venerdì 20 gennaio 2023

GRAZIE RAGAZZI

 
titolo originale: GRAZIE RAGAZZI (ITALIA , 2023)
regia: RICCARDO MILANI 
sceneggiatura: MICHELE ASTORI, RICCARDO MILANI
cast: ANTONIO ALBANESE, FABRIZIO BENTIVOGLIO, SONIA BERGAMASCO, VINICIO MARCHIONI, GIACOMO FERRARA, ANDREA LATTANZI, NICOLA RIGNANESE, GIORGIO MONTANINI
durata: 117 minuti
giudizio: 



Antonio, attore disoccupato, accetta di insegnare recitazione all'interno di un carcere: proverà a spiegare ai detenuti come si mette in scena "Aspettando Godot", ritrovando anche entusiasmo e passione




Chi mi conosce sa che odio la retorica nei film, la melensaggine insopportabile di certi passaggi creata ad arte per far piangere a comando lo spettatore, ricattandolo psicologicamente. Però chi mi conosce sa anche che quando giudico un film lo faccio basandomi più che altro sulle emozioni che riesce a trasmettermi, su quanto riesce a entrarmi "dentro" nella testa e nel cuore. E in questo secondo caso, se il film è davvero emozionante devo ammettere che un filo di retorica non mi dà alcun fastidio, anzi: se si tratta di una retorica "buona", rispettosa verso chi guarda, non solo non mi disturba ma mi aspetto perfino che ci sia (!) lasciandomi andare senza ritegno alla commozione. Mi capita ad esempio ogni volta che che passa in tv L'attimo fuggente, come è successo l'altra sera, uno di quei film che proprio non riescono a farmi cambiare canale... e mi è capitato anche poco fa al cinema vedendo Grazie ragazzi, ultima opera di Riccardo Milani con Antonio Albanese mattatore assoluto. Un gran bel film.

Antonio (Albanese) è un attore di mezza età, disoccupato, che per sbarcare il lunario fa il doppiatore di film pornografici. Il suo unico amico, l'impresario Michele (Fabrizio Bentivoglio, amabilmente odioso) lo convince ad accettare l'incarico di creare un laboratorio teatrale all'interno di un carcere, allo scopo di insegnare recitazione ai detenuti. All'inizio ovviamente non sarà facile (i pochi detenuti che si iscrivono al corso lo fanno principalmente per uscire dalla loro cella) ma poi il "sacro fuoco dell'arte" s'impadronirà degli improvvisati attori, regalandogli una ragione di vita anche dietro le sbarre. Antonio ha infatti un'idea brillante: portare in scena "Aspettando Godot" di Beckett facendolo interpretare proprio a coloro che aspettano da tutta una vita... chi meglio dei carcerati infatti non fa altro che aspettare una libertà che non arriva? La fila per i pasti, per i colloqui, per la posta, per l'ora d'aria... tanti brandelli di vita che vengono sprecati ogni giorno in una routine che ti annienta dentro, rinchiusi tra mura spesse e grate alle finestre. Il teatro come simbolo di redenzione e riscatto, riassunto in un dramma collettivo che non disdegna però toni da commedia.

E la cura sembra funzionare: Antonio ritrova l'entusiasmo e la passione mai sopita per il suo lavoro, i detenuti respirano l'essenza di un testo che pare scritto apposta per loro, la severa (ma sensibile) direttrice del carcere, Sonia Bergamasco, "regala" alla neonata compagnia un permesso speciale per esibirsi in tour in tutta Italia, toccando città suggestive: Pisa, Siena, Perugia, fino alla clamorosa serata finale al prestigioso Teatro Argentina di Roma, al cospetto di tutte le autorità giunte in platea solo per pavoneggiarsi dei loro successi, cui Antonio (ma soprattutto l'insospettabile talento dei suoi attori) ha contribuito in gran parte. Ovviamente non tutto andrà come deve andare, e altrettanto ovviamente il film non manca di rimarcare le difficoltà, i pregiudizi, le regole rigide e spesso insensate del carcere, del tutto aliene a chi non conosce tale mondo, senza però incartarsi in un'opera di denuncia... siamo infatti ben lontani da Ariaferma di Di Costanzo, e anche da Cesare deve morire dei Taviani: Grazie ragazzi vola leggiadro (ma non leggero) sui cieli della commedia, amalgamando (quasi) alla perfezione cinema e teatro, ironia ed emozioni, sorriso e commozione.

Tecnicamente, Grazie ragazzi è il remake di un poco fortunato film francese del 2020, Un triomphe di Emmanuel Courcol, pressochè sconosciuto in Italia, ma che del predecessore conserva solo la forma: i contenuti e le situazioni sono del tutto intimi e personali, tipicamente italiani. Antonio Albanese ha fortemente voluto il ruolo di protagonista di questa pellicola, per certi versi anche autobiografica: il comico siculo-milanese ha ammesso che il suo personaggio è ispirato a un brutto periodo della sua vita, quando non riusciva a lavorare, il telefono non squillava e la sua carriera pareva compromessa. Riccardo Milani è stato abile nel raccogliere questa confessione e metterla al servizio di un film semplice ma appassionante, capace di arrivare dritto al cuore e rivelare al pubblico la magìa del teatro inteso come "arma" di riscatto e di alienazione da un passato e un presente difficili, come evasione (in tutti i sensi... e vedendo il film capirete perchè!) da un destino segnato.

Grazie ragazzi
è una favola sul potere della finzione, che come detto all'inizio non risparmia momenti di retorica giusta e necessaria: è quello che il pubblico vuole sentire, il grimaldello per sciogliere le nostre emozioni. Peccato soltanto, a mio avviso, per un finale posticcio e senza senso, che cozza perlappunto con la struttura fiabesca del film e di cui se ne poteva anche fare a meno. Ma al netto di ciò, Grazie ragazzi rimane finora il miglior film italiano della stagione, capace di farti uscire dal cinema con la soddisfazione di aver visto un qualcosa di davvero importante, su cui pensare e riflettere una volta tornati a casa.

4 commenti:

  1. Condivido il giudizio sul finale e sul film: peccato per quell'ultima scena davvero stonata. Ma probabilmente anche l'originale finiva così. Ad ogni modo mi è piaciuto.

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    1. Non ho visto l'originale e quindi non so dirti. Però sono sicuro che, visto il tono e il contesto tutto "italiano" del film, un pre-finale in quel modo stoni parecchio. Colpa mia, per carità

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  2. Onore soprattutto ai cinque attori non professionisti, davvero meravigliosi!

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    1. Hai ragione! E chiedo scusa se nella recensione ho omesso di dirlo: sì, davvero grande prova di questi cinque ragazzi "prestati" al cinema. Chapeau.

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