martedì 15 marzo 2022

FLEE

 
titolo originale: FLEE (DANIMARCA, 2021)
regia: JONAS POHER RASMUSSEN
sceneggiatura: JONAS POHER RASMUSSEN, AMIN NAWABI
durata: 98 minuti
giudizio: 



Amin è un ragazzo afghano fuggito dal suo paese e rifugiatosi da anni in Danimarca. Il regista Jonas Poher Rasmussen lo ha conosciuto durante un viaggio in treno e lo ha convinto, non senza fatica, a raccontare davanti alla macchina da presa la sua storia vera e terribile... 



E' la prima volta da quando esistono gli Oscar che uno stesso film viene candidato contemporaneamente in tre categorie così diverse tra loro: miglior film internazionale, miglior film d'animazione, miglior documentario. Già solo questo basterebbe a spiegare la sensazionalità di un'opera come Flee, produzione danese narrante la storia di un ragazzo afghano, Amin (nome di fantasia), sfuggito alla dittatura talebana e rifugiatosi in Europa dopo mille, tremende peripezie: il film è stato girato sotto forma di cartone animato per nascondere il vero volto del protagonista e per rendere più universale possibile l'odissea di un persona che non ha avuto la fortuna di nascere nella parte "giusta" del mondo. E che ha avuto la forza di raccontare il suo calvario affinchè tutto il mondo sapesse.


Sotto forma di una lunga intervista il regista danese Johan Poher Rasmussen narra il viaggio della speranza di Amin, oggi trentacinquenne e in procinto di sposarsi con il suo compagno, scappato dall'Afghanistan appena prima della rivoluzione e stabilitosi (da clandestino, insieme alla famiglia) nell'inospitale Russia post-comunista, fino all'approdo salvifico in Danimarca e la conseguente richiesta di asilo. Una durissima testimonianza della vita da migrante, oltretutto aggravata dal suo orientamento omosessuale, non certo di aiuto in contesti omofobi come la Russia putiniana. Va da sé che ogni riferimento alla situazione attuale non è pertinente nè ad effetto: il film è stato infatti girato ben prima dell'invasione dell'Ucraina, ma è semmai ulteriormente significativo per capire le disparità sociali nell'immenso paese ex sovietico, dominato dalla corruzione e dall'oligarchia dei potenti.

Flee significa "fuggire", ed è un titolo azzeccato per una storia personale vissuta sempre scappando: prima dall'Afghanistan distrutto dai talebani e dalla guerra, poi dalla Russia e dalla sua cultura nazionalista e razzista, infine dalla prigione mentale in cui ancora oggi dopo tanti anni è rinchiuso Amin, i cui incubi continuano a perseguitarlo malgrado ormai (finalmente) abbia trovato una certa stabilità economica ed affettiva. Ma una vita di sofferenze non può essere cancellata con un sospirato lieto fine (la liberazione sessuale e il matrimonio con la persona amata), giacchè è difficilissimo scrollarsi di dosso un passato così drammatico che giocoforza ti condiziona per tutta la vita, precludendoti quella serenità d’animo cui ogni essere umano avrebbe diritto.

Così, la lunga odissea per arrivare a casa (intesa come un luogo accogliente dove poter costruire un futuro) si trasforma in un film accorato e toccante, mai retorico, di sincero impegno civile, forse non troppo originale nello spunto di partenza ma assolutamente azzeccato nella realizzazione e nella scelta del registro. Attraverso l’animazione è infatti possibile per lo spettatore rendersi conto immediatamente dello stato d’animo di Amin: il tratto del disegno si fa sfocato e sghembo nei momenti più tragici del racconto, mentre invece diventa più limpido e riposante nel rievocare i dolci ricordi d’infanzia e quando si comincia a intravedere una luce in fondo al tunnel. Quando finalmente è arrivato il momento di guardare avanti.

Flee è un film semplice ma capace di arrivare dritto e sicuro al punto, che con la sua umanità e sincerità ha saputo conquistare la stima dei festival di mezzo mondo: è stato premiato al Sundance Festival 2021, ha vinto due European Film Award, ha conquistato la nomination ai Golden Globes e ora viaggia a vele spianate verso gli Oscar, dove verosimilmente arriverà da protagonista. O almeno ce lo auguriamo. Lo meriterebbe.


6 commenti:

  1. Mi piacerebbe vederlo prima degli Oscar, per farmi un'idea. Da quello che scrivi mi sembra un film da vedere per la storia che racconta.
    Un caro saluto
    Mauro

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    1. Lo è sicuramente Mauro, è una bella, difficile, durissima storia che meritava assolutamente di essere raccontata :)
      Ricambio il saluto!

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  2. Sinceramente non l'ho trovato così innovativo, è una semplice intervista. Anche se i contenuti sono importanti ovviamente.

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    1. Infatti non ho scritto che è innovativo... dici bene, è una semplice intervista. Di originale c'è senz'altro la tecnica usata, e ovviamente (soprattutto) l'incredibile odissea di questo ragazzo, che però è meglio non svelare se per caso ci fosse qualcuno intenzionato a vedere il film (spero che ce ne siano parecchi!)

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  3. Risposte
    1. Io di solito non cancello mai i commenti, e cerco di rispondere a tutti. Ma di fronte a un commento come questo cosa posso dire? Un aggettivo che significa tutto e niente, senza argomentazione, senza una firma... per lo meno non hai insultato nessuno (è già qualcosa). Ma se ripassi di qui posso chiederti il senso di un commento del genere?
      Così, per sapere

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