mercoledì 11 gennaio 2023

GOLDEN GLOBES 2023

 

Dopo l' "anno zero" della scorsa edizione, disertata dai big e devastata dalle polemiche, i Golden Globes tornano alla grande per il loro 80.mo compleanno: apportate le dovute modifiche regolamentari per rendere la rassegna più inclusiva e trasparente, la cerimonia di quest'anno regala un palmarès di tutto rispetto. Trionfano infatti Martin McDonagh e Steven Spielberg, rispettivamente con Gli Spiriti dell'Isola e The Fabelmans, due film che insieme al terzo incomodo, Everything everywhere all at once, verosimilmente ritroveremo in corsa anche per gli Oscar. Premi anche per Colin Farrell, Austin Butler e la regale Cate Blanchett tra gli interpreti, mentre per la prima volta, a sorpresa, un film di Bollywood conquista un premio "americano"...  



Bentornati, Globes. Dopo la "non-edizione" dell'anno scorso, tenutasi in forma strettamente privata e senza copertura televisiva a causa delle note polemiche sulla scarsa trasparenza e inclusività dei premi e dei premiatori, per il suo ottantesimo anniversario la Hollywood Foreign Press Association, ovvero l'associazione della stampa estera di stanza a Los Angeles che organizza i Golden Globes, ha voluto (ri)fare le cose in grande, aiutata anche da una stagione cinematografica (finalmente) di ottimo livello per quanto riguarda il cinema in lingua inglese.

"Gli Spiriti dell'isola", di Martin McDonagh

Quindi, in una cerimonia di tutto  rispetto, tornata sotto i riflettori delle tv e con la presenza di tutte le star invitate,  anche i riconoscimenti sono stati di tutto  rispetto. Due film su tutti hanno recitato la parte del leone: la pellicola più  premiata è stata Gli Spiriti dell'Isola di Martin McDonagh che si è portata a  casa ben tre statuette, quelle per la  migliore commedia, per la miglior  sceneggiatura (dello stesso McDonagh) e per il miglior attore protagonista in un film brillante (andato all'ottimo Colin Farrell, già vincitore anche della Coppa Volpi all'ultima Mostra del Cinema di Venezia). Sorvolando sul fatto che ci pare surreale inserire il film di McDonagh tra le commedie (in realtà si tratta di un'opera amarissima e ben poco ironica), il suo trionfo è assolutamente meritato: già al Lido scrivevamo che avrebbe meritato ampiamente il Leone d'oro, poi mancato, in quanto trattasi di un film davvero originale e imprevedibile, scritto con mestiere e recitato con maestria. In Italia arriverà il prossimo 2 febbraio. Non perdetelo.

Il cast di "The Fabelmans"
L'altro protagonista della serata è stato invece il grande Steven Spielberg, ancora una volta emozionato come un ragazzino malgrado i suoi 76 anni e la miriade di premi vinti. Il suo The Fabelmans, pellicola dichiaratamente autobiografica e favolistica (che però non ha impressionato il sottoscritto, ma i miei gusti poco c'entrano) ha vinto due statuette molto "pesanti", quelle per la miglior regìa e per il miglior film drammatico... per molti potrà forse sembrare più un premio alla carriera che per effettivi meriti, ma non ci sentiamo davvero di criticare questa scelta, favorita anche dal fatto che quest'anno, stranamente, tra i film drammatici la concorrenza era molto meno marcata che nell'altra categoria.   

Michelle Yeoh, miglior attrice di commedia
Attenzione però al terzo incomodo, parzialmente sconfitto ieri sera ma molto, molto accreditato (vedrete) in sede di Oscar. Parliamo ovviamente di Everything everywhere all at once, il film dei The Daniels che, come si usa dire, è entrato papa ed è uscito cardinale, riuscendo comunque a vincere due premi importanti sul fronte degli attori: quello per la miglior attrice protagonista in una commedia (Michelle Yeoh) e per il miglior attore non protagonista (andato al sorprendente Jonathan Ke Quan). Lo ritroveremo sicuramente in parecchie delle cinquine dell'Academy. Completano poi i premi agli interpreti l'annunciato Austin Butler (unico premio per il deludente Elvis) e la "divina" Cate Blachett, in pole position anche per l'Oscar (sarebbe il terzo) per la sua impressionante performance in Tàr. Angela Bassett vince invece il Globe come non protagonista per Wakanda Forever: ci pare l'unico premio davvero debole della rassegna (specie perchè nella stessa categoria concorreva anche la brava Kerry Condon, tenera "sorellina" di Farrell ne Gli Spiriti dell'Isola. Peccato per lei)

