sabato 8 ottobre 2022

BLONDE


titolo originale: BLONDE (USA, 2022)
regia: ANDREW DOMINIK
sceneggiatura: ANDREW DOMINIK
cast: ANA DE ARMAS, ADRIEN BRODY, BOBBY CANNAVALE, JULIANNE NICHOLSON
durata: 166 minuti
giudizio: 



Nonostante un'infanzia terribile, la giovane e bellissima Norma Jean Baker si fa strada nel cinema hollywoodiano diventando in breve tempo una star di incredibile successo con il nome di Marilyn Monroe. Eppure tanto successo, notorietà e denaro non basteranno a renderla felice ed evitarle amori sbagliati e una tragica dipendenza dalle droghe... 




Deconstructing Marilyn: l'idea di base del regista Andrew Dominik sta tutta in queste due parole, ovvero "fare a pezzi" il corpo (e il film) della star universalmente più nota di Hollywood per ricreare un ritratto scomposto, allucinato, quasi schizofrenico di una donna (ancor prima di un'icona) prigioniera soprattutto di se stessa e delle sue fragilità. Blonde, biopic atteso da mesi e adesso finalmente distribuito in tutto il mondo su Netflix, appena dopo il passaggio (in verità piuttosto freddino) alla Mostra di Venezia, passa in rassegna l'intera vita pubblica e privata di Marilyn Monroe: dall'infanzia tremenda al cospetto di una madre tradita, spiantata e malata di mente, ai primi anni di carriera pieni di bocconi amari (e relative umiliazioni sessiste), allo scandaloso ménage à trois con due figli d'arte, Edward Robinson e Charlie Cass Chaplin, ai matrimoni falliti con Joe di Maggio e Arthur Miller, fino agli ultimi difficilissimi anni scanditi da aborti e tossicodipendenza...

Blonde procede volutamente a strattoni, senza una scrittura ben definita e logica, con continui salti temporali e sequenze talvolta oniriche talvolta iperrealiste: si tratta di una scelta registica ben precisa, volta a rendere nello spettatore la sensazione del degrado mentale che di lì a poco avrebbe distrutto la psiche di una diva tanto amata dal pubblico quanto infelice nella vita privata, oggetto del desiderio di milioni di uomini ma anche, per tragico contrappasso, donna-oggetto (e nulla più) dei maschi facoltosi che avevano la fortuna e il potere di starle accanto. La regìa di Dominik è tecnicamente sontuosa: ogni singola scena presa a sè è infatti un piccolo film dentro il film, dove il regista sperimenta ogni volta soluzioni grafiche e visive in qualche caso perfino stupefacenti, lavorando sul formato delle riprese, sui toni dell'immagine, sui colori, le musiche e il montaggio.

Uno sforzo stilistico notevole che però stride fortemente con il risultato artistico dell'opera, a mio personale giudizio molto, molto manchevole riguardo la rappresentazione "umana" della protagonista. Solo "liberamente ispirato" al libro omonimo di Joyce Carol Oates, Blonde è un film totalmente privo di senso narrativo: Andrew Dominik lo immagina come un incubo ad occhi aperti di una donna straordinariamente bella eppure infelice e sfruttata, alternando realtà e immaginazione, dramma e horror, con un gusto estetico notevole (che però andrà irrimediabilmente perduto sul piccolo schermo) ma che "stroppia" procedendo per accumulo e finendo per risultare sovraccarico, lento, disomogeneo, pesante e davvero troppo, troppo lungo nelle sue quasi tre ore di durata che, ve lo garantisco, si sentono tutte.


La bravura e la bellezza della splendida Ana de Armas non sono assolutamente sufficienti per farci appassionare a un calderone indigeribile dove ognuna delle (troppe...) scene-madri viene sempre e comunque stemperata da un'insopportabile stanchezza di fondo. Ma il difetto più grave del film, come si diceva, va ricercato nella rappresentazione infedele e distorta della Marilyn intima: Blonde ci restituisce il ritratto di una donna assai fragile, incapace di badare a se stessa e rassegnata a subire le angherie fisiche e/o psicologiche del maschio di turno: un ritratto ben lontano da quello della vera Marilyn, donna incredibilmente sola ma coraggiosa, che seppur costretta a lavorare in un ambiente misogino e razzista fino al midollo, riuscì sempre ad emanciparsi e non cedere alle molestie, talvolta anche violente, dei potenti che cercavano di sottometterla. La Monroe fu un'eroina tragica, una femminista ante-litteram che ebbe la sfortuna di nascere troppo presto, confinata in una società maschilista, patriarcale, gretta, che la condannò alla pazzia ma che non le impedì di diventare paladina delle suffragette di mezzo mondo.

