mercoledì 17 agosto 2022

NOPE


titolo originale:
 NOPE (USA, 2022)

regia: JORDAN PEELE
sceneggiatura: JORDAN PEELE
cast: DANIEL KALUUYA, KEKE PALMER, BRANDON PEREA, STEVEN YEUN, MICHAEL WINCOTT
durata: 130 minuti
giudizio: 



O.J. e Emerald Haywood, fratello e sorella, allevano cavalli per produzioni televisive in un ranch nel deserto californiano, ereditato dal padre morto in circostanze misteriose. Ma da qualche tempo il loro lavoro è ostacolato da  fatti sempre più strani e inspiegabili che avvengono nei pressi della loro proprietà, tanto da far sospettare la presenza di un'oscura e minacciosa entità aliena...




1878: il fotografo inglese Edward Muybridge piazza 24 macchine fotografiche lungo il tracciato di un cavallo da corsa, le cui istantanee, una volta unite e sequenziate tra loro, renderanno allo spettatore l'idea del movimento. Il cinematografo ufficialmente non esiste ancora, ma l'esperimento di Muybridge si avvicina parecchio a ciò che i Lumiére avrebbero brevettato da lì a poco.

1977: 99 anni dopo l'esperimento di Muybridge, il giovane regista americano Steven Spielberg gira Incontri ravvicinati del terzo tipo, un film di fantascienza destinato a riscrivere la storia del genere: l'argomento è il "contatto" tra umani e extraterrestri, che Spielberg immagina realizzarsi grazie al linguaggio universale della musica e a messaggi in codice lanciati dallo spazio. Gli alieni, intelligentissimi, evoluti, di una civiltà superiore, scendono sulla terra pacificamente e ci regalano (forse) l'elisir di lunga vita...

2022: esce in sala Nope, opera terza di Jordan Peele che, come e più delle precedenti Get out! e Us, costruisce attraverso lo stesso genere (la fantascienza, con qualche venatura horror) un'agghiacciante ed efficacissima metafora sull'invadenza dei media e dei social nella società attuale, nonchè una feroce critica all'economia di mercato e alle storture del capitalismo.

C'è qualcosa lega questi tre episodi l'uno con l'altro? In apparenza no, eppure a ben guardare i collegamenti sono evidenti, nemmeno troppo mascherati. Uso la parola "guardare" perchè mai come in Nope è importante il modo in cui noi "guardiamo" le cose: OJ (Daniel Kaluuya), il protagonista, un allevatore di cavalli che rifugge la logica del business e dell'apparire a tutti i costi, capisce che l'unico modo per salvarsi la pelle (poi diremo perchè) è quello di non guardare mai in faccia la "cosa" che si è posata sopra il suo ranch. In un presente vacuo come il nostro, segnato dal desiderio irrefrenabile di esporsi mediaticamente nei confronti della comunità, la redenzione avviene non guardando in alto (come in Don't look up, altro film speculare), bensì abbassando lo sguardo e predicando l'umiltà e il dialogo con il "diverso", addestrandolo e addestrandoci a ricercare un contatto, un punto in comune.

Nope è la storia di due persone molto diverse tra loro: OJ e sua sorella Emerald (Keke Palmer) ereditano un allevamento di cavalli dopo la morte del padre, ucciso da una monetina da dieci cent caduta misteriosamente dal cielo a folle velocità (e su cui la cinepresa si sofferma con insistenza sulla scritta In God We Trust). Mentre OJ vorrebbe occuparsi solo dei cavalli, Emerald è ossessionata dalla notorietà: prima cerca di "affittare" gli equini per una produzione hollywoodiana spacciandosi per diretta discendente di Muybridge, ma quando uno degli animali s'imbizzarrisce infastidito da una delle persone presenti sul set il progetto naufraga. La notte stessa il ranch viene sconvolto da una misteriosa "presenza" aliena, che OJ riesce a vedere ad occhio nudo. Emerald non ci pensa due volte e installa sul suo terreno una fitta rete di telecamere per riprendere l'UFO in movimento (proprio come Muybridge) e poi vendere le immagini alle televisioni, con conseguenze inimmaginabili...


