sabato 4 marzo 2023

EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE


titolo originale: EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE (USA, 2022)
regia: THE DANIELS
sceneggiatura: THE DANIELS
cast: MICHELLE YEOH, KE HUI KUAN, STEPHANIE HSU, JAMIE LEE CURTIS, JENNY SLATE, JAMES HONG
durata: 140 minuti
giudizio: 



Evelyn è un'immigrata cinese frustrata da un matrimonio a pezzi e una figlia che non la capisce. Ma un giorno, attraverso la porta del ripostiglio, entrerà in un'altra dimensione nei panni di un'eroina destinata a salvare il mondo...




Daniel Kwan e Daniel Scheinert, meglio conosciuti come The Daniels, provengono del mondo dei videoclip e si vede: tutto Everything everywhere all at once è infatti un lunghissimo, infinito, prolisso videoclip cammuffato da oggetto filmico, talmente ruffiano e paraculo da essere riuscito ad abbindolare la platea di perbenisti dell'Academy e buona parte del pubblico americano, ormai lobotomizzato dalla dittatura del politicamente corretto. Del resto è quello che ci si aspetta da un videoclip: un impatto immediato sulla gente, due-concetti-due sparati a raffica e una sapiente abilità nel confezionare un giocattolino fatto a misura delle masse, che non racconta nulla di nuovo ma lo mette in pratica benissimo. E se questa dovrà essere la piega del cinema mainstream del futuro, sulla falsariga dei vari universi paralleli, il sottoscritto sta già facendosi venire il mal di testa...

Questo non vuol dire, badate bene, che EEAAO (scriviamolo così per non far aggrovigliare la lingua) possa schifare a prima vista, anzi. All'inizio (oddio... diciamo dopo la prima mezz'ora in poi) il film sfoga tutta la libera fantasia dei suoi autori, frullando tutti ma proprio tutti i generi cinematografici conosciuti: dalla commedia al melodramma, dal wuxia al polar, dall'animazione al musical, per unirsi in un calderone ridondante di immagini, colori, impulsi, e in generale di stimoli sensoriali che tendono a rispecchiare il complicato presente in cui viviamo, fatto di tante interazioni social e una quotidianità iperconnessa e stressante. 

Proprio come un videoclip, insomma. Solo che un videoclip, per quanto ben realizzato, lo puoi reggere per cinque-dieci minuti al massimo. Per cinque minuti ti può anche travolgere, per dieci ti può (ancora) piacere, dopo però diventa insopportabile. Lo stesso discorso vale per EEAAO: all'inizio ti fa simpatia, ti fai trascinare, ti cattura... ma dopo due ore e mezza diventa una rottura di coglioni inenarrabile: per quanta simpatia possa farti, il film dei Daniels si avvita (troppo) presto su se stesso e scade subito nella più disarmante banalità. Lo hanno ribattezzato "il film definitivo (!) sul multiverso", ma in realtà qui è tutto già visto: è un film ad uso e consumo dell'americano medio, che inneggia al valore della famiglia (ovviamente "estesa" al gender: la figlia della protagonista è lesbica e alla fine - ovviamente - ben accettata) nonchè all'amore in tutte le sue forme che diventa salvifico per il mondo: ammazza che novità! 


Con questo, mi preme ripeterlo, non voglio dire che tutto in EEAAO sia da buttare: ci sono sequenze che prese a parte, singolarmente, divertono e fanno simpatia. Ma ripetere lo stesso format per 140 minuti è masochismo puro... sarebbe bastato un po' più di senso della realtà, qualche scena nonsense in meno, qualche obbrobrio da rimuovere in sede di montaggio (gli "umani" con gli hot dog al posto delle dita sono finora la scena più trash che ho visto in questa stagione) e magari poteva venirne fuori un progetto più equilibrato e godibile, anche per quegli spettatori vecchi e brontoloni come il sottoscritto, cresciuti a pane e western, che di mestiere lavorano in banca e non hanno la mente multitasking per saltare da un universo all'altro. 

Cavoli tuoi, mi direte. E avete ragione. Non è che il multiverso possa e debba piacere a tutti, ma tutto rientra nel gusto personale, e lo accetto. Quello che invece mi dà enormemente fastidio in EEAAO è la sua chirurgica adesione al politically correct che impera nella società contemporanea, quella americana in particolare. Non c'è infatti un solo personaggio o una sola situazione in questo film che non strizzi l'occhio al perbenismo dei nostri tempi: immigrazione, sessualità, disabilità, genderismo, accettazione... tutto calibrato al bilancino e scientificamente dosato per non urtare la sensibilità di nessuno, in modo da intercettare il massimo consenso popolare possibile ed arrivare da grande favorito ai prossimi Oscar. Un film buono per tutte le stagioni, per tutte le età e per tutti i gusti, spacciato per innovazione creativa...

