martedì 22 marzo 2022

LICORICE PIZZA


titolo originale: LICORICE PIZZA (USA, 2021)
regia: PAUL THOMAS ANDERSON
sceneggiatura: PAUL THOMAS ANDERSON
cast: COOPER HOFFMAN, ALANA HAIM, SEAN PENN, BRADLEY COOPER, TOM WAITS
durata: 133 minuti
giudizio: 



Los Angeles, anni '70. L'intraprendente 15enne Gary Valentine incontra l'insicura 25enne Alana Kane, e per lui è colpo di fulmine. La ragazza ovviamente non la pensa così, eppure c'è qualcosa che attrae chimicamente i due... che continueranno a cercarsi e riprendersi nell'America (ancora) innocente dell'epoca




Un quindicenne corpulento e smaliziato incontra una venticinquenne dimessa e stufa, innamorandosene all'istante: difficile per chiunque imbastire un film su una situazione così surreale e su una non-trama così insignificante... per chiunque, a meno che non si chiami Paul Thomas Anderson e racconti (tanto per cambiare, ma in senso buono) l'America dei favolosi seventies: un paese, o meglio un popolo ancora vergine e innocente, appena ripresosi dall'assassinio di Kennedy e ingenuamente incurante delle nubi fosche che stanno per addensarsi all'orizzonte (il Vietnam, la crisi petrolifera, lo scandalo Watergate...)

Con Licorice Pizza (nomignolo con cui negli anni '70 venivano chiamati i 33 giri, oltre che il nome di una celebre catena di negozi di dischi in vinile) Anderson torna ancora una volta a raccontare il suo posto delle fragole, ovvero quella San Fernando Valley in cui è felicemente nato e cresciuto, e davvero così vicina (non solo in linea d'aria) a quella grande fabbrica dei sogni chiamata Hollywood. Il film non è esplicitamente autobiografico ma il mondo che descrive Anderson è del tutto autentico, personale, impregnato della cultura americana del tempo e immortalato attraverso un coloratissimo sogno pop cui le note di Life on Mars di David Bowie (ma anche di Nina Simone, Paul McCarteney, The Doors, Bing Crosby, Johnny Greenwood...) fanno da meravigliosa partitura musicale. Un sogno ad occhi aperti, in pratica l'essenza (ancora) innocente e genuina del Sogno Americano.

La grandezza e la bellezza estetica di Licorice Pizza stanno proprio nel tocco leggiadro con cui Anderson dipana la sua storia, trascinando lo spettatore in un racconto buffo in cui lo "strano" sentimento tra i due giovani protagonisti è solo (si fa per dire) la punta dell'iceberg di un grande film americano che celebra il cinema a tutto tondo, come teatro dei sogni e come specchio di un'epoca, che vede l'irriducibile ottimismo a stelle e strisce cominciare a vacillare sotto i colpi della politica e della contingenza economica: le tensioni internazionali, i venti di guerra, il costo del petrolio, l'austerity, tutti segnali di un paese che si stava avviando senza saperlo alla crisi degli anni '80, quelli di Boogie Nights e della decadenza morale, del machismo imperante e dell'interventismo reaganiano...

Segnali di malinconia e inquietudine, ben traslati nella relazione particolare tra Gary (Cooper Hoffman) e Alana (Alana Haim): lui è molto più maturo e spregiudicato dei suoi quindici anni, lei insoddisfatta e appesantita dai suoi venticinque, compiuti senza costrutto. Entrambi a loro modo vivono una solitudine sentimentale che condiziona le loro vite. Gary è cresciuto praticamente da solo e cerca in una ragazza più grande un inevitabile affetto materno. Alana invece è amata dalla propria famiglia ma al contempo soffocata da essa, che non crede in lei e non la sprona a perseguire il suo talento artistico (ammesso che anche lei sappia quale sia: fotografa, attrice, scrittrice... chi può dirlo?) Tra i due nascerà un'attrazione che li porterà ad amarsi pur non essendo una coppia, a rispettarsi pur essendo così diversi e ad aiutarsi nelle difficoltà comuni. E la lorio storia, come tutte le vere storie, resisterà al tempo e ai pregiudizi.

Paul Thomas Anderson
ha scelto come protagonisti due attori esordienti, straordinariamente bravi. E se nel caso di Cooper Hoffman è lecito pensare che il talento possa essere ereditato (suo padre era il compianto, immenso Philip Seymour Hoffman), per Alana Haim (che di mestiere fa la cantante pop) si può parlare davvero di bravura innata, tanto sono incredibili la sua spontaneità e allo stesso momento la sua adeguatezza al ruolo: malgrado, o forse soprattutto "quella faccia un po' così", quell'amabile goffaggine e quel naso alla Barbra Streisand, che dimostrano quanto possa essere bella la "normalità" di tutti noi.

Una Barbra Streisand che sarà pure "evocata", in una delle scene più divertenti del film, dal suo bollente spasimante Jon Peters (Bradley Cooper), che compare in un bizzarro cameo al pari dell'ex divo del cinema Jack Holden (Sean Penn), ora ubriacone a tempo perso, e del regista in disarmo Rex Blau (un esilarante Tom Waits): tutte figure specchio di un'epoca irripetibile, pedine di un rutilante mosaico per nulla nostalgico e malinconico malgrado l'impostazione classica, bensì un film modernissimo, pieno di vita, denso di rimandi al presente e di simbologie (come la folle corsa in retromarcia alla ricerca di una tanica di benzina, effige di un mondo molto meno perfetto di quello che può sembrare, perfino a un gruppo di adolescenti), che nella melassa conformista della Hollywood moderna finisce per apparire quasi miracoloso.
 

6 commenti:

  1. Delizioso, davvero delizioso. So che quasi tutti abbiamo usato questo aggettivo per descrivere il film, ma davvero non ne trovo uno più appropriato. Alana Haim meravigliosa, mi sono letteralmente innamorata di lei! (e sono etero, si sappia!)

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    1. Alana Haim meravigliosa, davvero. E anch'io sono etero :) scherzi a parte, un esordio davvero splendido per una non-attrice assoluta. Da ora in avanti la seguirò assiduamente

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  2. Credo che quella scena con il camion in retromarcia nella notte sia già nella storia del cinema. Splendido.

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    1. Solo il tempo ce lo dirà, certo che quella sequenza è davvero straordinaria... ce l'ho ancora davanti agli occhi!

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  3. Finalmente sono riuscito a vederlo. Mi è parso molto più leggero degli ultimi film di Anderson ma è comunque molto godibile. Non so quanto questa storia d'amore possa essere credibile ma d'altra parte il cinema è anche evasione no? Due ore trascorse bene, molto piacevoli.
    Un saluto e buon weekend!
    Mauro

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    1. Ciao Mauro, la "surrealità" della storia è parte integrante del film, ne è un segno distintivo (per me) una storia irreale che fa il pari con la presunta, ingenua innocenza dell'America del tempo. Ad essere leggero è il tono del film, non il contenuto. Per certi versi ricorda "Ubriaco d'amore", sempre in bilico tra fantasia, dolcezza, sentimento, malinconia. Io l'ho adorato.
      Buon weekend anche a te!

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