Jordan Peele
ha cominciato a lavorare a Nope durante la pandemia, quando tutte le produzioni erano ferme e il destino del cinema mainstream in bilico. Viene facile pensare che la sua visione già critica di una società votata al consumismo più esasperato e a un cinico classismo (che fa rima con razzismo) sia stata fortemente influenzata dal lockdown, che sicuramente ha aumentato il divario tra ricchi e poveri, tra bianchi e neri, tra coloro che si rassegnano a sopravvivere e quelli che invece s'illudono di fare soldi facili gettandosi tra le grinfie dello show-business. Ci piace anche pensare che Peele abbia (ri)visto Incontri ravvicinati del terzo tipo, film-simbolo di un'America ancora ingenua, sognante, fiduciosa verso un mondo migliore e più giusto, e ne abbia volutamente fatto la sua copia conforme, attualizzata alla società contemporanea. Il quadro che ne esce fuori è oltremodo sconfortante: gli alieni non sono più "buoni" e collaborativi, gli umani sono avidi e stupidi, nessuno merita la salvezza... la pandemia non ci ha reso migliori, e la grettezza degli uomini viene punita da quello che pare un castigo divino, da una specie (spoiler!) di medusa gigante che ingurgita tutti coloro che osano guardarla, vittime della loro brama di mettersi in mostra.

Nope si apre con una citazione biblica che è già una dichiarazione di intenti ("terra sanguinaria, piena di menzogne, cadaveri senza fine [...] ti getterò addosso immondizia, ti umilierò e ti esporrò al ludibrio" - Naum 3:16) e prosegue con un prologo choccante (spoiler!): un lungo flashback ci riporta indietro di un quarto di secolo mostrandoci una scimmia impazzita che massacra in diretta l'intera troupe di un programma televisivo, presagio di una comunità wasp che già discrimina e sottovaluta le minoranze, proprio come nel nostro misero presente. Il film procede poi con passo sicuro, appassionando, divertendo e spaventando lo spettatore, che si trova davanti a un'opera concettuale e ambiziosa (ma non spocchiosa) cammuffata da banale blockbuster estivo. Eppure Nope è un film adulto e complesso, che riesce a smuovere le coscienze e far riflettere sulla deriva orgiastica di una società borghese ormai "condannata" senza accorgersene alla sovraesposizione mediatica.

Si dice che il terzo film sia quello più importante per un cineasta emergente: dopo la sorpresa del primo (Get out!) e l'exploit del secondo (Us), ecco che per Jordan Peele arriva la conferma definitiva: Nope prende come riferimento la (bellissima e anacronistica) retorica spielberghiana di Incontri ravvicinati e ne ribalta prospettiva e conseguenze, facendola a pezzi nelle due ore e mezza di una pellicola laicamente mistica: per non cadere nelle fauci (letterali) di un mostro che ingurgita (letteralmente) tutta la nostra sporcizia, l'unica possibilità di salvezza è spogliarsi del superfluo e vivere secondo le nostre possibilità, evitando la mercificazione della nostra stessa vita. Una conclusione (quasi) biblica per un Autore che, nel suo film più maturo, riesce benissimo a metterci in guardia dalle magagne del mondo.
   

23 commenti:

  1. Ero curioso delle tue sensazioni finalmente... lo hai visto e non poteva essere recensione piu bella. Io l'ho rivisto ieri sera e capisco che a qualcuno potra' non piacere ma io lho trovato ancora piu bello... e scoprire che Gordy riprende la storia vera della scimmia Travis con la Donna coperta in volto realmente sfigurata... o vedere la maglietta di Zapata dei Rage Against the Machine e lui a cavallo manco fosse Clint in un Western... Grande film! Decio

