venerdì 25 marzo 2022

OSCAR 2022: ANALISI, PRONOSTICI E SPERANZE. LA GUIDA ALLA NOTTE DELLE STELLE

 



Dovrà essere in tutti i modi l'edizione del ritorno alla normalità la 94. Notte degli Oscar, che si terrà domenica prossima al Dolby Theatre di Los Angeles: finalmente tutte le stelle torneranno in teatro l'una accanto all'altra (non è dato sapere se con mascherina o meno...) in una cerimonia accorciata entro le tre ore per esigenze televisive e per la prima volta non tutta in diretta (alcune premiazioni minori saranno preregistrate prima dell'inizio dello show). Tutto questo per ribadire con forza che il peggio è passato, il Covid è alle spalle (speriamo) ed è l'ora di ricominciare a riempire le sale cinematografiche. Personalmente direi che a livello qualitativo non è stata un'annata da ricordare, con pochi film davvero degni di nota (Licorice Pizza unica fulgida eccezione) e una serie di titoli che non definirei certo entusiasmanti. La lotta per il miglior film sarà ristretta verosimilmente a due-tre pellicole (Il potere del cane, favorito, Belfast e il sorprendente CODA - I segreti del cuore), con il nostro Paolo Sorrentino in lizza per la statuetta al miglior film internazionale. Di seguito, come ogni anno, la solita "guida" all'evento con analisi, pronostici e speranze categoria per categoria. E se vi andasse di scrivere qualche vostra opinione ne potremmo poi parlare insieme...


MIGLIOR FILM

Paradosso tutto hollywoodiano: nella awards season meno esaltante degli ultimi anni sono ben dieci i candidati alla statuetta più prestigiosa, quella per il miglior film. E, paradosso dei paradossi, il film di gran lunga più bello di questi dieci ovvero Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson, di fatto non ha nessuna speranza di vincere... da sempre Anderson è considerato un "alieno" dall'Academy, che ne riconosce il talento (ben 11 nomination in carriera) ma non lo premia mai: troppo "autore", troppo alternativo per i canoni degli Oscar che prediligono film più convenzionali e allineati alle logiche dell'industria. Agli americani è invece piaciuto tantissimo Il potere del cane: dal giorno della sua presentazione all'ultima mostra di Venezia fino praticamente all'altro ieri, il film di Jane Campion ha fatto incetta di premi (non ultimi i Golden Globes e i BAFTA) e con le sue dodici candidature complessive è il frontrunner d'obbligo di quest'anno. Attenzione, però: si tratta di un film targato Netflix (e per questo poco gradito ai produttori degli Studios) e forse troppo cupo e trattenuto per fare breccia nella giurìa, che preferisce storie più edificanti e - soprattutto - più "commerciali"

Fattosta, sebbene la vittoria del Il potere del cane sia ancora largamente la più quotata dai bookmakers, negli ultimi giorni un piccolo film ha sparigliato le carte e minato le certezze degli addetti ai lavori: CODA (distribuito da Apple e ribattezzato in Italia I segni del cuore) a sorpresa ha vinto sia i SAG che i PGA (ovvero i premi assegnati dai sindacati degli attori e dei produttori) e malgrado le sole tre nomination conquistate rischia seriamente di fare il colpo grosso. A me personalmente scappa da ridere: CODA è un filmetto innocuo e benpensante che non eccelle in nulla se non nei buoni sentimenti. Parla di handicap, di linguaggio dei segni, di diversità, di voglia di farcela malgrado tutto. Non a caso gli ingredienti che hanno sempre fatto breccia nell'Academy. Insomma: non succede, ma se succede... sappiate che non sarà un Oscar del tutto inatteso.

