lunedì 22 agosto 2022

TREDICI VITE

 

titolo originale: THIRTEEN LIVES (USA, 2022)
regia: RON HOWARD
sceneggiatura: DON MACPHERSON, WILLIAM NICHOLSON
cast: VIGGO MORTENSEN, COLIN FARRELL, JOEL EDGERTON, TOM BATEMAN, 
durata: 149 minuti
giudizio: 



Thailandia, 23 giugno 2018. Tredici ragazzi (un'intera squadra di calcio giovanile più il loro allenatore 25enne) rimangono intrappolati dentro una grotta a causa delle forti piogge monsoniche, a più di tre chilometri di distanza dall'uscita. Per tirarli fuori si mobiliterà il mondo intero, compresa una squadra di esperti sommozzatori inglesi giunta sul posto per tentare un salvataggio impossibile...



Sono un cinefilo semplice, senza puzza sotto il naso: e quando Ron Howard gira un film, io lo guardo. Lapalissiano. Non fraintendetemi: non sto dicendo che Ron Howard sia Kubrick o Orson Welles, ma è incontestabile (credo) che l'ex Richie Cunningham di Happy Days in carriera non abbia mai sbagliato un film, pur rimanendo saggiamente entro i limiti di una filmografia "media", tipicamente e marcatamente hollywoodiana, standardizzata ma efficace. Howard non è e forse non sarà mai un Autore con la A maiuscola, ma è un regista intelligente e pratico, consapevole dei suoi limiti e grande conoscitore del pubblico americano mainstream, che difatti non lo ha mai abbandonato.

Per questo vedendo Tredici Vite il miglior commento che si possa fare è appunto "un film di Ron Howard", quasi fosse un marchio di fabbrica: un marchio che significa una pellicola diligente e ordinaria (nel senso buono del termine), girata con mano sicura, con pochi guizzi di regìa ma solida ed efficace, condita da un ottimo cast, capace di appassionare al punto giusto e far trascorrere due ore (e mezza) senza guardare l'orologio. Sembra facile, ma riuscirci non è scontato... anzi.

La storia è nota, ed è una storia vera e drammatica: nel giugno del 2018, mentre nel mondo milioni di telespettatori guardavano in tv le partite dei Mondiali di calcio in Russia, in Thailandia, quasi dall'altra parte del pianeta, un'intera squadra giovanile di calcio rimaneva intrappolata dentro una grotta a causa delle forti piogge monsoniche, arrivate prima del previsto, che colsero di sorpresa i piccoli calciatori (più il loro allenatore) che si erano recati per svago all'interno dell'anfratto, tre chilometri dentro le viscere della terra. 

Inutile dire che la notizia fece immediatamente il giro del mondo, anche a causa dell'enorme impressione (e il conseguente risalto mediatico) che l'accaduto portò nelle case delle persone "normali", che trepidavano e soffrivano per le sorti di quei ragazzini che rischiavano di morire annegati o assiderati in un luogo così impervio. In Italia, poi, l'eco di questa storia fece se possibile ancora più scalpore, dal momento che il nostro paese aveva già conosciuto (purtroppo) una vicenda simile quasi quarant'anni prima, ancora ben scolpita nella mente e nel cuore di chi nel 1981 aveva assistito impotente alla tragica morte del povero Alfredino Rampi, un bambino di sei anni che perse la vita cadendo dentro un pozzo artesiano non segnalato mentre stava giocando in un terreno vicino casa... 

La drammatica storia di Alfredino fu il primo caso di tv-verità al mondo: per tre giorni tutte le principali emittenti televisive (non solo italiane) trasmisero ininterrottamente e in diretta i disperati tentativi di salvare il piccolo da parte delle forze dell'ordine e di persone comuni, nonchè il continuo viavai di personalità importanti sul luogo dell'incidente (tra cui il Presidente della Repubblica, Pertini)  Per la prima volta un Paese intero si fermava incollandosi allo schermo, soffrendo e pregando per la sorte di un innocente che purtroppo non riuscì ad uscire vivo dalla trappola in cui si era cacciato. Ma la solidarietà di tutto il popolo italiano fu davvero enorme, mai vista prima. 

Ed è proprio dalla solidarietà che si sprigiona naturale in queste situazioni che Ron Howard è partito per girare Tredici Vite: il film indugia evidentemente sull'aspetto emotivo della storia, ma senza mai eccedere nella retorica, seppur con qualche passaggio forse un po' troppo strumentalizzato ad uso e consumo del pubblico generalista. Nonostante questo però le due ore e mezza scorrono via veloci, grazie soprattutto all'atmosfera sapientemente tesa su cui si regge tutta l'opera, specie nella parte finale, dove si assiste alle operazioni di recupero dei piccoli prigionieri, tratti tutti in salvo grazie a un escamotage tanto rischioso quanto geniale (che ovviamente non riveliamo, e che è alla base del soggetto del film)

Howard dirige la macchina da presa con navigato manierismo, affidandosi a una sceneggiatura solida e che valorizza un gruppo di attori bravissimi (Viggo Mortensen, Colin Farrell, Joel Edgerton). Certo, è un film che strizza l'occhio a Hollywood e spinge molto sul tasto dell'eroismo wasp (ma d'altra parte così è stato veramente: ad eseguire i salvataggi fu una troupe di speleologi europei, inglesi per la precisione, che affiancarono l'inesperta Protezione Civile locale). Tredici Vite è un film che coinvolge, appassiona e diverte: peccato che lo si possa vedere solo in streaming (in esclusiva per l'Italia su Amazon Prime) perchè una storia del genere certo renderebbe molto meglio se proiettata in sala su un grande schermo e con un audio all'altezza. Ma sono discorsi (i soliti discorsi) che nel cinema di oggi lasciano ormai (purtroppo?) il tempo che trovano. Accontentiamoci pertanto di ciò che abbiamo. E basta. Altrimenti non la finiamo più...

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