martedì 7 giugno 2022

NOSTALGIA

titolo originale: NOSTALGIA (ITALIA, 2022)
regia: MARIO MARTONE
sceneggiatura: MARIO MARTONE, IPPOLITA DI MAJO
cast: PIERFRANCESCO FAVINO, TOMMASO RAGNO, FRANCESCO DI LEVA, AURORA QUATTROCCHI
durata: 118 minuti
giudizio: 



Felice Lasco, imprenditore edile che ha fatto fortuna in Egitto, dove vive, torna dopo quarant'anni nella "sua" Napoli, nel rione Sanità, per assistere la madre anziana. Dopo la morte della donna, Felice non avrebbe più motivo di rimanere nella città partenopea, eppure appare deciso a restare lì... per ritrovare le sue origini e per fare i conti con il suo passato. 




Non è affatto un merito nè una condanna nascere nella parte giusta o sbagliata del mondo, a seconda delle circostanze. Dovremmo ricordarcelo sempre, e invece spesso e volentieri ci viene naturale giudicare senza conoscere, dall'alto della nostra (sbagliata) presunzione morale. Nostalgia parla di questo: di quanto le nostre origini condizionano la nostra vita e il nostro futuro, e di come innegabilmente ognuno di noi sia legato alla propria terra, anche quando per mille ragioni fai di tutto per dimenticarla. Senza ovviamente riuscirci.

Felice Lasco è uno che ha provato a lasciarsi alle spalle il suo passato: è dovuto fuggire giovanissimo da Napoli (il motivo non possiamo spoilerarlo) e si è rifatto una vita all'estero, in Egitto, dove ora è un imprenditore ricco e affermato, con una bellissima moglie che lo adora. L'unico motivo che (pare) ancora legarlo alla sua città natale è l'anziana madre, ormai morente, che Felice si sente in dovere di assistere nei suoi ultimi giorni, rientrando dopo più di quarant'anni nella città partenopea. Eppure, anche dopo la morte della donna, quando ormai anche l'ultimo anello di congiunzione con la sua terra natìa sembra essere venuto meno, Felice si sente in dovere di restare lì, nel rione Sanità, perchè qualcosa più grande di lui lo tormenta e lo trattiene, qualcosa che ha a che fare con un vecchio debito di gioventù...

E' davvero infaticabile
Mario Martone: neanche otto mesi dopo essere stato in concorso a Venezia con lo splendido Qui rido io, ecco che lo ritroviamo sulla Croisette con Nostalgia, tratto dall'omonimo romanzo di Ermanno Rea e ideale conclusione di una trilogia napoletana iniziata nel 2019 con Il sindaco del rione Sanità. E guardacaso anche Nostalgia è ambientato nel popoloso e problematico quartiere della Sanità, emblema di una città disomogenea e dalle mille anime: la Sanità rappresenta l'anima più oscura e matrigna di Napoli, è un rione dove si respira la grandezza di un passato nobile ma anche il fetore di un luogo controllato dalla camorra, dove lo Stato da tempo non arriva più... forse addirittura fin dai primi anni dell' 800, da quando Gioacchino Murat fece costruire il ponte omonimo che collegava la città alla reggia di Capodimonte, sovrastando fisicamente e idealmente il vecchio quartiere che veniva così abbandonato al suo destino di emarginazione.

Nostalgia diventa così un film sul ricordo e sul destino, che riflette sui sentimenti ancestrali di ci è nato, ci vive e ci ha vissuto, marchiandosi per sempre. Martone, manco a dirlo, costruisce un notevole ritratto di una Napoli decadente e tentacolare, trascinandoci nelle sue viscere proprio come il suo protagonista, che senza rendersene conto precipita in un buco nero al centro del quale c'è la sua nemesi, ovvero l'amico d'infanzia Oreste, detto Malommo, un tempo compagno di giochi e ora boss del quartiere (il "sindaco" del film precedente) che naturalmente gli si porrà davanti in modo ben diverso rispetto a quando erano entrambi giovani e inseparabili. Perchè l'ambiente dove cresci, la parte "giusta" o "sbagliata" del mondo, ti segnano irrimediabilmente, senza che tu possa farci nulla...