Per tutti gli altri, rimane l'onore della candidatura o poco più. Dune dovrebbe fare man bassa di statuette nelle categorie tecniche, ma come sempre (purtroppo) la fantascienza è bandita dagli Oscar più importanti. Qualche speranza potrebbe invece nutrirla Steven Spielberg con il suo remake di West Side Story, ma in patria gli incassi al botteghino sono stati disastrosi, mentre Belfast di Kenneth Branagh è piaciucchiato un po' a tutti ma non ha convinto nessuno... lo stesso discorso vale per Nightmare Alley di Del Toro e Don't look up di Adam McKay. Il bolso Una famiglia vincente potrebbe poi far vincere l'Oscar a Will Smith (e sarebbe comunque eccessivo) ma nessuno avrebbe il fegato di votarlo come miglior film. Rimane dunque solo Drive my car, ovvero la "quota orientale" di questa awards season: ottimo film, impegnato, autoriale, rigoroso. Dovrebbe stravincere tra i film internazionali, ma dubito che possa proporsi come il nuovo Parasite...

VINCERA': IL POTERE DEL CANE
IL MIO PREFERITO: LICORICE PIZZA




MIGLIOR REGIA

Se per il miglior film permane dunque un po' di incertezza, il discorso sembra invece chiuso per l'Oscar alla regìa: qui Jane Campion viene data praticamente alla pari e non c'è ragione di credere che non sia così. Partendo dal presupposto (anche qui) che Paul Thomas Anderson meriterebbe non uno ma nove Oscar (uno per ogni film che ha diretto) ma che, come detto, non accadrà, la vittoria della Campion sarebbe comunque degna: Il potere del cane è un film molto cerebrale, che lascia alquanto freddi e distaccati, ma dal punto di vista registico è assolutamente ineccepibile. La Campion è stata premiata anche alla Mostra di Venezia e ai Globes e non c'è ragione per cui non faccia il tris. Qualsiasi altro verdetto (cioè l'Oscar a Steven Spielberg per West Side Story, o a Kenneth Branagh per Belfast o perfino Ryosuke Hamaguchi per Drive my car) farebbe davvero saltare il banco.

VINCERA': JANE CAMPION (IL POTERE DEL CANE)
IL  MIO PREFERITO: PAUL THOMAS ANDERSON (LICORICE PIZZA)




MIGLIOR ATTORE

Come spesso accade agli Oscar, un attore rischia di essere premiato più "alla carriera" che per i meriti effettivi nel film per cui è candidato... tradotto: Will Smith un Oscar lo meriterebbe certamente per quello che ha fatto in passato e perchè è uno degli attori di Hollywood che davvero si è costruito una carriera partendo dalla gavetta, ma la sua interpretazione in King Richard (Una famiglia vincente in italiano) è davvero poco più che ordinaria, peraltro in un film piatto e senza mordente che pare essere piaciuto solo all'Academy. Ma tant'è. C'è da dire che quest'anno la "concorrenza" non è che facesse tremare i polsi: l'unico serio antagonista è senz'altro Benedict Cumberbatch (rude e mefistofelico ne Il potere del cane), mentre sia Javier Bardem (in Being the Ricardos) che Andrew Garfield (in Tick,tick... boom!) non hanno realisticamente speranze. Così come Denzel Washington, sontuoso nel Macbeth di Joel Coen ma troppo poco "nazionalpopolare" per ambire al premio.

VINCERA': WILL SMITH (UNA FAMIGLIA VINCENTE)
IL MIO PREFERITO: DENZEL WASHINGTON (MACBETH) 



MIGLIOR ATTRICE

Idem come sopra. Jessica Chastain è una grande attrice, che di premi ne meriterebbe a iosa. Invece in carriera ha vinto appena un misero Golden Globe (nel 2013 per Zero Dark Thirty) a fronte di ben sette candidature ai Globes e tre agli Oscar. Quest'anno parte leggermente favorita rispetto alle altre, ma è fuori dubbio che la sua performance ne Gli occhi di Tammy Faye (da lei anche prodotto) è una delle più deboli della sua carriera. Non sarà facile, comunque, in una categoria che quest'anno appare davvero molto incerta: Nicole Kidman ha infatti le sue carte da giocare per il suo ruolo in Being the Ricardos, ma anche la mai (ingiustamente) troppo considerata Kristen Stewart è stata una splendida Lady Diana in Spencer di Pablo Larraìn. Da non sottovalutare nemmeno Olivia Colman, ormai abbonata alle nomination e che può dire la sua con The last doughter, opera prima di Maggie Gyllenhaal tratta dal libro omonimo di Elena Ferrante, e dalla sempre bellissima Penélope Cruz (candidata per Madrés Paralelas di Almodòvar). Cinque brave attrici. Qui chiunque vinca andrà bene (ma il mio cuore, lo dico, batte per la Stewart)

