venerdì 11 febbraio 2022

ONE SECOND

 
titolo originale: 秒钟 (CINA, 2020)
regia: ZHANG YIMOU
sceneggiatura: ZHANG YIMOU
cast: ZHANG YI, LIU HAOCUN, FAN WEI
durata: 104 minuti
giudizio: 




Cina, 1975. Durante la Rivoluzione Culturale un dissidente evade da un campo di lavoro per assistere alla proiezione di un cinegiornale dove, seppure per un solo secondo, potrà rivedere il volto di sua figlia, di cui non ha più notizie dal giorno dell'arresto...




Chiamatela dittatura 2.0, ma sempre dittatura rimane. E se non fosse bastato il Covid a ricordarci che in Cina vige un regìme autoritario e illiberale, seppur ormai "sopportato", accettato e quasi dimenticato dalle democrazie occidentali per meri interessi politico-commerciali, ecco che arriva Zhang Yimou a ribadire che oltre la grande muraglia la libertà d'espressione è ancora una chimera. Attenzione: parliamo di Zhang Yimou, ovvero il regista più celebre, insignito e "istituzionalizzato" di tutto l'immenso paese, colui che ha appena diretto la cerimonia d'apertura delle Olimpiadi di Pechino ed ha rappresentato la Cina nei principali festival cinematografici del pianeta... eppure anche lui, o forse soprattutto lui, ha dovuto sopportare la scure della censura: One second era dato per sicuro concorrente alla Berlinale 2019, poi è stato misteriosamente ritirato a pochi giorni dall'inizio della rassegna e tenuto in naftalina per tre anni finendo per farlo uscire solo adesso, quasi clandestinamente e per giunta sforbiciato in più parti per renderlo "presentabile".

Tagli, "ritocchi" che comunque non hanno per nulla scalfito la forza evocativa e il potenziale simbolico di questo piccolo, bellissimo film, una fiaba moderna e commovente sul valore dei ricordi e della memoria, oltre che un appassionato omaggio al Cinema in tutti i suoi aspetti (artistico, politico, privato). Yimou si beffa del regìme comunista girando una tenera parabola dai toni leggeri ma pregnanti, raccontando una storia semplice fatta di miseria e sogni, povertà e dignità, riscatto e resistenza. E dove giocoforza ogni personaggio del film assume un valore iconico che va ben oltre quello che si vede nelle immagini: ogni gesto dei protagonisti è infatti uno schiaffo all'autoritarismo, un invito al ragionamento e alla riflessione, una crepa al pensiero unico e purtroppo ancora dominante nella nazione più popolosa del pianeta.


Siamo nel 1975, la Rivoluzione Culturale è arrivata anche in un miserevole, poverissimo lembo di terra in mezzo al deserto. Distese immense di sabbia che un uomo lacero e affamato percorre a piedi per arrivare a un paesucolo dove ogni sera un funzionario del Partito proietta un film diverso per allietare gli stenti di quei poveracci. Lui si fa chiamare "Signor Cinema" (Mr. Film, in originale) e il suo compito è proprio quello di distrarre quel manipolo di ingenui e inoculargli la dottrina maoista. Ma l'uomo che ha attraversato tutto il deserto per arrivare fin lì non è un cinefilo: lui vuole solo vedere il cinegiornale di propaganda che il Sig. Cinema proietta prima del film vero e proprio (anch'esso di propaganda, ovviamente). In quella bobina c'è il volto di sua figlia, quella figlia che ormai non vede dal giorno in cui è stato arrestato per diserzione e che ora ricompare in un filmato, seppure per appena qualche frazione di secondo...

One second è un gioiellino, un'opera disincantata (ma appassionata) che presenta due diversi livelli di lettura: uno, lo avrete capito, caparbiamente e strettamente politico. L'altro, non meno importante, nostalgico e malinconico: la nostalgia di un tempo in cui il cinema era un rito collettivo e un sogno da condividere, perfino in un capannone industriale e con lenzuolo lercio a fare da schermo. La mente non può non correre a Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore, solo che qui il Paradiso è ingannevole, specchio subdolo di un regime dispotico e assolutista che condanna i dissidenti ai lavori forzati e il resto della popolazione alla miseria. Ma anche se non vi frega niente di politica guardatelo lo stesso: le sequenze in cui la pellicola (quella vera, fisica) strapazzata e finita nella polvere viene "salvata" dalle cure degli abitanti del posto, disposti a sacrificarsi in nome della magìa del cinema, fa stringere il cuore se pensiamo alla situazione delle sale di oggi, deserte e disertate. E ci fa capire una volta di più quanto la Cultura sia davvero l'arma più potente per combattere ogni totalitarismo.

4 commenti:

  1. Interessante, spero di vederlo presto ^_^

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    1. Purtroppo è uscito solo in pochissime sale, io sono riuscito a vederlo per miracolo. Mi auguro che presto possa essere visibile in dvd o su qualche piattaforma. Lo meriterebbe.

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  2. Un film universale e senza tempo, dove se non fosse per pochi particolari (la motocicletta, la pellicola) sembrerebbe davvero ambientato in un'epooca indefinita, giusto per ribadire che le dittature purtroppo non hanno nè età nè logica. In nessuna parte del mondo.

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    1. È vero, in certi punti sembra davvero un film senza tempo, complice anche l'incredibile ambientazione desertica... fotografia davvero di alto livello.

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