Infine due note a margine: soddisfazione massima per la vittoria di Guillermo del Toro tra i cartoni (il suo Pinocchio è un vero gioiello) e grande curiosità per il premio per la miglior canzone originale finito agli autori di "Naatu Naatu", brano tratto dal kolossal indiano RRR: si tratta del primo riconoscimento in assoluto per il cinema di Bollywood, finora sempre ignorato dai premi "occidentali". Argentina 1985 di Santiago Mitre vince invece tra i film stranieri, così come ampiamente previsto. Filmone pedissequo ma emozionante, impegnato, "necessario", anche questo già apprezzato al Lido. Alla fine, sono ben cinque su quattordici le statuette conquistate dai film "veneziani", ennesimo riconoscimento al grande lavoro di selezione fatto da Alberto Barbera, che ha trasformato la Mostra del Cinema in una vera e propria anteprima della Award Season.



TUTTI I VINCITORI  (SEZIONE CINEMA)

Miglior film drammatico: THE FABELMANS di Steven Spielberg
Miglior attore drammatico: AUSTIN BUTLER (Elvis)
Miglior attrice drammatica: JESSICA CHASTAIN (Tàr)

Miglior film commedia/musical: GLI SPIRITI DELL'ISOLA di Martin McDonagh
Miglior attore commedia/musical: COLIN FARRELL  (Gli Spiriti dell'Isola)
Miglior attrice commedia/musical: MICHELLE YEOH (Everything everywhere all at once )

Miglior attore non protagonista: JONATHAN KE-QUAN (Everything everywhere all at once)
Miglior attrice non protagonista:  ANGELA BASSETT (Black Panther: Wakanda forever)

Miglior regia:  STEVEN SPIELBERG (The Fabelmans)
Miglior sceneggiatura: MARTIN McDONAGH (Gli Spiriti dell'Isola)
Miglior colonna sonora:  JUSTIN HURWITZ (Babylon)
Miglior canzone: "NAATU NAATU"  (RRR)

Miglior film d'animazione: PINOCCHIO DI GUILLERMO DEL TORO (di Guillermo del Toro)

Miglior film straniero: ARGENTINA 1985 (di Santiago Mitre, Argentina)

4 commenti:

  1. Non so se avrò mai il coraggio di recuperare Argentina, 1985, ma aspetto con ansia The Banshees of Inisherin. Il mio cuore però, già lo sai, è per la meravigliosa opera dei Daniels che, stai pur tranquillo, agli Oscar verrà snobbata perché troppo "assurda" e zeppa di quelle trovate di "cattivo gusto" che erano un po' la cifra stilistica anche del poetico Swiss Army Man.

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    1. Il film dei Daniels non rientra proprio nelle mie corde, è lontanissimo dalla mia idea di cinema ma questo non vuol dire che non sia valido (e ci mancherebbe!), però agli Oscar tiferò spudoratamente McDonagh. Argentina 1985 è un film più importante che bello: probabilmente vincerà per il suo impegno e per la storia che racconta, però l'ho trovato abbastanza pedessiquo come firma

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  2. A me il film di Spielberg è piaicuto tantissimo, lo metto tra i Spielberg maggiori. Si è levato alcuni sassolini dalla scarpa, sia di ordine privato, sia di ordine politico (vediamo come venivano trattati gli ebrei nella democrazia Usa) e sulla mamma, il rapporto tra i genitori, la passione per il Cinema. E poi è impagabile l'incontro tra il giovane Spielberg e il Joh Ford intepretato da David Lynch. Un incontro da antologia.

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  3. Spielberg, anche volendo, non farebbe mai un brutto film. Però ormai, secondo me, i suoi film sono tutto mestiere e poca sostanza. The Fabelmans è una pellicola gradevole ma non mi ha smosso un'emozione. Giusto il cameo di Lynch illumina l'opera, ma è troppo poco... per uno come Spielberg

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