Martone
costruisce il film disorientando lo spettatore, prima facendogli credere di assistere a un melò struggente e malinconico sul rapporto tra una madre anziana e il figlio (prodigo) lontano, poi trasformandolo man mano in un thriller dove il pericolo si fiuta ovunque ma non si vede mai, proprio come la camorra che tiene in pugno l'intero rione: invisibile, eppure presente in ogni anfratto. C'erano molti dubbi alla vigilia sulla coppia di attori principali, entrambi non napoletani: e se Pierfrancesco Favino se la cava (alla grande) con l'ennesimo, impressionante lavoro sul linguaggio (una specie di "gramelot" italo-arabo inventato per l'occasione), Tommaso Ragno sopperisce con il talento e la fisicità a un ruolo per lui inconsueto. Partenopeo doc è invece Francesco Di Leva, qui nella parte di un prete in trincea che con la sua dolorosa e toccante performance ruba, meritatamente, la scena agli altri due.

9 commenti:

  1. Ciao, beh, già ti avevo preannunciato il mio parere, lo sai, un film che non mi ha convinto nel toto. Troppo lungo e gira un po' a vuoto lasciando in superficie un po' troppo a mio parere.
    SPOILER



    La prima mezz'ora è la parte che mi ha colpito di più, a livello emotivo l'incontro con la madre è davvero qualcosa di dolce e nello stesso tempo potente, qualcosa che rimarrà nella mente di tutti potrei dire, perché alcune scene, in particolare quella del bagno avrebbe corso il pericolo di diventare solo strumentale rischiando una forzatura che era subito dietro l'angolo. Invece è di rara bellezza e Martone l'ha resa efficace e commovente.
    Tutto il resto purtroppo l'ho trovato poco sviscerato, qualche flashback ti fa supporre quale sia stato il rapporto tra lui e il suo amico Oreste, ma è veramente approfondito troppo poco per essere l'aspetto principale della trama. Nello stesso tempo non avendo letto il libro mi è sembrato comunque troppo ingenuo il pensare di ritrovare la stessa città/situazione dopo tanti e tanti anni, mi è parso più il voler omaggiare una città, un rione che un percorso davvero funzionale.
    Un regista che apprezzo per i suoi pochi film che ho visto, probabilmente avevo aspettative diverse, il Sindaco del Rione Sanità mi era davvero piaciuto.
    Un cast all'altezza, soprattutto Aurora, la madre, eccezionale e Francesco di Leva l'ho trovato perfetto, in complesso un film da 7 se dovessi dargli un voto.

    P.S. Forse ti sei espresso male o ho capito male io, ma credo ci sia un errore, quando parli del suo compagno di un tempo e ora boss del quartiere (il sindaco del film precedente)....il sindaco del film precedente era proprio Francesco di Leva che in questo film veste la parte del prete.

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    1. Non sono d'accordo. Secondo me il film non lascia nulla in superficie, anzi... sì addentra nelle catacombe di Napoli che, trasfigurate, rappresentano l'anima di una città incredibilmente bella e complicata. Quella che (forse) tu scambi per superficialità è una precisa scelta registica (che condivido) volta a non usare (per fortuna!) troppi "sporgono" nel film lasciandone invece respirare l'aria pulita del mare e il gestore opprimente della camorra. Martone spariglia le carte e la nostra percezione, illudendoci di farci trovare di fronte prima un melò, poi un thriller, poi un noir, poi un film dolente e putrido, che finisce nell'unico modo possibile. A me è piaciuto molto.

      p.s. su Di Leva mi sono espresso male, infatti ho corretto: mi riferivo in realtà al ruolo di Oreste, quello del "sindaco", che nel film precedente era interpretato appunto da Di Leva.

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    2. p.s. scusa i refusi, ma non sono molto a mio agio rispondendo ai commenti dallo smartphone

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  2. Ottimo film, mi è piaciuto proprio perché "fuorvia" lo spettatore con la trama, come hai scritto te. E poi bravissimi Favino e Ragno, due grandi attori.
    Buona serata!
    Mauro

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    1. Sì, Mauro. Proprio due grandi attori che sopperiscono alla loro carta d'identità con il loro talento sconfinato. Complimenti a loro.

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  3. In due ore c'è tutto il volto di Napoli. Città complicata e pericolosa ma anche tremendamente attrattiva. Il film non è originalissimo (forse anche per scelta) ma la regìa è collaudata. Ottima Aurora Quattrocchi, non era facile la scena del bagno.

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    1. Sono d'accordo. L'originalità dei contenuti (ormai sempre più rara... ma in generale lo è in tutti i settori) non lo rende un film particolarmente innovativo, ma i pregi vanno ricercati a livello contenutistico, come ho spiegato sopra.

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  4. Una lettera disperata, appassionata a una città piena di contraddizioni. Mi è piaciuto molto.

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