martedì 17 maggio 2022

UNA SQUADRA / L'AVIATORE : DUE DOCUMENTARI CHE RACCONTANO (BENE) LO SPORT

 



Sono pochi, pochissimi i film a tema sportivo degni di nota. Per un motivo molto semplice: lo sport è già di per sè emozione allo stato puro ed è molto difficile restituire a livello di fiction l’adrenalina della diretta. Per questo il documentario è forse la dimensione giusta, il miglior modo per raccontare le imprese dello sport: ed è curioso che in questi giorni, quasi in contemporanea, siano usciti due documentari su due imprese sportive che ci riportano a suon di nostalgia e commozione a un’epoca in cui i loro protagonisti erano prima di tutto uomini, uomini veri: e se Una squadra di Domenico Procacci ci riporta a quell’unica, drammatica finale di Coppa Davis giocata (e vinta) dall’Italia in un paese ostile e antidemocratico, L’Aviatore tratteggia invece un ritratto appassionato e commovente di Gilles Villeneuve, ovvero il pilota più amato di sempre dai tifosi ferraristi, icona e manifesto di una Formula Uno eroica che ormai non esiste più, ma che rimpiangiamo ogni giorno che passa...


titolo originale: UNA SQUADRA (ITALIA, 2022)
regia: DOMENICO PROCACCI
sceneggiatura: DOMENICO PROCACCI
cast: ADRIANO PANATTA, NICOLA PIETRANGELI, CORRADO BARAZZUTTI, PAOLO BERTOLUCCI, TONINO ZUGARELLI
durata: 88 minuti
giudizio: 

Primo capitolo (uscito in sala) di una serie televisiva in sei episodi che già sta andando in onda sui canali di Sky. Protagonista assoluta è la nazionale italiana di tennis, quella nazionale che nel 1976, per la prima e unica volta nella sua storia, fu capace di alzare al cielo la prestigiosa Coppa Davis. E ovviamente non fu una vittoria "normale": l'avversario di turno in finale fu infatti il Cile, che a differenza nostra era arrivato a contenderci la Coppa senza aver mai giocato fin lì una sola partita... tutte le altre squadre si erano infatti rifiutate di affrontare i sudamericani, "rei" di rappresentare uno stato autoritario e prevaricatore dei diritti umani. Era infatti il Cile del dittatore Pinochet, dei desaparecidos, delle carceri costruite sotto le stesse gradinate dello stadio e delle fosse comuni, delle esecuzioni sommarie e del terrore nelle strade di Santiago. Il dibattito in Italia fu pressante: andare o non andare? Giocare o non giocare? Vincere per passare alla storia o rinunciare come avevano fatto tutti gli altri fino a quel momento, in nome della pace e della giustizia? Il film (e la serie) raccontano la cronaca di quella turbolenta finale, della sofferta decisione politica, della “strizza” dei nostri giocatori scortati dall'esercito fino al terreno di gioco, delle magliette rosse indossate in segno di protesta da Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli (che però nella tv in bianco e nero non si vedevano), ma soprattutto raccontano il carattere e la dimensione privata di quattro campioni (più Pietrangeli, il capitano non giocatore) diversissimi per indole e temperamento ma affiatati e determinati nel voler raggiungere l'obiettivo comune. Un buon documentario capace di restituirci la nostalgia e la freschezza di un tempo in cui gli assi dello sport erano ancora "a dimensione umana", e non robot-mangiasoldi come quelli di oggi. Godibilissimo e interessante, utile per approfondire una pagina oggi purtroppo alquanto ingiallita.  


titolo originale: L'AVIATORE (ITALIA, 2022)
regia: GIANGIACOMO DE STEFANO
sceneggiatura: GIANGIACOMO DE STEFANO 
cast: IVANO MARESCOTTI (VOCE), MAURO FORGHIERI, RENE’ ARNOUX, EZIO ZERMIANI, JODY SCHECKTER, BRUNO GIACOMELLI
durata: 90 minuti
giudizio: 


Chiunque sia della “mia generazione” (anni ‘70 o giù di lì) e segue un po’ la Formula Uno non può non aver sentito parlare di Gilles Villeneuve: sono passati quarant’anni esatti da quel maledetto 8 maggio 1982, quando quel piccolo, coraggioso, indemoniato folletto canadese voluto da Enzo Ferrari in persona compì il suo ultimo volo, quello verso la leggenda delle corse. Villeneuve era sinonimo di genio e sregolatezza, talento e coraggio, caparbietà e funambolismo: i suoi (pochi) anni passati al volante della rossa di Maranello, le sue (poche) vittorie, spesso ottenute con una macchina nettamente inferiore alla concorrenza, i suoi incredibili duelli in pista, i suoi incidenti spettacolari (e terribili) lo hanno reso il pilota in assoluto più amato dai tifosi ferraristi (anche più del grande Michael Schumacher) nonostante non sia mai riuscito a diventare campione del mondo. Lo chiamavano “l’aviatore”, proprio in virtù dei suoi capitomboli in corsa, da cui usciva sempre miracolosamente illeso, quasi volesse ogni volta sfidare il destino. Fino, appunto, a quel tragico epilogo avvenuto l’ 8 maggio 1982 sulla pista belga di Zolder. E L’Aviatore è anche il titolo dello splendido documentario andato in onda la scorsa settimana su Rai 2 e ora disponibile gratuitamente sulla piattaforma RaiPlay: un’ora e mezza di struggente ricordo, di toccanti interviste ai protagonisti dell’epoca (da Mauro Forghieri, il suo team manager, al compagno di squadra Jody Scheckter, all’amico-rivale Renè Arnoux) intervallate da immagini di repertorio, raccontate con profonda emozione dalla voce fuori campo di Ivano Marescotti. Villeneuve era il diamante grezzo con cui Ferrari voleva dimostrare che l’automobilismo non è solo uno sport di macchine, ma anche e soprattutto di uomini incoscienti e coraggiosi, disposti a spingersi oltre ogni limite pur di coronare il loro sogno. L’Aviatore è quasi un manifesto della Formula Uno romantica e sanguigna di un tempo. E di cui Gilles era il suo Profeta.

 

2 commenti:

  1. Ho visto il documentario su Gilles, davvero toccante. Il tennis invece non mi appassiona molto ma se dici che merita vedrò la serie. Grazie per la segnalazione!
    Un abbraccio
    Mauro

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    Risposte
    1. Per me sì Mauro, merita. Non è un documentario sul tennis ma su quattro uomini diversissimi tra loro eppure uniti nei momenti cruciali. Racconta una bella storia di cameratismo e diritti umani... sono sicuro che ti piacerà!

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