Tutto legittimo, per carità. Ma che palle...   

8 commenti:

  1. ... infatti mi chiedevo come mai hai aspettato così tanto per scrivere di questo film! :)
    per quanto mi riguarda, che dire: non sarà un commento propriamente cinefilo ma io mi sono divertita parecchio!!

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    1. se il film fosse durato un'ora meno probabilmente mi sarei divertito anch'io (Fermo restando il mio pensiero verso l'operazione in sé) ma 140 minuti di questa roba mi sono pardi davvero troppi...

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  2. Però scusami ma a sentirmi dare della lobotomizzata mi offendo un po'; capisco che il film ti abbia dato fastidio ma di solito le tue critiche sono molto più misurate e "centrate", soprattutto non sminuiscono chi invece ha apprezzato il film.
    Ciò detto, personalmente ho odiato moltissimo il claim di "film definitivo sul multiverso", che ha ridotto un film originale e fantasioso a cretinata legata a doppio filo ai cinecomics (cosa che il film dei Daniels non è) e alienandogli una buona fetta di pubblico, soprattutto in Italia. Come sai, io l'ho adorato e mi sono fatta coinvolgere dall'inizio alla fine, in primis dalle imperfezioni dei personaggi e poi dal delirio di due registi e sceneggiatori che, dai tempi di Swiss Army Man, non si sottraggono al cattivo gusto per raccontare la natura prosaica e stupida della vita e, allo stesso tempo, ne sottolineano anche gli sprazzi poetici e commoventi.

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    1. Erica, se ti sei sentita offesa da quello che ho scritto non posso che chiederti scusa... è evidente che non era mia intenzione farlo ma è anche evidente che forse ho sbagliato qualcosa nel comunicare il mio pensiero. Ho parlato di "lobotomizzazione" riferendomi a una precisa massa (enorme) di pubblico (in particolar modo quello americano) che si è riversata in sala per vedere un film costruito su misura: non c'è niente di personale verso di te e verso coloro cui il film è piaciuto, ma trovo evidente, permettimi, che il grande successo (in America) di questo film è dovuto al fatto che è stato cucito su misura per un certo target (che è legittimo, ci mancherebbe) che apprezza in questo film tutti i luoghi comuni sull'inclusività.
      Poi, entrando nel merito del film, non posso certo essere d'accordo sul fatto che sia "originale e fantasioso" in quanto, come detto, mette dentro tutti i cliché possibili immaginabili del politicamente corretto e lo fa con una struttura che i film Disney praticano da almeno sessant'anni a questa parte... e poi, scusami, davvero credi che senza tutti i "Multiversi" che abbiamo conosciuto in questi anni questo film si sarebbe potuto fare? Io personalmente non ci credo. Eppoi, scusami, se questo film ha fatto sfracelli in America ed è stato (quasi) ignorato in Europa, un motivo dovrà pure esserci!

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  3. Ammappa che legnata! Confesso, sei il primo che ne parla così male...A Bologna è uscito poco e male, da un lato ero curiosa, dall'altro temevo la sola.A questo punto mi sa che ormai aspetterò il passaggio in streaming...

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    1. Non mi pare di averlo stroncato così tanto... certo non posso dire sia tra i miei film preferiti ma ho scritto che in certi punti mi è pure piaciuto... in Italia nessun distributore ci ha creduto particolarmente (e certo la decisione di lasciare il titolo in inglese non ha favorito il pubblico) però mi piacerebbe che tu lo vedessi (al cinema o in piattaforma) per uno scambio di opinioni. Ci si risente!

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  4. L'ho visto finalmente, e come sai non capisco molto di premi e di Oscar quindi non mi pronuncio. Però posso dire che è un film molto divertente e ben fatto, che ti fa passare due ore di relax. Io non ci vedo tutta questa ipocrisia che dici te, ma certo ognuno lo può inerpretare a modo suo. A me, senza pregiudizi politici, devo dire che è piacuto. Ma sono gusti.
    Buona serata!
    Mauro

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    1. Ci mancherebbe, Mauro. Io non dico sia ipocrita, ma paraculo sì... che sia divertente anche, ma non lo vedo assolutamente come gilm-eventi da meritare, come sembra, una caterva di Oscar...

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