore asciuttezza non poteva fare che bene.

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  3. Ma solo a me ha ricordato "The Prestige" di Nolan? :)
    Sì, in effetti non è originalissimo come spunto però è girato davvero bene. E nemmeno la lunghezza mi ha pesato: sarà forse che l'ho visto dopo un bel trattamento in spa, ero davvero fresca e riposata! :)

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    1. Guarda, anch'io in certi momenti ho pensato a "The Prestige", sebbene i due film sono alquanto diversi. Però la competizione (con il destino, in questo caso), la voglia di rivalsa e la magìa di certi trucchi sono davvero affini.

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  4. Mi ha convinta meno rispetto ad altri film di Del Toro ma è comunque una pellicola splendida e, parere puramente personale, regala a Cooper l'interpretazione della vita.

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    1. A me Cooper, al contrario di molti, è sempre piaciuto. Mi era piaciuto ne "Il lato positivo", mi era piaciuto in "American Hustle" e mi è piaciuto anche qui. Ma se proprio devo indicare il suo ruolo della vita devo dire più "American Sniper": lì secondo me si è superato (grazie anche a Clint, ovviamente :) )

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  5. Non il miglior Del Toro ma molto godibile e teso al punto giusto. Filmone come quelli di una volta. Un bell'omaggio agli anni '50

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    1. Mah... qui non sono d'accordo. Teso non direi proprio, anzi. Se c'è un difetto che mi è subito balzato all'occhio è stata proprio la mancanza di tensione. Impeccabile invece, come detto, dal punto di vista tecnico.

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  6. e' il primo film che ho visto postpandemia. insala eravamo in due, io e mia moglie.DEL TORO non riesce a fare un brutto film neanche a sforzarsi e di cui mi permetto di consigliare anche LA SPINA DEL DIAVOLO, che insieme al LABIRINTO DEL FAUNO sottoforma di fantasy e horror parla della disumanita' della guerra

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    1. "Il labirinto del fauno" è davvero splendido, un film che mi ha segnato tantissimo. E anche "La spina del diavolo" ha il suo perché. Questo è molto, molto più patinato ma si lascia vedere... non posso che darti ragione: Guillermone non farebbe un film brutto nemmeno se lo volesse!

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