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    1. Accidenti, sei andato a rivederlo? Complimenti, mi piace questa passione!
      Comunque sì, mi è piaciuto molto: l'ho trovato di gran lunga il film più bello di Peele (che, ammetto, fino all'altro ieri consideravo un autore piuttosto sopravvalutato) in quanto abbraccia una visione universale del mondo e si èleva rispetto ai contenuti un po' facili di "Get out!" e "Us" (che comunque non mi erano dispiaciuti)
      Sì, anch'io sono andato a leggermi la storia dello scimpanzè Travis (che non conoscevo) ed è esemplare il modo in cui Peele l'ha trasposta sullo schermo: un episodio fondamentale per comprendere bene il film

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  2. Condivido. Il fim più maturo di Peele, senz'altro una spanna superiore ai primi due (che comunque non mi erano affatto dispiaciuti)

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    1. Sono d'accordo. Anche a me "Get out!" e "Us" erano piaciucchiati ma mi erano sembrati sopravvalutati rispetto ai loro reali meriti (anche se, come ho scritto in più occasioni, un conto è vedere questi film con una visione "europea" - la nostra - altro conto è calarsi nella mentalità americana, per cui quei film erano effettivamente "dirompenti). Qui però siamo di fronte a un'opera innegabilmente ben costruita e importante.

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  3. Mi spiace, finalmente stasera ti avevo risposto con un lungo commento che ho dovuto accorciare perché non riuscivo a inviarlo. Nonostante i diversi tentativi, non sono riuscito a inviarlo pur accorciando, mi sono arresa, ma sono sincera, non so se avrò voglia di riprovarci. Scrivo in diretta, non uso una 'brutta' copia pertanto visto che già il mio parere lo conosci, dubito che lo riscriverò.
    Sono però contenta che sei riuscito a vederlo.
    Salutoni.

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    1. Mi dispiace tantissimo che non sei riuscita a commentare! Quando i commenti sono troppo lunghi conviene spezzarli in più parti altrimenti Blogger non li regge... mi farebbe invece molto piacere conoscere la tua opinione: so che il film non ti è piaciuto ma non so PERCHÉ non ti è piaciuto: ed è quello che mi interessa. Semmai ci dovessi ripensare sarò contento di leggerti!

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  4. Eccomi, ci riprovo dunque.
    Intanto ho dimenticato di dirti che la tua recensione contenuta mi è piaciuta, sei andato al dunque senza la ricerca di messaggi subliminali, non ho avvertito però quello che traspare quando un film ti è piaciuto davvero tanto, ormai ti leggo da tempo. Jordan Peele racconta, ma spesso le sue sceneggiature hanno incongruenze o contraddizioni, seppure il suo secondo film mi è piaciuto più del primo, ricordo comunque che qualcosa non mi tornava e non è un caso trovare nelle recensioni le stesse perplessità, per cui del suo stile mi piace l'aspetto comico e gli stratagemmi, gli usi che spesso fa in senso un po' folkloristico soprattutto nel suo terzo film. Resto sempre un po' sconcertata da una trama non sempre fluida e poco coerente. I suoi film spesso ne tributano altri e il messaggio di critica politica e sociale è presente in tutti i suoi film e forse troppo.
    Parlando di Nope, parto dal presupposto che mi aspettavo altro, non mi aspettavo un film così. Parte veramente troppo lentamente prima di ingranare, due personaggi che per copione sono agli antipodi, uno troppo passivo anche in situazioni che richiedevano altro, lei con un'effervescenza spinta al limite, dialoghi penosi e stranianti (bisognerebbe vedere la versione in lingua originale). Finalmente il film parte ma sinceramente il racconto al di là di messaggi e grandi metafore, non mi ha coinvolto. Non posso immaginare che il regista abbia voluto creare una trama tanto banale su un alieno che divora chi lo guarda ed ecco scattare il metaforone dello spettacolo nel senso più ampio del termine, della nostra dipendenza e della spettacolarizzazione portata all'eccesso.