VINCERA': JESSICA CHASTAIN (GLI OCCHI DI TAMMY FAYE)
LA MIA PREFERITA: KRISTEN STEWART (SPENCER)



            MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA


Qui pareva che non ci fosse storia: l'efebico Kodi Smit-McPhee, inquietante figlio della vedova Kirsten Dunst ne Il potere del cane, fino a qualche giorno fa era dato per sicuro vincitore. Poi invece l'inatteso exploit di CODA ha consentito (forse) a Troy Kotsur di operare il sorpasso in extremis. Sarà comunque lotta all'ultimo voto, anche se dalla parte di Kotsur c'è il fatto di essere un attore portatore di handicap che interpreta un ruolo da portatore di handicap (Kotsur è nato sordomuto e recita con il linguaggio dei segni), argomento cui notoriamente l'Academy è da sempre molto sensibile. Poche chances invece per Jesse Plemons (il "fratello timido" di Cumberbatch ne Il potere del cane) e per J.K. Simmons (che gigioneggia in Being the Ricardos), e quasi nulle purtroppo per l'irlandese Ciaràn Hinds in Belfast, che forse è il più bravo di tutti...

VINCERA': TROY KOTSUR (CODA)
IL MIO PREFERITO: CIARAN HINDS (BELFAST)




MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA

Lo ammetto: da sempre ho un debole per Kirsten Dunst, una bravissima attrice che nella vita ne ha passate tante tra una rehab e l'altra, ma che sul set ha sempre dato prova di grande talento (tanto da vincere una Palma d'oro a Cannes nel 2011 con Melancholia, finora il suo premio più importante). E che ne Il potere del cane offre un'altra ottima interpretazione nei panni di una giovane vedova con figlio a carico che destabilizzerà la quiete dei fratelli Burbank. Purtroppo però in questa categoria parte "di rincorsa", in quanto i favori del pronostico pendono dalla parte della giovane Ariana De Bose, nominata per West Side Story di Steven Spielberg. Attenzione però all' "eterna" Judi Dench, nonna coraggio in Belfast e molto apprezzata dall'Academy: non parte favorita ma non la darei sconfitta in partenza... assolutamente "riempitive" invece le nomination a Jessie Buckley (per The last doughter) e Aunjanue Ellis (per King Richard). Per loro è già un successo esserci.

VINCERA': ARIANA DE BOSE (WEST SIDE STORY)
LA MIA PREFERITA: KIRSTEN DUNST (IL POTERE DEL CANE) 



MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE

Cara Academy, se proprio non riesci a vedere il talento di PTA (Paul Thomas Anderson, per gli amici) almeno vedi di premiare Kenneth Branagh per lo script di Belfast: che magari non rimarrà nella storia del cinema, ma è un film sinceramente genuino, un tenero omaggio a una città difficile che ancora sta leccandosi le ferite del passato. Belfast racconta una storia tragica vista con gli occhi di un ragazzino: a me ha profondamente colpito e sarei felice se vincesse (sempre se non vince Licorice Pizza, ovvio). Questa è la categoria notoriamente più "coraggiosa" e libera degli Oscar, dove spesso si vedono le cose migliori. E infatti anche Don't look up (del solito, caustico Adam McKay) e La persona peggiore del mondo sono titoli degni di nota. Poi, certo, ci sono le eccezioni: la candidatura di King Richard - Una famiglia vincente sa di presa in giro, uno scherzo di pessimo gusto... film senz'anima, piatto come pochi. Come sia finito in nomination è un mistero.

