venerdì 15 luglio 2022

OLD HENRY

 

titolo originale: OLD HENRY (USA, 2021)
regia: POTSY PONCIROLI
sceneggiatura: POTSY PONCIROLI
cast: TIM BLAKE NELSON, STEPHEN DORFF, SCOTT HAZE, TRACE ADKINS, GAVIN LEWIS
durata: 99 minuti
giudizio: 



Da qualche parte nel West, inizio secolo scorso: un uomo ferito e con una borsa piena di soldi viene raccolto da un povero agricoltore vedovo che vive con il figlio in una casupola fatiscente. Ovviamente da quell'istante per lui inizieranno i guai, complice anche un passato oscuro che torna...





In questi miei primi cinquant'anni ho perso il conto di quante volte ho sentito dire "il western è morto..." (viva il western! aggiungo io), talmente tante da essermi reso conto ben presto di quanto sia insensata questa affermazione: il western morirà solo quando morirà Hollywood, morirà il cinema classico, morirà la memoria storica di un paese intero. Discorso retorico, ovviamente: giusto per mettere in chiaro che il western, essendo l'unico, vero, grande genere americano, l'unico a raccontare gli albori della storia breve e violenta degli Stati Uniti, sarà il genere che sopravviverà a tutto... senza contare che il western negli anni si è trasformato, spesso fondendosi con altri generi, ha assunto altri connotati, ma è ancora ben radicato nella cultura di massa americana. E non potrebbe essere diversamente.

Old Henry è, in questo senso, un prodotto ibrido: a prima vista potrebbe sembrare un film piuttosto classico (e per certi versi lo è, per atmosfere e ambientazioni) ma allo stesso tempo è anche un western crudo e revisionista, demistificatorio, che però non segue la strada tracciata, tra gli altri, da Peckinpah, Penn o Eastwood. Non è infatti un'abiura del Sogno Americano, nè un prodotto "riparatore" verso gli indiani o i messicani, nè la pellicola ha intenti di precisione storico/documentaristica: il film di Ponciroli si limita a fotografare i grandi contrasti di una giovane Nazione che, oggi come allora, si erge a baluardo della democrazia passando sopra al suo passato selvaggio...



Ho scritto "si limita" non a caso. Perchè il regista Potsy Ponciroli non è nè Peckinpah,Penn Eastwood, e nemmeno un oscuro artigiano di Hollywood. E' un produttore cinematografico di professione che ogni tanto si diletta a passare dietro la mdp, consapevole dei suoi limiti: per questo non dovete aspettarvi chissà cosa da Old Henry, che dal punto di vista registico non è in effetti niente di che. Però Ponciroli ha avuto se non altro l'umiltà e la scaltrezza di circondarsi di buoni mestieranti e ottimi attori: il film pertanto è stilisticamente molto pulito, un compitino piuttosto "scolastico" ma davvero ben svolto, impreziosito dal gran lavoro dei suoi interpreti. Insomma, si lascia vedere e anche con gusto (peccato però solo in tv, dal momento che è uscito unicamente in streaming: alla Mostra di Venezia, dove è stato presentato fuori concorso, sul grande schermo faceva tutt'altro effetto... pazienza)

Old Henry
parte da un assunto molto classico per raccontare una trama sporca: Ponciroli la svela a poco a poco, andando a ripescare nel finale la figura confusa tra realtà e mito di una leggendario personaggio del West (che non si può dire, per non privarvi del piacere della visione). Henry (Tim Blake Nelson, bravissimo) è un contadino vedovo che vive insieme al figlio (Gavin Lewis) in una casupola in mezzo alla sconfinata prateria americana. Un giorno scopre in un fosso un uomo ferito (Scott Haze) con una borsa piena di soldi. Indeciso se lasciarlo lì a morire (insieme al malloppo) per evitare guai oppure portarlo a casa sua e salvarlo (consapevole delle conseguenze) sceglie ovviamente la seconda ipotesi. Immediatamente sopraggiungono tre uomini senza scrupoli che si spacciano per sceriffi (comandati da uno stronzissimo Stephen Dorff) che assediano la fattoria reclamando il bottino: il vecchio contadino si rivela però molto abile con la Colt, facendo sorgere grossi dubbi sulla sua vera identità...

La storia, non proprio originalissima, ricorda molto Gli Spietati di Eastwood, in particolar modo riguardo la figura ambigua del padre, ma ricorda più in generale la tradizione che vuole il western come paradigma della paura verso lo straniero, il "diverso", l'uomo qualunque, senza nome, venuto a destabilizzare gli equilibri di una comunità cresciuta e vissuta nell'ignoranza e nell'odio. La fotografia, gli esterni e il montaggio, molto accurati, conferiscono un buon contributo all'essenzialità dell'opera, così come la recitazione scarna dei protagonisti che eleva a un buon livello un film tutto sommato più che godibile, non solo per gli appassionati del genere.  
 

6 commenti:

  1. Ne ho sentito parlare solo bene, vedrò di recuperarlo in qualche modo

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    1. E' un buon western, passato in sordina all'ultima Mostra di Venezia ma con buona accoglienza. Non riscriverà certo le classifiche di genere, ma si vede con piacere. Prodotto solido, con ottimi interpreti. Peccato l'uscita solo in streaming...

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    2. Visto e piaciuto, parecchio. Un western senza fronzoli, demistificatorio e per nulla prevedibile. Bellissimo il finale che rende omaggio a una figua leggendaria. Davvero una bella sorpresa!

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    3. Grazie per non aver spoilerato. Ti dico la verità, a me il finale non è parso così "sorprendente" come dici (a parte l'identità del protagonista), ma concordo sul fatto che è un buon western girato in economia e robusto al punto giusto. Si lascia vedere più che volentieri.

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  2. Interessante. Peccato sia uscito solo in piattaforma: i western meriterebbero per legge l'uscita in sala. Ma vedrò di guardarlo lo stesso.
    Un saluto e buonanotte.
    Mauro

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    1. E' verissimo, Mauro. Il western soffre molto la visione in streaming (come tutti i film, ma il western ancora di più...) però va detto che un'uscita in sala in questo periodo dell'anno sarebbe stata con tutta probabilità "invisibile" per la stragrande maggioranza degli spettatori. Bisogna accontentarsi, purtroppo. Buona domenica.

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