venerdì 8 luglio 2022

BLACK PHONE

titolo originale: THE BLACK PHONE (USA, 2021)
regia: SCOTT DERRICKSON
sceneggiatura: SCOTT DERRICKSON, C. ROBERT CARGILL
cast: ETHAN HAWKE, MASON THAMES, MADALEINE McGRAW, JEREMY DAVIES
durata: 102 minuti
giudizio: 



America, anni '70. Un serial killer rapisce e uccide ragazzini adolescenti adescandoli con un mazzo di palloncini neri. Ma quando a cadere in trappola sarà il 13enne Finney Shaw, le anime dei suoi amichetti morti cercheranno di guidarlo verso la salvezza comunicando con lui attraverso un misterioso telefono nero, apparentemente rotto, posto sul muro dello scantinato-prigione...  





I venticinque lettori che seguono SOLARIS sanno che il sottoscritto non è particolarmente ferrato quando si tratta di horror (anche se da anni partecipo alla Notte Horror, ma quella è soltanto una bella "scusa" per rincontrare tanti blogger amici), tuttavia ogni tanto qualche filmetto sul genere lo guardo anch'io... non fosse altro perchè l'horror è per antonomasia un classico dell'estate e poi anche perchè, meno prosaicamente, c'è bisogno di motivi per sfuggire alla pazzesca calura di questi giorni e trascorrere due ore piacevoli con l'aria condizionata in sala.

Questo per dire che non avevo particolari aspettative verso Black Phone, visione scelta all'ultimo momento e per le ragioni di cui sopra. E come spesso accade, quando non si hanno aspettative finisce che si resta anche piacevolmente sorpresi: ammetto, nella mia ignoranza, che non avevo idea che il figlio di Stephen King (tale Joe Hill) fosse anche lui scrittore "de paura", nè che questo film fosse stato tratto da un suo racconto omonimo. Diciamo che Black Phone mi sarebbe piaciucchiato lo stesso anche all'oscuro di queste nozioni, il fatto di averle apprese successivamente mi ha fatto poi capire molte altre cose: giusto per ribadire, per quanto ovvio sia, che quando si vuole parlare di un certo film nella maniera più "critica" possibile, più ci si documenta più si è credibili. Lo dico in primis a me stesso.

Black Phone
è quindi l'adattamento cinematografico di una short-story del 2004, da cui il regista Scott Derrickson ha tratto una pellicola abbastanza fedele e con pochi fronzoli: non dimentichiamo che Derrickson è comunque uno specialista in materia (sono suoi gli apprezzati The exorcism of Emily Rose, Liberaci dal male, e soprattutto il cupo Sinister, da cui Black Phone riprende - oltre al protagonista, Ethan Hawke - in parte anche le atmosfere) e sa quindi come muoversi in un contesto noto. Lo spunto di partenza, come accade per molti horror, è davvero classico e ridotto all'osso: in una media cittadina americana degli anni '70 un serial killer psicopatico, soprannominato "Il Rapace", rapisce e uccide dei ragazzini del posto senza che le forze dell'ordine riescano ovviamente a cavare un ragno da un buco...

Succede però che un giorno ad essere rapito è il tredicenne Finney (Mason Thames), adolescente timido e bullizzato che non se la passa bene nemmeno in famiglia: la mamma è morta sucida, il padre è un ubriacone manesco e la sorellina (Madaleine McGraw, molto brava) fa ogni tanto degli "strani" incubi che poi finiscono per avverarsi (e questo NON sarà certo un dettaglio nell'economia del racconto). Finney viene rapito da uno strano uomo mascherato che lo adesca con dei palloncini neri, lo narcotizza, lo carica su un furgone (nero anch'esso) e lo rinchiude in uno scantinato dove gli unici oggetti presenti sono un materasso sporco e uno strano telefono nero appeso alla parete, ma con i fili tagliati. Questo telefono sarà naturalmente fondamentale per tentare la fuga: da quell'apparecchio Finney sentirà infatti le... voci (le anime?) dei suoi amichetti già uccisi dal maniaco, che tenteranno di comunicare con lui dandogli preziose istruzioni per impedirgli di fare la loro stessa fine.   

Col senno di poi è facile dire che Black Phone è un film profondamente "kinghiano", in quanto vi si ritrovano tutti i topoi "di famiglia": dai ragazzini che salvano il mondo - ostile - rovinato dagli adulti, ai valori dell'amicizia, dell'unione fa la forza, del coraggio, della solidarietà dei piccoli a dispetto della follia dei grandi. La mente non può non andare subito indietro a Stand by me o IT, peraltro sapientemente citati dall'inizio alla fine (vedi i filmini in super 8, l'impermeabile giallo...) ma mai stucchevoli, comunque significativi ai fini del racconto.

Non è un film che cambierà la storia dell'horror, Black Phone. E nemmeno si sogna di farlo. Però è un buon prodotto medio, con una morale chiara, un buon ritmo e certe trovate non proprio banali: Derrickson lo sviluppa come un romanzo di formazione dove il confine tra il bene e il male è netto e ben identificabile, senza però ricorrere a efferatezze splatter o effettacci gore. L'orrore è sempre presente ma mai mostrato (non si vedono uccisioni, non si sa come il killer giustizi le sue piccole vittime) tanto che agli spettatori più superficiali potrebbe perfino sembrare "solo" un thriller soprannaturale... l'atmosfera macabra però è palpabile, sempre presente, in ogni momento, insita nel profondo degli uomini, negli abitanti della piccola comunità, nei genitori che picchiano i figli con il cinturone, nella polizia inetta, nelle case piene di armi (e Dio solo sa quanto sia attuale questa cosa!)

Non è poco, per essere un film commerciale che si rivolge a un pubblico dal target medio-adolescenziale, esattamente quello che è rappresentato dalla storia. Un film che parla ai ragazzi forse meglio di tante lezioni scolastiche o prediche dei genitori, e che di sicuro i ragazzi guardano volentieri. Ed è pure scorrevole e divertente, con un finale per nulla scontato. Forse è solo un tantino inverosimile a livello di scrittura, lo ammetto, ma se fosse anche verosimile allora che horror-medio sarebbe? O no??
 

4 commenti:

  1. La mela non cade lontano dall'albero, almeno per Joe, perche anche Owen il primogenito ha scritto dei libri, ma non diventeranno mai film, nemmeno medi ;-) Derrickson ha fatto qualche scelta più visiva a partire dalla maschera, insomma ha migliorato un po' un racconto breve molto Kinghiano nei temi, proprio come questo film, ora speriamo di vedere adattati anche gli altri libri di Hill, "La scatola a forma di cuore" sarebbe già buon materiale di partenza. Cheers

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    1. Non ho letto assolutamente niente di Hill, quindi mi fido delle tue parole: già questo mi sembra un buon inizio :)

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  2. L'ho trovato davvero banalotto. Più che un horror è un blando thriller soprannaturale. Ma davvero ai minimi termini.

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    1. Mi sembra un giudizio troppo severo: posto che effettivamente la differenza tra horror e thriller è sempre piuttosto labile, a me non è parso blando. Certo non è un horror d'autore (ma questo penso non fosse nemmeno nelle intenzioni del regista) però lo trovo un discreto prodotto medio che sa dove parare e allude a temi importanti. Oltretutto è anche abbastanza curato a livello di confezione. A me non è affatto dispiaciuto.

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