sabato 10 dicembre 2022

CHIARA

 


titolo originale: CHIARA (ITA, 2022)
regia: SUSANNA NICCHIARELLI
sceneggiatura: SUSANNA NICCHIARELLI
cast: MARGHERITA MAZZUCCO, ANDREA CARPENZANO, LUIGI LO CASCIO, CARLOTTA NATOLI, PAOLA TIZIANA CRUCIANI, FEDERICO BRIGUGLIA
durata: 106 minuti
giudizio: 



Vita, opere, dolori e frivolezze di Chiara d'Assisi, ovvero Santa Chiara, forse la prima, vera "femminista" della storia: dall'incontro con l'amico (San) Francesco, ai dissidi con il Papa, fino alla costituzione del primo ordine religioso unicamente femminile, le Clarisse, in un'epoca in cui alle donne pie era riservata solo la clausura.




Vaffanculo alla maggioranza, diceva Benigni... perchè quando ci vuole ci vuole. Ho visto Chiara in anteprima alla Mostra di Venezia, ormai tre mesi fa, e tuttora non riesco a capacitarmi della pessima accoglienza, ai limiti del ludibrio, riservata in quella sede dalla critica specializzata all'ultimo film di Susanna Nicchiarelli, peraltro un'habituè della rassegna. Diciamolo subito: lungi da me ritenere Chiara un capolavoro, ma tra un capolavoro e una ciofeca in mezzo c'è un abisso. E Chiara a mio modestissimo parere è un film più che dignitoso, di sicuro ben più di altre pellicole viste al Lido, e nemmeno poche. Mi auguro solo, adesso che esce in sala, che almeno possa essere rivisto, riconsiderato a mente fredda e rivalutato come merita. Non per mia rivalsa, figuriamoci, ma solo perchè ritengo che questo film di meriti oggettivi ne abbia.

Chiara è l'ultimo capitolo di quella che la stessa regista chiama "una trilogia involontaria" su tre donne coraggiose, forti, versatili, simboli di un femminismo ante-litteram. Tre donne distanti anni luce per la loro storia, la loro età e il loro vissuto, ma accomunate dalla volontà di ribellarsi, ognuna a modo loro, a una società patriarcale e maschiocentrica: dall'ex cantante dei Velvet Underground, Christa Paffgen, in Nico 1988, alla figlia di Karl Marx, Eleanor, cui è dedicato Miss Marx, passando appunto per Santa Chiara, al secolo Chiara d'Assisi, la figura più lontana nel tempo delle tre (visse dal 1194 al 1253) ma anche quella che, sempre a mio parere, meglio è stata messa a fuoco dalla Nicchiarelli in questo suo viaggio alle origini del femminismo.

Chiara (il film) inizia nell'anno domini 1212, quando questa ragazzina timida, di nobili origini, al compimento del diciottesimo compleanno decide di abbandonare la famiglia per aggregarsi alla compagnia di San Francesco, abbracciandone la scelta di vivere in povertà assoluta e sconvolgendo le consuetudini ecclesiastiche del tempo che prevedevano per le donne di fede nient'altro che la clausura. Chiara invece non vuole rinchiudersi in un convento: vuole essere libera di girare tra la gente e divulgare porta a porta il messaggio francescano, ponendosi alla guida di un gruppo di giovani adepte cooptate via via durante i suoi pellegrinaggi fino a fondare l'ordine delle Clarisse, la prima formazione religiosa tutta al femminile della storia. Ovviamente questo la porterà a scontrarsi con le più alte istituzioni clericali del tempo, compreso il Papa, con il massimo rispetto senza però mai abbassare lo sguardo.  

Non aspettatevi però un bolso
biopic di stampo televisivo: il film della Nicchiarelli è fresco, giovane e sbarazzino come la sua protagonista (ben interpretata da Margherita Mazzucco, già vista nella fiction L'amica geniale). Dal momento in cui la giovane Chiara abbandona i lussuosi abiti civili per indossare il saio, tagliandosi i capelli e camminando a piedi nudi, ecco che la vediamo diventare una specie di eroina pop, tutt'altro che dimessa, se non addirittura ribelle e anticonformista. E anche il film va di pari passo: recitato tutto in italiano volgare, alterna siparietti musicali, balletti, canzoni, coreografie, trasformandosi quasi in un musical moderno... probabilmente è questa svolta inaspettata che ha "irritato" la critica ufficiale, che ha bollato questi momenti come frivoli e inconcludenti. Invece tutt'altro: il tono leggiadro della pellicola conferisce al personaggio una modernità inaspettata, elevando la figura di Chiara a icona senza tempo del femminismo.

Certo, bisogna riconoscere che alcuni passaggi del film rasentano pericolosamente il ridicolo... altri risultano abbastanza pleonastici o, per contro, fin troppo audaci (la "marcia" delle sorelle con in testa Chiara ricorda - sic! - Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo), tuttavia non si ha mai la sensazione di trovarci di fronte a un'opera manierista o ruffiana: l'operazione appare sincera, gli attori dimostrano di crederci (bravo Andrea Carpenzano, nel ruolo di San Francesco), le emozioni che trasmette sono autentiche. Ottimo il lavoro sul linguaggio curato dalla storica Chiara Frugoni, morta purtroppo appena prima dell'inizio delle riprese e a cui il film è dedicato. Film vi consiglio di vedere, sgombri da pregiudizi e illazioni.

2 commenti:

  1. Nemmeno i bambini dell'asilo vedrebbero un film del genere. Se hai scritto la rece solo per fare l'alternativo te la potevi risparmiare

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    1. Chissà perché non vi firmate mai quando fate i leoni da tastiera... ad ogni modo, nel pieno rispetto delle mie facoltà mentali, non posso che confermarvi che il film mi è piaciuto

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