VINCERA': KENNTEH BRANAGH (BELFAST)
IL MIO PREFERITO: PAUL THOMAS ANDERSON (LICORICE PIZZA)



MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE

Io non so se davvero l'Academy avrà il fegato di premiare la sceneggiatura di CODA, che però ha già vinto i BAFTA e i "rumors" danno ampiamente favorita. Mah. Il film è già un remake di una fortunata pellicola francese (La famiglia Bélier) e non aggiunge assolutamente nulla all'originale, che già di per sè non era da Pulitzer... staremo a vedere. Ecco, qui direi che un premio allo script di Drive my car ci starebbe parecchio bene (il film l'ho un po' patito, ma è scritto benissimo) mentre invece sono rimasto parecchio indifferente da The last doughter. Meritata invece la nomination per Dune: non era semplice ridurre in una sceneggiatura cinematografica un'opera monumentale come la saga di Frank Herbert. 

VINCERA': SIAN HEDER (CODA)
IL  MIO PREFERITO: RYUSUKE HAMAGUCHI E TAKAMASA OE (DRIVE MY CAR)


MIGLIOR FILM STRANIERO

A distanza di otto anni un film italiano torna in nomination, e proprio come allora sarà Paolo Sorrentino a rappresentare il nostro paese. All'epoca fu un trionfo: La grande bellezza vinse a mani basse e il regista napoletano spiccò il volo anche oltreoceano, dove ormai lavora stabilmente. Stavolta però sarà molto, molto più difficile. E' bene non farsi illusioni: finora il giapponese Drive my car ha vinto praticamente tutti i premi possibili ed è il logico favorito di questa edizione. Ma il nostro Paolino, da buon napoletano, fa gli scongiuri e spera: del resto fino all'apertura della busta tutto è possibile, hai visto mai che... occhio però anche agli altri candidati: a parte il misterioso film del Buthan (??) di cui nessuno sa niente, il norvegese La persona peggiore del mondo e il danese Flee (candidato anche come miglior documentario e miglior film d'animazione, un record) sono avversari di tutto rispetto. Sarà una bella lotta, e noi incrociamo le dita.

VINCERA': DRIVE MY CAR (RYUSUKE HAMAGUCHI)
IL MIO PREFERITO: E' STATA LA MANO DI DIO (PAOLO SORRENTINO)




LE ALTRE CATEGORIE

L'Italia può contare su altre due nomination, anche se le speranze di vittoria sono ridotte al lumicino: il bel cartone animato Luca di Enrico Casarosa è entrato nella cinquina dei migliori film d'animazione (ma qui strappare l'Oscar a Encanto sarà impossibile), mentre Massimo Cantini Parrini è in corsa per i migliori costumi con Cyrano. Nelle categorie tecniche però è molto probabile che Dune faccia man bassa di Oscar. Anzi, ci sbilanciamo: con tutta probabilità Dune sarà il film che porterà a casa più statuette in assoluto, pur non essendo candidato per nessuna delle categorie più importanti (quelle di cui sopra). Per il resto, bella la cinquina delle canzoni originali dove la struggente No time to die di Billie Eilish dovrebbe avere la meglio su Beyoncè, Diane Warren, Lin Manuel Miranda e il grande Van Morrison. Ci saranno poi Oscar onorari per Liv Ullmann, Elaine May e Samuel L. Jackson, mentre a Danny "arma letale" Glover andrà l'Oscar umanitario per il suo contributo nell'ambito del sociale.


4 commenti:

  1. Per quanto il film con Will Smith sia bello e non ti faccia pesare le due ore e mezza, parlare di Oscar per l'ex principe di Bel Air mi sembra eccessivo. Vorrebbe dire che non c'era niente di meglio.

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    1. mah... a me non è parso neanche bello, le due ore e mezza le ho sentite eccome. Ma soprattutto l'interpretazione di Smith mi pare davvero ordinaria, senza particolari virtuosismi. Insomma, un Oscar alla carriera più che al film in questione.

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  2. Un film importante è West Side Story di Spielberg che non è stato apprezzato in Europa ma che negli Stati Uniti ha entusiasmato. Per me meriterebbe tutti gli Oscar possibili vista anche la concorrenza davvero sbiadita!
    S.

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    Risposte
    1. Non è stato apprezzato nemmeno negli Stati Uniti, almeno dal pubblico: al botteghino è stato un fiasco colossale proprio come da noi. Poi, certo, Spielberg non fa brutti film e anche questo si fa apprezzare per coreografie e musiche, ma sinceramente non ne vedo l'importanza: è una copia conforme del film di Wise...

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