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  5. Messaggio importante, ok, già sfruttato da altri....e dunque? Tutto questo per raccontare o meglio per farci discutere di questo? Un monito? Beh, siamo cervelli pensanti, non credo sia una novità il messaggio, tantomeno a volte ti interessa vedere un film dove qualcuno ti dice come vivere, perché se abbiamo bisogno di questo, siamo davvero messi male. Il problema è davvero che il mondo sta cambiando, è cambiato il modo di fare cinema, c'è un sano rimpianto/nostalgia del passato, il buon cinema su pellicola, oggi è più veloce creare immagini al computer. Per lo spettacolo si arriva a tutto, per fare audience anche, oggi non si cerca lavoro ma ci si improvvisa influencer....in TV la cronaca nera bombarda con Avetrana e i fatti più neri e il pubblico organizza gite sui luoghi come fosse una cosa normale, si filmano episodi di bullismo e incidenti, possiamo andare avanti, però se viene detto che certi film inducono a pensare, boh, non credo sia così vero e non comunque con questa dinamica. La ricerca dello spettacolo, la spettacolarizzazione alla fine principalmente un regista la desidera, chi più chi meno esercita un richiamo ai nostri occhi e spesso lo fa alzando l'asticella e con un'etica discutibile. Se Haneke meglio lo aveva espresso andando al dunque in maniera potente anche Reality di Garrone ha realizzato uno spaccato davvero incredibile della realtà distorta a cui certi programmi ti rendono curiosi fino a cambiare in modo impercettibile menti e vita.

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  6. Siccome non mi piace demolire un'opera, ma cerco sempre di trarre un qualcosa di positivo, questo pippone per un film che a parte i critici sta dividendo il pubblico, reputo sia più un film su cui discutere che non da scriverci, perché i commenti sensati, completi, diventano veramente lunghi se non vuoi limitarti a dire semplicemente che il film non ti è piaciuto.
    Come già ti dissi, ho trovato una fotografia eccezionale, davvero alcune scene degne di nota, tutto a discapito di tematiche, buttate un po' lì senza approfondire per dare troppo risalto all'immagine perché il film di spunti veramente ne offre tanti.
    Ottima l'idea dell'alieno che ho paragonato a un obiettivo fotografico che con uno stomaco tipo un diaframma ingurgita, stritola ed espelle, l'esatta idea di personalità che si espongono in cerca di gloria per essere dimenticate un secondo dopo.., e basta, non voglio farla più lunga, il concetto in generale l'abbiamo tutti capito, sviscerato in vari modi, resta sempre la nostra interpretazione quella più vera al di là di quello che il regista voleva enunciare. Un film visivamente molto bello e pieno di trovate anche simpatiche, purtroppo non mi ha regalato particolari emozioni....a parte lo scimpanzé, la mia scena preferita, lei che si ritrova con il buffo cappello in testa e lo getta a terra stizzita, sentendosi un po' fuori posto 😉