Di tutto questo però è vano cercarne traccia in Blonde, film prolisso eppure piuttosto vuoto, eticamente discutibile e a tratti anche indigeribile: certe scene (due in particolare: il "dialogo" con il feto in grembo e l'ormai - sic! - celeberrima fellatio a due mani al presidente americano Kennedy) sono di una volgarità e una morbosità inaudite, inutilmente ostentate, che oltre a non aggiungere niente alla ricostruzione del personaggio, fanno venire il sospetto di essere state appiccicate lì solo per marketing, semplicemente come flano pubblicitario. Dico la verità: se non avessi visto Blonde all'anteprima veneziana (e quindi al cinema) difficilmente avrei retto fino alla fine in caso di visione domestica. Di sicuro, conoscendomi, lo avrei abbandonato ben prima per non riprenderlo mai più... e comunque, aldilà di qualche virtuosismodi regìa, ritengo che non mi sarei perso granchè.

18 commenti:

  1. Pura estetica, così pare. Però questa Ana bionda voglio vedersela.

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    1. Lei merita davvero, interpretazione gigantesca aldilà del giudizio sul film.

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  2. Mamm ro Carmn il discorso col feto... Film davvero irritante, e dire che Dominik mi piace.

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    1. Ha girato solo quattro film, per me sono un po' troppo pochi per dare un giudizio complessivo sulla sua opera. Certo devo dire che "L'assassinio di Jesse James" era fatto molto meglio di questo. Peccato.

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    2. Quello era un film dalla delicatezza invidiabile, così come Cogan.
      Davvero, non mi spiego 'sto troiaio.

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  3. La De Armas voleva probabilmente agli Oscar,il film però non la aiuta per niente

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    1. Sono sicuro che ci andrà, almeno in nomination. La sua performance non può passare inosservata...

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  4. L'ho visto con calma, in più volte. Lo so che non si dovrebbe fare ma in questo caso è stato utile proprio per concentrarmi so ogni singola scena che, come dici te, è come se fosse un film a sè. E devo dire che ho trovato momenti di ottimo cinema intervallati a qualche caduta di stile, lo ammetto. Però nel complesso sono stato felice di vederlo, mi pare che finora sia stato in assoluto il film più accurato sulla vita di Marilyn. A mio parere ovviamente,
    Un caro saluto e buona domenica.
    Mauro

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    1. Ho la sensazione che questo film, aldilà del giudizio critico personale, sul piccolo schermo perda tantissimo... quanto all' accuratezza non saprei dirti: di film su Marilyn non ne sono stati fatti poi molti. Certo questo è quello con il budget più alto.

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  5. Ana de Armas è la reincarnazione di Marilyn! Il film andrebbe visto solo per lei... è meravigliosa! La adoro <3 non condivido tanta cattiveria su questo film: le scene "forti" sono necessarie per mettere in evidenza il terribile maschilismo di quei tempi, non mi sono parse assolutamente gratuite. E le tre ore mi sono volate... peccato solo non averlo potuto vedere al cinema

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    1. Come ho scritto sopra, la mia sensazione è che sul piccolo schermo questo film perda parecchio... poi sorvolo su quello che hai scritto sulle scene "incriminate": qui si tratta di sensibilità personale sulla quale non discuto. Ana meravigliosa sì, anche se sul Red carpet veneziano si è dimostrata molto molto antipatica (ti racconterò :) l

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  6. Lo attendevo questo film perché Marilyn mi ha sempre affascinato. Avevo visto anche il tremendo Ciao Norma Jean di Buchanan con Misty Rowe. Volete dire che è peggio di quello? Appena posso verificherò di persona, ma perlomeno ora son già stato avvisato 😊

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    1. Per fortuna non so dirti perchè non ho mai visto "Norma Jean"... :D pericolo scampato!
      Ad ogni modo, come dico sempre, non dovete farvi influenzare dalle mie recensioni per andare a vedere un film: quindi guardalo pure e quando vorrai, se vorrai, ne riparleremo qui. Precisazione dovuta: per me "Blonde" è più una delusione che un brutto film, perchè almeno tecnicamente è fatto molto bene. E questo gli va riconosciuto.

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  7. Mi ritrovo abbastanza nella tua analisi. Io ammetto che non lo avrei visto al cinema perché troppo lungo, infatti la visione a casa, con un paio di pause fisiologiche (in tutti i sensi), è l'ideale a mio avviso.

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    1. Dipende. Al cinema non hai distrazioni, sei "costretto" a rimanere in sala e te lo sorbisci fino in fondo. Sei lì per quello. A casa invece (parlo per me) è fisiologico prendere in mano lo "strumento infernale" (il telecomando) e passare oltre, oppure baloccarsi con il cellulare. La lunghezza di per sè conta poco, è la fatica che fai per vedere un film che può essere spossante. E per me questo film lo è stato parecchio.

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  8. L'ho trovato un film imperfetto ma coraggioso, lontano dall'iconografia come era normale aspettarsi in questi casi. Bravissima la protagonista, merita la visione solo per lei.

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    1. Su questo hai ragione, tutto dipende però da come si rappresenta l'iconografia... qui abbiamo visione diverse. Non sulla de Armas, però: come ho scritto sopra, lei mette tutti d'accordo

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