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    1. Ennio Morricone, una volta, chiamato a dare il suo giudizio su una causa per plagio, sentenziò seraficamente che "di plagio al giorno d'oggi non è più possibile parlare perchè, volente o nolente, le note sono solo sette...". Ergo: anche nel cinema, come nella musica, a 130 anni dalla sua nascita è ormai difficile dire qualcosa di nuovo. Lo so bene, e ovviamente lo riconosco, che "Nope" non è certo un soggetto originale, e non ho assolutamente parlato di capolavoro (tra l'altro nemmeno stravedo particolarmente per Peele, che finora consideravo un autore molto sopravvalutato - se vuoi leggi pure le recensioni qui sopra dei suoi primi due film). Ciò non toglie però che, a mio personalissimo giudizio, questo sia un film molto importante al giorno d'oggi. Lo è per un motivo particolare, che forse non ho messo in giusto risalto: "Nope" è stato pensato e scritto durante la pandemia, mentre gli Studios erano chiusi e Hollywood era ferma a interrogarsi sul suo futuro. Peele invece si interrogava sul presente, giungendo a una conclusione forse ovvia ma che in pochi hanno il coraggio di ammettere: questi due anni di restrizioni e di sacrifici non ci hanno affatto reso migliori ma, anzi, hanno incattivito ancora di più la gente togliendole la speranza e lasciandole solo la rabbia. "Nope" è infatti un film "rabbioso" (la scena del gorilla è emblematica) ed è un manifesto assolutamente credibile della società attuale. Non è certo il primo, siamo d'accordo, ma è fatto molto bene e sa dove andare a parare (io, sinceramente, tutti questi buchi di sceneggiatura non li ho visti). E' vero, parte molto lentamente, ma io non lo trovo affatto un difetto: non è un film ruffiano, acchiappapubblico, si prende tutto il tempo che vuole per arrivare a un finale (forse) scontato ma di grande pathos (io l'ho visto in una sala IMAX e ti assicuro che gli effetti visivi e - soprattutto - sonori sono grandiosi, oltre alla splendida fotografia - come anche tu hai scritto - firmata dal grande Hoyte Van Hoytema, già collaboratore stretto di Nolan).
      Oltretutto, come ripeto, io ho apprezzato molto la scelta (ovviamente precisa, voluta e significativa) di realizzare una specie di clone "al contrario" di "Incontri Ravvicinati": una film scelto non certo a caso, dal momento che il capolavoro di Spielberg era intriso di una sana retorica buonista e inclusiva, tipica degli anni '70, che poi è andata malauguratamente perdendosi arrivando ai giorni nostri: scardinando il buonismo di "Incontri Ravvicinati", "Nope" si fa portatore di un messaggio cupo e chiaro, come meglio non poteva.
      Poi è ovvio che i gusti sono gusti, ci mancherebbe. Io per esempio ho invece apprezzato molto la caratterizzazione dei due fratelli, l'ho trovata molto sincera e veritiera. Un rapporto tra fratello e sorella sincero e onesto, come difficilmente si vedono al cinema. In my opinion, ovviamente.

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    2. Se il film lo interpreti come un alieno in cielo non fa una piega, banale comunque, ma se al film vuoi dare un aspetto che tramite metafore, riferimenti e simbolismi ti mandi vari messaggi e davvero con un taccuino, una penna e un DVD da guardare lentamente in questo film ne trovi tantissimi, sono tutti un po' slegati tra loro e per certi versi in contraddizione a mio parere se una metafora la vuoi fare valere per una cosa, argomenti accennati e lasciati lì, questo ho detto, ma davvero fare esempio diventa lunghissima.
      Sulla pandemia ne hai parlato, qualcuno ha scritto addirittura una recensione dando come primo messaggio del film proprio il coronavirus, ma il fatto che Peele abbia creato questo film in pandemia non vuole necessariamente dire che parli di questo, io non l'ho avvertito, anche se l'alieno può essere considerato una fonte di minaccia improvvisa ma da qui si lega sempre il messaggio del 'guardare' a mio parere, sfruttare la situazione per renderla spettacolo e monetizzarla. Ovvero con la rabbia di cui parli e di cui la scimmia ne sarebbe un'emblema , non la penso così.
      Lo scimpanzè è riferito a un fatto veramente accaduto nel 2009 quando uno scimpanzé adottato da una famiglia assalì un'amica che era con lei sfigurandola gravemente. Questo episodio si lega ancora allo spettacolo, al mettersi in mostra, vista che anni dopo la vittima andò da Ophra al suo spettacolo e questo a mio parere è una critica a chi si espone per denaro, la macchina dello spettacolo che stritola e sputa come fa l'alieno in questione. La stessa donna con tanto di veletta rimasta sfigurata da Gordy la ritroviamo tra il pubblico.
      Ho appunto detto che al di là degli stratagemmi usati che ho trovato intelligenti oltre che simpatici non dice niente che altri non abbiano raccontato con più vigore e meno ricerca dello spettacolo che è quello che lui in qualche modo discute.
      Del fatto che Peele sia sopravvalutato, non saprei, credo soltanto che se Nope lo avesse scritto un qualsiasi regista sconosciuto sarei curiosa di vedere quanti ne avrebbero scritto.

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    3. Secondo me la pandemia c'entra molto, ma è solo la mia interpretazione, ovvio. Ripeto, l'aver girato una copia conforme e attualizzata di "Incontri ravvicinati" mi fa pensare proprio al dopo Covid: la minaccia non ci ha reso migliori di prima, anzi...
      L'episodio della scimmia lo conoscevo (anche se l'ho scoperto dopo aver visto il film) e per me ha un doppio significato: la rabbia, appunto, generata e incanalata dal razzismo e il bullismo verso i più deboli (e quindi i più poveri, che in tempo di pandemia sono aumentati) e la presunzione (unità all'ignoranza) di essere invincibili solo perché un colpo di fortuna ci ha salvato la vita (il piccolo cinese, cresciuto, si comporta con gli alieni esattamente come con il gorilla)
      Insomma, io trovo onestamente che tutto torni in questo film, non ci vedo proprio niente di "slegato": non so a quali episodi in particolare ti riferisci, ma i legami fra i tre assunti chiave del film (la storia animata, il gorilla, gli alieni) mi paiono incastrarsi perfettamente al oltretutto confluendo in un finale allo va stesso tempo romantico e inquietante. Avercene di per me, di storie così chirurgicamente cesellate...

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    4. p.s. scusa i refusi ma rispondere ai commenti con lo smartphone è molto, molto complicato (per un imbranato come me)

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  7. Peele stavolta gira un film più sociale che politico ma i contenuti ci sono eccome. Forse meno appassionante rispetto ai primi due ma è un film che sedimenta dentro. Subito dopo la visione ero infatti un po' perplesso ma poi ragionandoci a mente fredda ne ho capito il valore. Avercene di registi così!
    Ti auguro un buonissimo weekend.
    Mauro

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    1. Sono d'accordo, Mauro. E' un film "diesel" ma che va seguito comunque con grande attenzione, perchè i dettagli della prima parte, lenta ma importante, sono essenziali: nella prima mezz'ora vengono inseriti gli elementi per comprendere poi tutto il film. Che ti sedmenta dentro, sono d'accordo con te.
      Buona domenica!

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  8. Mi pare che Peele si stia "shyamalinizzando", il che non è un male eh!

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    1. Guarda... non sei il primo che lo dice. Non so, forse è vero. Dovrei pensarci. Indubbiamente ci sono punti di contatto con gli ultimi film di Shyamalan (penso a "E venne il giorno" e "Old") ma una cosa è certa: l'aspetto politico-sociale di cui sono permeati i film di Peele è nettamente superiore a quelli di Shyamalan (non è una critica, nè un difetto... solo una constatazione. In questo sono due modi di fare cinema completamente diversi)

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  9. L'idea è buona ma il film è lentissimo e troppo lungo. Attori non all'altezza.

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    1. Io non l'ho trovato affatto lungo (ho trovato molto, molto più noioso l'ultimo Cronenberg che dura un'ora meno, per dire...) Gli attori per me sono funzionali alla storia.

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  10. è un film così denso di cose belle e interessanti che altri ne avrebbero tirato fuori 3 o 4 film

    https://markx7.blogspot.com/2022/08/nope-jordan-peele.html

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    1. Verissimo. Ci sono innumerevoli spunti di lettura, parecchi sottotesti... appena potrò vorrei rivederlo, per afferrarli appieno tutti

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  11. Mi ero perso questo tuo pezzo e, oltre a essere uno dei migliori che tu abbia scritto, mi è piaciuto più del film stesso! 😉

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    1. Addirittura!! Troppo buono... a dir la verità a me pare di scrivere sempre peggio con il passare degli anni, e faccio sempre più fatica. Ma commenti come questo mi rincuorano. Grazie mille! :)
      p.s. sul film ci siamo già chiariti ;)

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